Con rischi indicibili, e traversie innumerevoli, ho superato la strada per raggiungere il castello oltre la città di Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito.
Dopo il precedente post dedicato ad Howard the Duck torno a parare di una delle pellicole che più hanno segnato la mia infanzia.
Questa volta è il turno di Labyrinth (in Italia Labyrinth – dove tutto è possibile) film del 1986 diretto da Jim Henson (si, quel Jim Henson) su soggetto dello stesso e di Dennis Lee, e sceneggiatura di Terry – Monty Phiton – Jones.
Pur traendo parziale ispirazione da Alice in Wonderland e Il mago di Oz Labyrinth è uno di quei film che si colloca come un vero precursore all’intero della storia del cinema.
La visionaria costruzione del regno dei Goblin è stata fonte di ispirazione per successivi registi e sono convinto che pellicole come “il labirinto del Fauno” non avrebbero visto la luce senza il precedente lavoro di Henson e soci.
Ho sovvertito l’ordine del tempo… ho messo sottosopra il mondo intero e tutto questo l’ho fatto per te… non ti sembra abbastanza generoso?
La peculiarità della pellicola è data dal fatto che i cast è composto prevalentemente da marionette, e ciò non deve sorprendere visto che il regista è il creatore dei celebri Muppets, ma Labyrinth non è il primo esperimento di Henson in questo senso.
Quattro anni prima il regista assieme al suo amico di sempre Frank Oz (uno dei più celebri marionettisti del cinema cui va il merito di aver animato il Maestro Yoda oltre che aver recitato in moltissime pellicole e aver diretto celebri commedie) aveva diretto The Dark Crystal, pellicola fantasy interamente realizzata con l’impiego di marionette e pupazzi.
Purtroppo questo film non ebbe il riscontro aspettato, circostanza che spinse l’autore a preferire l’interazione tra uomini e pupazzi per il successivo lavoro.
Nacque così un progetto più complesso del precedente: per cercare di contenere toni dark del design delle creature opera di Brian Froud la produzione suggerì oltre a un sensibile cambio estetico, anche l’avvicinamento di alcuni personaggi più soft.
Venne introdotto il personaggio del nano Gogol (Hoggle nella versione originale) e soprattutto l’idea di coinvolgere un’icona glam rock che, oltre a dare un notevole contributo recitativo, potesse anche consentire dei sipari musicali tra una scena e l’altra. Altro coinvolgimento illustre fu quello di George Lucas in qualità di produttore esecutivo con la Lucasfilm.
Il progetto mutò quindi sensibilmente perché venne coinvolto David Bowie in veste di antagonista ufficiale del film nonché di autore di cinque brani della colonna sonora.
Il risultato finale a mio parere è qualcosa di davvero unico e ad oggi ancora insuperabile.
La scelta della protagonista cadde su una giovanissima Jennifer Connelly, da poco reduce dalle riprese di Phenomena di Dario Argento e con all’attivo già altre pellicole.
Prima di lei vennero provinate moltissime ragazze fra cui alcuni celebri e allora giovanissimi volti di Hollywood come Helena Bonham Carter, Yasmine Bleeth, Sarah Jessica Parker e Marisa Tomei.
Alla fine Henson volle la Conelly perchè a suo parere era in grado di rappresentare sia l’innocenza di una bambina che la sensualità di una ragazza (e probabilmente non aveva tutti i torti).
Desidero proprio che gli gnomi ti portino via… all’istante!
La trama non è altro che una riflessione sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
La quindicenne Sarah (Jennifer Conelly) sogna di poter diventare un’attrice famosa al pari di sua madre.
Purtroppo si trova a dover accudire il figlio che suo padre ha avuto da un’altra donna.
La ragazza non accetta la situazione e per fuggire dalla realtà si rifugia costantemente in un mondo di fantasia circondata dai giocattoli e dai libri di favole della sua infanzia.
Trovandosi per l’ennesima volta a fare da baby sitter al fratellastro Toby ha la malcapitata idea di raccontandogli la fiaba del suo libro preferito, Labyrinth, e all’esclamazione della frase “Spero proprio che gli gnomi ti portino via, all’istante” il bambino viene rapito da delle creature bizzarre.
Sarah non fa nemmeno in tempo a comprendere quanto accaduto che le appare dinanzi Jareth (David Bowie) il Re dei Goblin che le rivela di aver rapito il bambino come da lei chiesto portandole in cambio una piccola sfera di cristallo che racchiude i sogni della ragazza.
Sarah rifiuta il dono e pretende il bambino indietro, ma Jareth la porta nel regno dei Goblin dicendole che se vuole rivedere suo fratello dovrà attraversare il labirinto che costeggia il suo castello entro 13 ore altrimenti il bambino diventerà uno gnomo.
Inizia così il viaggio di Sarah attraverso questo onirico regno popolato da personaggi fantastici che si scopriranno essere già presenti nella fantasia della ragazza.
Oltre al nano Gogol ad offrire aiuto alla protagonista troviamo Sir Didymus, uno yorkshire antropomorfo che giunge a cavallo di Lancillotto, il vero bobtail di Sarah, e Bubo, un gentile bestione salvato da alcuni scagnozzi di Jareth.
Il viaggio verso il castello del Re dei Goblin passa attraverso i claustrofobici corridoi del labirinto disseminato di inquietanti trappole (stupendo e suggestivo il pozzo popolato da mani parlanti) luoghi pittoreschi (la gora dell’eterno fetore) e popolato da personaggi sempre più bizzarri.
Non hai nessun potere su di me…
Raggiunto finalmente Jareth, Sarah dovrà prendere coscienza del fatto che tutto ciò a cui ha assistito non è altro che frutto della sua fantasia e vedendo scoparire il Re dei Goblin davanti a se verrà riportata a casa propria assieme a suo fratello.
L’epilogo dell’avventura dà proprio il senso della crescita e del passaggio all’età adulta.
Sarah è seduta davanti allo specchio di camera sua intenta a disfarsi di tutti i suoi giocattoli (tra cui spiccano le riproduzioni dei protagonisti del film) quando in riflesso le appaiono Gogol Bubo e gli altri abitanti del labirinto che le spiegano che anche se diventerà adulta saprà sempre dove trovarli.
Non è giusto? Ripeti sempre questa frase… vorrei capire qual è il tuo metro di giustizia!
Nonostante il maniacale impegno e la genialità del lavoro Labyrinth fu un flop al botteghino dell’epoca. Costato oltre 25 milioni di dollari il film in patria riuscì a fruttare il modesto incasso di 12,5 milioni.
La critica non accolse positivamente il film, da un lato troppo fiabesco e dall’altro eccessivamente grottesco e a tratti terrificante. Numerose critiche vennero mosse all’interpretazione di David Bowie e anche il ruolo di Sarah non fu accolto positivamente (secondo il Miami News “Connelly is simply the wrong person for the right job”).
In definitiva l’opera di Henson, ultima pellicola diretta prima della sua morte avvenuta del 1990, non fu capita.
Il film fu accompagnato da una notevole campagna promozionale con merchandising di vario genere tra cui, oltre alla celebre soundtrack, alcuni peluches e due videogame per C64 e NES.
Il primo, realizzato dalla Lucasfilm Games (oggi Lucas Arts), era un’avventura grafica in cui il protagonista andando al cinema per vedere il film veniva letteralmente trasportato all’interno della pellicola e costretto a rivivere l’avventura di Sarah.
Ricordo ancora di aver speso interi pomeriggi cercando di risolvere tutti gli enigmi del videogame, ma solo grazie alla soluzione pubblicata su Zzapp sono riuscito ad arrivare davanti a Jareth.
Il secondo videogioco invece venne realizzato solo ed unicamente per il mercato giapponese (dove ancora oggi Labyrinth è cosiderato un cult movie) e aveva la struttura tipica di un RPG dell’epoca, con i protagonisti super deformed e gli enigmi in stile Legends of Zelda.
Ne venne anche sviluppata una successiva conversione per Commodore che però non arrivò mai in Italia.
Ne 2006 è poi stato realizzato un manga intitolato Return to Labyrinth che racconta gli eventi a distanza di 10 anni da quanto visto nel film.
In definitiva Labyrinth è l’ennesimo caso di un film troppo avanti per poter essere capito dalla critica del periodo.
Gli effetti speciali erano qualcosa di incredibile per i tempi. Il costume di Gogol era un sofisticato animatronics, la maschera del volto venne realizzata impiegando un sistema di servomotori che consentivano agli animatori di comandare le espressioni facciali.
Venne anche impiegata la computergrafica per realizzare la civetta in cui Jarod si man ifesta a Sarah mentre numerosi accorgimenti tecnici furono impiegati per le altre marionette e le complesse scenografie del labirinto ispirate alle opere di Maurits Cornelis Escher.
Dinanzi ad un simile impiego di mezzi è più che naturale che i costi di produzione siano levitati al punto da rendere il film un flop colossale. Ingiustamente inquadrato come una pellicola per bambini il lavoro di Henson racchiudeva temi più maturi e interessanti che la critica che gli spettatori non hanno saputo cogliere.
Per chi non avesse visto il film esiste un’ottima edizione sia in Blu Ray che in DVD corredata da numerosi speciali e featurette facilmente reperibile on-line.
Pubblicato in contemporanea su schermosplendente