Neanche un mesetto fa, Tunué ha lanciato i suoi nuovi titoli, tra i quali troviamo il particolare e ben curato Demone Dentro del romano Mattia Iacono. Dopo aver letto il fumetto ho incontrato Mattia in un pomeriggio di quiete romana e abbiamo scambiato quattro chiacchiere sul suo primogenito.

È un caldo pomeriggio di fine maggio. Le strade di Roma sono quasi deserte e si può passeggiare tranquillamente. In un piccolo bar della zona Ostiense ho incontrato Mattia Iacono. Io e Mattia siamo amici da tempo, “un po’ per caso”, ma questa volta il nostro incontro ha uno scopo diverso. Pochi giorni prima Mattia ha esordito come autore con la graphic novel Demone Dentro per la casa editrice Tunué

Classe ’90, Roma. Mattia ama il disegno e la musica fin da tenera età. Nella vita avrà un solo scopo, unire queste due passioni per farne un mestiere. Finite le scuole superiori si iscrive alla Scuola Internazionale di Comics e si diploma in Illustrazione conseguendo un master in Colorazione Digitale. È cover artist per l’etichetta discografica milanese Maciste Dischi e ha lavorato come colorista per alcune copertine IDW (G.I.Joe / Teenage Mutant Ninja Turtles). Fa parte dello studio di fumettisti Baby Ruth, inaugurato proprio un mesetto fa nella capitale.

Demone Dentro è la prima graphic novel di Mattia. La novel si contraddistingue immediatamente per essere anticonvenzionale e molto particolare, dallo stile di disegno passando per le linee di trama.

Demone Dentro è una storia “semplice”, una storia come tante e che coinvolge, in modo diverso, chiunque la legga. Potremmo definirlo un gioco di scatole cinesi destinato a non finire mai, ma a ripetersi continuamente.

Mattia Iacono affronta tematiche che a lui piace definire semplici, perché rappresentano sentimenti ed emozioni che possiamo incontrare tutti i giorni nella nostra vita e in quella di chi ci sta intorno.

Frustrazioni nel lavoro, nello studio. Desideri di una vita differente. Ambizioni troppo alte per un coraggio meno prepotente. Disillusioni, tristezza e amarezza consumate dall’alienante routine.

Stile pulito e semplice, a tratti bizzarro e dalla colorazione pastello

Stile pulito e semplice, a tratti bizzarro e dalla colorazione pastello, Demone Dentro si presenta come un viaggio nel proprio io. Un viaggio che inizia prima ancora della partenza, cioè dalla consapevolezza, da parte dei due protagonisti Wantoo e Ulisse, di dover affrontare questo viaggio alla ricerca dei propri demoni. Il primo, proprietario di un cantiere navale con un matrimonio da rimettere in piedi; il secondo un semplice impiegato perennemente schiacciato dal lavoro, dai colleghi e dalla sua stessa introversione.

Due personaggi totalmente differenti, ma che si ritroveranno sullo stesso cammino: quello della rinascita. Un piccolo libro e una bancarella misteriosa. Un viaggio che avrà degli sviluppi inaspettati e introspettivi. Un intreccio che ricorda le grandi visioni dei registi sperimentali come David Lynch, ma che si concretizza con uno degli aspetti più feroci della società di oggi: la solitudine. demone dentro

Demone Dentro è il classico viaggio dell’eroe di Vogler che prende in prestito gli elementi tipici della fiaba di Propp, senza dimenticare l’epico, svecchiato dallo stile grottesco, ma simpatico, del giovane artista romano.

Io e Mattia ci sediamo ai tavolini di un bar piuttosto tranquillo. Sembra di stare in uno di quei bistrot con i tavoli rivolti verso la strada di Parigi, ma di fronte a noi abbiamo solo le strade pigre di via Gabrielo Chiabrera.

Aspettando le nostre ordinazioni, Mattia si fa una sigaretta e mi chiede gentilmente se, durante l’intervista, può completare alcune commissioni. Per me nessun problema, e mi appresto a preparare microfono e tirare fuori l’immancabile taccuino. Vorrei chiedergliene una, ma poi mi freno. Basta Gabriella, non avevi deciso di smettere?

Aspettiamo ancora qualche secondo, prima di incominciare con le sfilza di domande che ho preparato per lui.

 

 

Chi è Mattia Iacono?

Cominciamo con le domande difficili. Allora, parlo in prima persona che in terza non mi va. Sono un illustratore con la passione del disegno da sempre. Disegnavo tantissimo quando ero piccolo. Musica e disegno sono sempre state le mie passioni; infatti, adesso l’obiettivo è continuare a fare libri di questo tipo e copertine per dischi, cosa che, fortunatamente, già accade. Finito il liceo ho deciso di provare a intraprendere questa strada. Diplomato alla Comics in Illustrazione e master in Colorazione Digitale. Poi un giorno ho deciso di provare a fare un libro e così è stato.

 

Entriamo subito nel vivo, ma con una domanda semplice: che cos’è Demone Dentro e cosa rappresenta per te?

Demone Dentro per me è una metafora, un sentimento trasformato in metafora che poi, automaticamente, è stato trasformato in storia. Una metafora che si maschera da storia. Non c’è un momento preciso nel quale ho detto “questo è Demone Dentro”. No, diciamo che è stata un’esigenza che piano piano ha preso forma. L’unico momento che posso specificare è quando ho detto “questa è la mia storia, questa è la storia che voglio raccontare”.

 

Demone Dentro

 

Quindi sia ciò che rappresenta per te e ciò che rappresenta in sé per sé è la stessa cosa?

È stato quello l’intento. Far combaciare le due cose. Rendere reale e concreto quello che sentivo e volevo raccontare, che poi è stata la parte più difficile; trovare il modo di poter raccontare quella “cosa”, in questo caso un sentimento e uno stato d’animo. Il resto è venuto da solo. C’è un ragionamento dietro, ma è stata più un’evoluzione di tratti e parole che poi si sono concretizzati in Demone Dentro.

 

Demone Dentro non è solo un traguardo per te ma è anche la storia di un viaggio, ma prima di questo viaggio che i protagonisti, Ulisse e Wantoo, devono affrontare, c’è la consapevolezza del dover affrontare il viaggio. La consapevolezza di avere un problema. Quando per te è arrivata la consapevolezza di volere, o dovere, raccontare questa storia?

Il mio viaggio è stato quasi un parallelo con lo stesso viaggio che hanno fatto gli stessi personaggi. Wantoo, per esempio, non è stato creato a tavolino. Era un personaggio che aveva delle forme, questa barba increspata, questi baffi e quell’espressione cupa. Era un personaggio che tornava spesso. Non importa se dovevo fare uno schizzo o il concept per qualche lavoro, usciva sempre fuori. C’era sempre la settimana, il periodo, in cui Wantoo usciva fuori. Infatti, e questo lo dico a te per prima, doveva essere solo lui il protagonista del libro, poi è nato Ulisse per altri motivi. Questa sorta di viaggio che loro intraprendono, è anche quello che ho intrapreso io per arrivare a una conclusione.

Io sono dell’idea che per raccontare una storia, anche come questa metaforica, deve essere comunque qualcosa che devi aver vissuto per poterla raccontare in maniera più pura.

La consapevolezza del viaggio, cioè di fare questo libro, è arrivata quando da una parte avevo l’esigenza, e la voglia, di raccontare e fare qualcosa di mio; dall’altra parte c’era una parte di me che diceva “si, tu vuoi raccontare qualcosa, ma prima di raccontà una storia da zero, tu hai un tuo bagaglio che senti che sta spingendo”. È stato un mettere gli strumenti tecnici che avevo appreso a totale disposizione di quello che volevo raccontare.

 

demone dentro

 

La scatola e la chiave. Parafrasando un po’ David Lynch, c’è molto di quel visionario tipico di chi fa vedere qualcosa ma in quel momento sta parlando, e in questo caso c’è viaggio, ci sono le ombre piccole e striscianti e c’è la caverna, simbolo per antonomasia con Platone di metafora. Che cos’è davvero la caverna?

La caverna, a parte quella fisica che si vedrà, è quel posto umido, buio dentro il quale i personaggi si rifugiano perché, in realtà, è quello che c’è fuori che li spaventa. Solo che poi, quello che c’è fuori, si riversa dentro. Diventa un circolo. Il significato della caverna si sente proprio perché volevo farlo sentire. È quello che facciamo tutti nei momenti più difficili e bui, ci cerchiamo un posto sicuro, anche se umido e buio, ma sai che lì non verrà nessuno, nessuno ti può far male; quando poi sei tu il primo che si fa male da solo.

 

Un elemento che colpisce nei personaggi è il loro essere apparentemente diversi, sia per età che per stile di vita, lavoro, ma al tempo stesso simili. Tu hai detto che Wantoo è nato per caso, mentre Ulisse no. A maggior ragione, è stata voluta questa caratterizzazione di renderli diversi come a voler sottolineare maggiormente che sentimenti di quel tipo possono colpire qualsiasi persona?

L’esigenza di aggiungere un personaggio come Ulisse è stata proprio lì. Io adoro i grandi fumetti, vedi Pazienza, che si raccontavano. Utilizzavano un artificio come può essere il fumetto per raccontarsi. Zanardi non è altro che Andrea Pazienza. È un modo molto naturale e sincero di raccontare qualcosa. Sei il primo a metterti nei panni di quello che stai raccontando.

Questi miei personaggi, si sono io, ma c’è anche molto delle persone che ho intorno. Ai miei occhi tutti abbiamo i nostri demoni, ma tutti abbiamo le capacità, non dico per sconfiggerli, ma di provare a farlo,  e avere ben chiaro con che demone abbiamo a che fare. I demoni di cui parlo, le paure di cui ho provato a parlare, non sono le grandi paure ma sono cose molto più comuni. Io uso questo termine, sbagliando probabilmente, che è semplice. Sono paure “semplici”.

 

Complimenti per come sei riuscito a trattare sentimenti come la solitudine, la frustrazione, la depressione. Sei riuscito a essere molto simbolico e, senza troppe parole, a rappresentare quello stato di chiusura interiore, come se fossimo all’interno di una resistente bolla invisibile, che è difficile riuscire a comunicare anche nella vita reale. Da cosa deriva questo tipo di sensibilità, o meglio, da dove deriva questo tipo di mondo: esperienza diretta o indiretta o altro?

Non è un caso. E si, è un’opera di fantasia. Non volevo fare un saggio su quelle tematiche. Io volevo raccontare una storia che come base avesse quelle tematiche perché erano le tematiche che mi premevano, le sentivo più mie indipendentemente da se sono riuscito a sconfiggere i demoni. Adesso lo farei sicuramente in maniera diversa.

 

demone dentro

 

La cosa divertente è stato che Ulisse e Wantoo non dovevo essere io. Dovevano essere personaggi completamente estranei da quello che potevo essere io dal mio quotidiano. Solo che arrivato alla fine, quando l’ho riletto tutto, ho detto “cacchio, so io!”. Non è autobiografico, però io per primo ho visto dei comportamenti, dei modi, e anche delle parole che sono mie.

Penso sia logico, se scrivi una cosa del genere,per quanto un personaggio possa essere completamente diverso da te, qualcosa di tuo c’è sempre. È logico che c’erano dei sentimenti che conoscevo e che erano propri dei personaggi. Non immaginavo ci fosse così tanto di mio. E la cosa che mi ha fatto ancora più pensare è che la gente che mi conosce e ha letto il libro, mi ha detto “certe volte è fastidioso, sembra che ci sia tu a leggere con me”.

 

Significativo è vedere come Ulisse e Wantoo, improvvisamente, si scambiano le parti. Se all’inizio è Ulisse a quello essere più timoroso e insicuro, per poi venir preso per mano da Wantoo e aiutato a continuare quel cammino, alla fine del tuo fumetto è Wantoo che ha bisogno proprio di quella mano. Come mai questi due personaggi hanno questo tipo di ruoli? È stata una scelta del caso o meditata?

È stato voluto il ruolo di entrambi e il capovolgimento. Ulisse è uno schiacciato dal lavoro, dalla sua vita. Sta sempre zitto, ha quel rapporto con gli altri. Poi sull’isola Ulisse chiacchiera, ma chiacchiera proprio tanto, s’accolla! Ed è proprio perché in una situazione come quella lui si trova davanti una persona più grande di lui, con più esperienza alle spalle e quasi paterna. Diciamo che Ulisse in quel momento sente una complicità con un’altra persona che è quasi completamente diversa da lui, però in quel momento si dice “ci sono altri come me”.

E la stessa cosa è per Wantoo. Wantoo è molto più sicuro di lui, fossilizzato. Ha sentimenti molto più incastrati e arrugginiti, anche perché stanno lì da un sacco di tempo. In un certo modo Wantoo sta lì su quell’isola perché sa che ha un problema, ma quasi gli da fastidio. Non ci vorrebbe stare. Il capovolgimento c’è, ed è necessario per sottolineare quanto quando, spesso e volentieri, anche un aiuto esterno può cambiare tutto. Saper ascoltare può essere fondamentale. Siamo esseri che nascono e muoiono da soli, ma nel mezzo ci sono tante persone.

 

I tuoi demoni hanno sempre delle facce amichevoli, perché? È il tuo modo per sdrammatizzarli o per far capire come sia facile diventare amico dei propri demoni fino a venirne totalmente inglobati?

A me capita spesso e volentieri di avere un atteggiamento particolare nei confronti degli amici o dei parenti. Se stiamo facendo un discorso e io sono convinto di aver ragione, ho ragione io. Non ci sono altre soluzione. Poi, però, ci rifletto a mente lucida e mi dico “ma sono davvero sicuro di aver ragione io?”. Magari questo tutto dettato da qualche turba particolare, qualche ansia, ma fondamentalmente se stai sbagliando tu e non te ne rendi conto, è un modo come un altro per dire “io ho questo demonetto che sta sulla spalla”. Allora o fai finta di non vederlo, o a un certo punto diventa tuo e non te ne rendi conto. Lo accetti.

demone dentro

Quando faccio un’illustrazione di un mostro in mezzo ai palazzi, quel mostro è carino, ti viene voglia di abbracciarlo. Però, perché stai vedendo quel mostro? Il problema vero sta dentro di noi. Apparentemente noi riversiamo le nostre ansie sugli altri, convinti che siano gli altri a sbagliare, ma poi ci rendiamo conto che siamo noi. Questo è quello che succede a Wantoo.

C’è una tavola che lo spiega benissimo, ed è la base di tutti i suoi problemi. Se tu non impari a combattere o gestire i demoni, non ne va a discapito solo tuo ma anche a chi ti sta intorno.

 

Tunè a parte, so che hai appena inaugurato un bellissimo studio di illustrazioni con altre persone, Baby Ruth. Poche parole per far capire agli amici di Lega Nerd chi siete e cosa fate.

Baby Ruth è un gruppo di fumettisti che si conoscono da un po’ di tempo,alcuni un po’ più di altri. È formato da me, Michele Bandini, Fabrizio des Dorides, Bruno Letizia, Annapaola Martello, Andrea Olimpieri, Sara Pichelli, Paolo Villanelli e Laila. Prima esisteva un altro studio che non aveva un nome ben preciso, poi hanno deciso di allargarsi e hanno preso me e un altro paio di persone. E adesso, ripetendomi, siamo un gruppo di persone che ognuno ha lavoro diversi ma lo “facciamo tutti insieme”. Ci supportiamo, e sopportiamo, tutti insieme. Per me è un continuo confronto vero e oggettivo. Per adesso non ci sono progetti di gruppo, a parte qualche mostra ed evento. In futuro si vedrà. Ci saranno cose, ma poi vedremo!

 

E il futuro per Mattia Iacono?

Ci saranno altri progetti in diversi campi, sia in quello della colorazione, sia in quello dell’illustrazione. Per quanto riguarda la graphic novel, ovviamente  spero ci saranno altri lavori. L’intenzione è quella di continuare per sempre, poi vediamo come và. Arriverà anche un secondo, non seguito eh.

 

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La fantasia di Mattia porta il lettore in un mondo metafisico, dove i demoni prendono concretezza.

La fantasia di Mattia porta il lettore in un mondo metafisico, dove i demoni prendono concretezza. Simpatici, colorati ma, al tempo stesso, ingannevoli.

Le tavole sono ben distribuite tra un gioco di passato e presente, realtà e finzione. Un ritmo dosato, ma che sa trasportare arrivando fino alla fine, in cui il cerchio sembra chiudersi. Il messaggio è chiaro e semplice, esattamente come piace a Mattia.

Dalle parole dell’autore stesso possiamo facilmente comprendere come tutti, in qualsiasi cosa facciamo, attingiamo dalla nostra stessa esperienza, non sempre rosea. Per poter superare gli ostacoli, però, a volte basta davvero poco, come saper ascoltare.

Demone Dentro non è solo una meravigliosa graphic novel pronta ad arricchire il nostro panorama nazionale di giovani promesse, ma anche una parentesi di riflessione per capire noi stessi e chi ci sta intorno.