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Il ragazzo che catturò il vento

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William Kamkwamba aveva 14 anni quando cambiò la vita del proprio villaggio in Malawi costruendo un mulino a vento con pezzi trovati in discarica.

Come solo un veronerd™ saprebbe fare, questo ragazzo ha letto un libro, ha osservato la realtà che lo circondava e, grazie al suo ingegno e alla sua voglia di fare, l’ha modificata con quello che aveva appreso. In poco tempo la storia di William ha fatto il giro del mondo e l’ha reso celebre come “MacGyver” d’Africa.

Prima, però, una breve introduzione che contiene alcuni elementi importanti per la storia di William.

 

 

 

Le condizioni del Malawi

Il Malawi è uno stato dell’Africa Orientale con delle condizioni economiche molto modeste e uno sviluppo sociale basso. Circa tre quarti della popolazione vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno.

Il Malawi è uno dei paesi più poveri della Terra.

L’economia del Malawi è basata sull’agricoltura e le esportazioni di tabacco, tè e zucchero. Il Malawi vanta anche una notevole produzione di grano, utilizzato per il sostentamento della popolazione locale.

La Rift Valley attraversa da Nord a Sud il paese, rendendo il suo territorio prevalentemente montuoso e quindi molto esposto ai venti.

Nel 2002 il governo si preparava ad affrontare la peggiore crisi di cibo che il Malawi avesse mai visto

Era il 2002 e a febbraio il governo del Malawi annunciava che era in corso un crisi di cibo, la peggiore mai affrontata fino ad allora. Il raccolto era stato pessimo, le precipitazioni o erano state troppe in una regione o troppo poche in un’altra.

1947262_origLe vendite internazionali del principale prodotto di esportazione del Malawi, il tabacco, erano diminuite. Tutte queste, però, erano solamente le classiche gocce che avevano fatto traboccare il vaso.

Il governo aveva istituito un’Agenzia Nazionale per la Riserva Alimentare (NFRA) per gestire le riserve strategiche di grano in caso di necessità. La NFRA, il cui consiglio di amministrazione era nominato dal governo, gestiva non solo la riserva nazionale, ma anche le importazioni e le esportazioni di grano.

Nel 2001, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) “raccomandò” al governo di vendere le abbondati riserve di grano dell’anno precedente così da poter estinguere il debito richiesto per comprare 165.000 tonnellate di mais nel periodo di carestia precedente.

Secondo il FMI sembrava poco utile mantenere una tale riserva di mais (che nel frattempo stava marcendo). La NFRA seguì il consiglio del FMI e vendette la maggior parte delle sue riserve al Kenya e al Mozambico, diminuendo così la riserva da 165.000 tonnellate a 60.000. Da tempo, poi, il governo vendeva a prezzi irrisori risorse di mais a privati (quasi tutti con legami in politica) e questi ultimi specularono sul prezzo quando arrivava il momento di venderlo.

 

 

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Anni e anni di agricoltura disorganizzata e irrazionale avevano causato l’impoverimento del suolo

L’Aids, poi, aveva devastato la popolazione demografica, togliendo così un numero inestimabile di braccia ai campi. Lo Stato aveva anche pensato di procedere con una liberalizzazione dei prezzi dei fertilizzanti e dei prodotti agricoli, togliendo ogni forma di sussidio ai contadini. Di conseguenza, la maggior parte della popolazione si era vista privata delle distribuzioni di attrezzi e sementi. Quando scoppiò la carestia le risorse di grano non bastarono a soddisfare il fabbisogno della popolazione.

Il governo cominciò ad importare mais proveniente dai paesi vicini e dall’estero, ma per via di strade congestionate o deviate, mezzi di trasporto inefficienti e porti sovraffollati, gli aiuti alimentari tardavano ad arrivare. Inoltre, alcuni paesi tendevano a diffidare del governo del Malawi per via della corruzione che sembrava aleggiargli intorno e non vedevano di buon occhio il coinvolgimento del FMI.

 

 

 

La storia di William

WKSi può dunque ben comprendere perché nel 2002 il protagonista di questa storia si è visto costretto ad abbandonare gli studi in quanto la sua famiglia non poteva permettersi di pagare le tasse (circa 80 $ all’anno).

Nel 2002 William è costretto ad abbandonare gli studi.

Il futuro doveva essergli sembrato molto nebuloso visto dall’appezzamento di terreno dei genitori nel villaggio di Masitala, centro del Malawi. Ma la sua non è l’ennesima storia del potenziale africano stroncato dalla povertà. Il ragazzo aveva un sogno: portare elettricità e acqua potabile nel proprio villaggio, ma non aveva intenzione di aspettare che i politici o le associazioni umanitarie lo facessero al posto suo.

Il bisogno di agire era incalzante all’epoca, la piaga che aveva colpito il paese, oltre ad aver portato via migliaia di persone, lasciò la famiglia di William sull’orlo della disperazione e della fame. Impossibilitato ad andare a scuola, William ha continuato il proprio percorso di studi da autodidatta nella biblioteca del villaggio.

Affascinato dalle scienze, la sua vita è cambiata quando un giorno prese in mano un libro sgualcito e vide la raffigurazione di un mulino. Si trattava di un manuale di terza media, intitolato Usare l’energia.

Aprì il libro e cominciò a leggere.

Mi piace immaginare che quando ha visto quel disegno del mulino a vento si sia picchiato leggermente la fronte e abbia gridato “Eureka!” in lingua chichewa.

Mi sono incuriosito quando ho visto che il mulino poteva produrre elettricità e pompare acqua. Ho pensato che quello potrebbe essere una difesa contro la fame, ho pensato di costruirne uno io stesso.

 

 

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Il suo villaggio credeva che William fosse diventato pazzo

Ha cominciato così a lavorare al progetto alla luce fumosa della lampade a paraffina di notte, perché di giorno era impegnato ad aiutare la famiglia a coltivare i campi di mais. Ma il suo progetto incontrò lo sguardo ostile della comunità di circa 200 persone che abitavano in quel villaggio.

Molti, inclusa la madre, pensavano che fosse pazzo. Non avevano mai visto un mulino a vento prima di allora. Le persone perplesse nel vedere il giovane rovistare tra la spazzatura pensavano che fumasse marijuana, così William disse loro che stava facendo qualcosa per juju (magia).

William costruì una turbina mettendo insieme dei pezzi di bicicletta, una ventola a pala da trattore, un vecchio ammortizzatore e modellò delle pale per il mulino da tubi di plastica, appiattiti dopo essere stati tenuti sopra il fuoco. A lavoro finito, l’opera folle di questo scienziato pazzo aveva l’altezza di 5 metri e l’aspetto di una torre di legno in Eucalipto, che ciondolava nella brezza di Masitala.

 

 

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William lasciò a bocca aperta la comunità quando si arrampicò sul mulino e attaccò una luce della macchina alla turbina.

Non appena le pale iniziarono a girare per il vento, la lucina prese vita e la folla sottostante andò in visibilio.

Molto presto la stregoneria da 12 watt del giovane mago incominciò a produrre elettricità per la casa in fango della famiglia. Le vetuste lampade a paraffina andarono in pensione, sostituite dalle moderne lampadine e da un interruttore per la corrente, costruito con chiodi e magneti da una vecchia cassa per lo stereo e un interruttore per la luce fatto di raggi di bicicletta e gomma presa dalle infradito.

Il mulino a vento è stato poi innalzato a 12 metri per prendere meglio il vento sopra gli alberi.

Ci ho provato e ci sono riuscito.

Non passò molto tempo prima che i vicini incominciassero a fare la coda per caricare i cellulari a casa di William.

Siccome la fama dei suoi progetti di energia rinnovabile si espanse di bocca in bocca per tutta l’Africa, William venne invitato a metà del 2007 alla prestigiosa conferenza Technology Entertainment Design ad Arusha, in Tanzania.

Sul palco il nativo chichewa ha raccontato la sua storia in un inglese stentato, ma venne premiato per il suo ingegno ricevendo una standing ovation da parte dei presenti.

 

 

Non pago, il giovane africano installò una pompa meccanica alimentata a energia solare, donatagli da un benefattore, sopra un pozzo, creando così la prima fonte di acqua potabile nell’intera regione nella quale si trova il suo villaggio.

William, poi, ha “aggiornato” il suo mulino a vento originale passando a 48-volt e l’ha anche ancorato nel calcestruzzo dopo che la base in legno era stata masticata via dalle termiti. Fatto questo, ha costruito “Green Machine”, un nuovo mulino a vento usato come pompa d’acqua per irrigare i campi della sua famiglia.

In poco tempo, molti visitatori sono venuti per ammirare il prodigio del ragazzo, magetsi a mphepo – il “vento elettrico”.

 

Era una luce gloriosa ed era assolutamente mia! Alzai le braccia al cielo e urlai di gioia. Ho cominciato a ridere così forte che mi vennero le vertigini. Stando a penzoloni attaccato con un braccio e con la lampadina luminosa in mano, guardai giù verso gli altri – ora con gli occhi spalancati per incredulità.

«Vento elettrico!» Gridai. «Vi avevo detto che non ero pazzo!»

Uno dopo l’altro, la folla di sotto incominciò ad applaudire. Alzarono anche loro le braccia in aria, tra applausi e grida,

«Wachitabwina! Ben fatto!»
«Ce l’hai fatta, William!»
«Noi abbiamo dubitato di te, ma guarda ora!»

 

 

 

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