“Non ho raccontato neanche la metà di quello che ho fatto e veduto nei miei viaggi, perché sapevo che non sarei stato creduto”.
Questo è quanto si dice che Marco Polo disse mentre era in punto di morte ad amici e parenti che si riunirono al suo capezzale per cercare di convincerlo a dichiarare che quello che aveva scritto nel suo libro erano solo menzogne, così da farlo andare incontro alla morte senza questo peccato. Chiaro che li maledisse tutti.
Quando a scuola studiavamo la Cina, la professoressa ci raccontava sempre dei viaggi di Marco Polo, di come fosse stato il primo europeo a raggiungere la Cina e che fu proprio lui a portare in Europa molte spezie allora sconosciute, la polvere da sparo, gli spaghetti e il segreto del gelato.
Tutto quello che sappiamo di Marco, lo sappiamo dal libro che ha scritto (o meglio, dettato), “Il Milione”, perché, a parte il libro stesso, non ci sono molte altre prove dell’esistenza del famoso esploratore italiano (non molte, sì, ma ci sono, tranquilli).
Facciamo un breve ripasso di storia per gli stolti smemorati.
La vita
Marco Polo è nato a Venezia probabilmente nel 1254 (molti dicono il 15 settembre, ma in realtà non si sa di preciso né la data né il luogo della sua nascita stimata, comunque, tra il 1250 e il 1255) ed è morto sempre a Venezia il 9 gennaio 1324, data del suo testamento.
Pare sia stato un grande mercante e viaggiatore, che ha passato circa 24 anni (secondo altri 17) in viaggio nell’estremo Oriente.
Una volta tornato dal suo lunghissimo viaggio, la sua amata Repubblica Veneziana era in guerra con la rivale Genovese e da vero uomo d’azione si lanciò nel conflitto.
Fu così che dopo essere stato catturato conobbe lo scrittore pisano Rustichello al quale raccontò dei suoi viaggi e delle sue avventure che vennero poi trascritte nel libro “Le Devisement Du Monde”, che oggi conosciamo come “Il Milione”.
Però c’è un però.
Sono nate molte controversie riguardanti il suo viaggio e la sua stessa esistenza. Controversie che mi piacerebbe discutere con voi e, magari, chiarire, parlando di questo fantastico libro.
Controversie
Innanzi tutto, si sa quasi per certo che non fu il primo ad andare nell’estremo Oriente: Venezia era una Repubblica di commercianti e vi giungevano persone da ogni parte del mondo per fare la fortuna col commercio.
È più giusto dire, quindi, che Marco è stato il primo commerciante di cui abbiamo notizia che sia andato in Cina.
Alcuni studiosi ritengono che abbia sì viaggiato fino al Medio Oriente, ma che non si sia spinto oltre, per via della terminologia usata nelle copie più antiche e più vicine all’originale de “Il Milione” (andato perduto).
Molti altri pensano che Marco non abbia fatto il suo viaggio perché, sebbene pare abbia portato il segreto del gelato e gli spaghetti, non li menziona nel suo libro, così come non viene fatta menzione del té, della Grande Muraglia, delle bacchette e delle fasciature dei piedi delle donne.
C’è però da dire che nel libro cita un sacco di piatti tradizionali e altre curiosità e che anche se avesse citato gli spaghetti, questi sarebbero stati di riso o di soia, perché il frumento non veniva coltivato.
Per quanto riguarda la Grande Muraglia cinese (che non si vede dallo spazio comunque) dovremo ricordarci che all’epoca era diroccata, in rovina e meno visibile. Inoltre, nel medioevo era normale vedere le mura attorno alle città o altri territori e il fatto che fosse così lunga importava poco.
Poi c’è da dire che fu Rustichello a scrivere il Milione, quindi magari Marco fece cenno della muraglia e Rustichello per un qualche motivo lo tolse (e questo potrebbe valere anche per le altre cose “non citate”).
Altri ancora, sostengono che il libro contenga troppi dettagli corretti perché non sia stato in Cina. L’unico problema, però, è che l’unica prova di questo viaggio sarebbe il libro stesso.
A Venezia ci sono poche prove su di lui, nonostante diversi edifici che portano un’iscrizione che dice che ha abitato proprio lì.
Esiste una piccola corte chiamata “Corte del Milion” che è il luogo che ha la più alta probabilità di aver ospitato Marco e la sua famiglia. Purtroppo, pare che il palazzo che conteneva le sue case andò distrutto in un terribile incendio nel 1597 e al suo posto, 86 anni dopo, sorgeva il teatro di San Giovanni Grisostomo.
Iscrizione affissa nella Corte De Milion a Venezia.
La Descrizione Di Un Mondo Fantastico
“Le Devisement Du Monde” pare sia stato “abbellito” con aneddoti fantasiosi: infatti sembra che alcuni pezzi, seppur brevi, siano stati presi pari pari dal ciclo arturiano scritto in precedenza da Rustichello.
Non si sa bene se queste aggiunte le abbia fatte Rustichello stesso o qualche amanuense più tardi. È certo però che la copia de “Il Milione” più antica di cui si è a conoscenza è un libello che ha circa la metà delle pagine di quelle dei libri che troviamo dai secoli successivi fino ai giorni nostri.
Quando lo lessi, ormai un anno fa, cominciai a sottolineare e ad appuntarmi le frasi che mi colpirono di più.
Non tanto per la loro grazia o perché erano aneddoti profondi, bensì per la loro stravaganza.
Vedete, una cosa che non ci viene mai detta, quando si parla di questo libro, è che è un ricettacolo di luoghi, fatti, popolazioni e usanze assurdi e poco realistici, mischiati ad informazioni simili storicamente riconosciute o accettabili.
Quindi, a parte le leggende delle varie città o regioni (che non possono essere date per vere solo sulla sua parola), ci sono un sacco di affermazioni che sono quasi sconvolgenti per il loro contenuto e per la naturalezza con le quali sono state scritte (o meglio dettate, in questo caso).
Mi piacerebbe quindi provare ad analizzarle con voi, con chi ne ha voglia, perché le ho trovate molto affascinanti.
Trovo siano interessanti da leggere, quindi ve le riporto qui di seguito.
“Vi dirò che al centro dell’Armenia Grande c’è un altissimo monte sul quale si dice che si sia fermata l’arca di Noè e che è appunto chiamato la Montagna dell’Arca. È così grande che non bastano due giorni per girarvi intorno e la sua cima è coperta di nevi perenni tanto che nessuno può tentarne l’ascesa.”
“Sono questi i briganti che fanno scorrerie nel Reobar e in altre contrade, dopo aver imparato nel Dilivar le arti magiche e diaboliche per oscurare il giorno e far calare le tenebre. I Caraunas adoperano la magia dell’oscurità in modo che i viaggiatori non si avvedano di loro; così possono depredare ogni cosa, prendere gli uomini e poi vendere quelli che non possono pagare il riscatto.
E sappiate che in quelle tenebre fu preso anche messer Marco Polo e corse il rischio di esser fatto prigioniero; ma riuscì a scampare e si rifugiò in un castello che si chiama Canosalmi mentre alcuni suoi compagni furono presi prigionieri e venduti come schiavi; e qualcuno fu anche ucciso.”
“Un tempo esistevano cavalli che discendevano da Bucefalo, il cavallo d’Alessandro; e nascevano tutti con un piccolo corno bianco in fronte come il loro antenato. L’unico padrone di questa razza era uno zio del re che non voleva cedere a nessuno il suo privilegio. Il re allora, non potendo avere quei cavalli, fece uccidere lo zio; e la vedova dell’ucciso per vendicare il marito ordinò che si uccidesse tutta la razza; così è andata perduta.”
[…]
“Su quella sommità l’aria è così pura e l’abitarvi così propizio alla salute che se qualcuno fra gli abitanti della città o delle valli ai piedi del monte è colpito da febbri di qualsiasi specie, basta che vada sulle montagne due o tre giorni e subito torna sano per la straordinaria bontà dell’aria. Messer Marco disse di aver fatto la prova anche lui perché, stando da quelle parti ammalato, fu consigliato di andare sopra quel monte e si ritrovò sano.”
“Vi dirò dunque che quando si cavalca di notte per il deserto accade che qualcuno per un colpo di sonno o per altre ragioni rimanga indietro e resti diviso dai suoi compagni; egli tenta di raggiungerli: e all’improvviso si sente chiamare dagli spiriti come se fossero i suoi compagni: e lo chiamano per nome. Più volte, ingannato dalle voci, si disorienta in modo da non trovare la strada e si perde senza scampo nel deserto: e sono molti i viaggiatori sperduti, morti o scomparsi. […] Veramente sono cose da stupire e fuori da ogni credibilità quelle che fanno gli spiriti in questo deserto.”
“Sono i più sapienti incantatori e i migliori astrologi di tutte le province circostanti e fanno i più diabolici incantesimi e i più prodigiosi a vedersi e a dirsi, tutto per arte del demonio, cose che non possiamo raccontare nel nostro libro perché spaventerebbero la gente.”
“Hanno grandissima quantità di bestiole che fanno il muschio.”
“Nascono in questa provincia i grandi colubri o gran serpenti così smisurati di proporzioni da far restare chiunque senza fiato. Sono orribili a vedersi. E state a sentire come sono grandi e grossi, alcuni sono lunghi dieci passi e grossi come una grossa botte perché misurano di circonferenza dieci spanne. E questi sono i più giganteschi. Hanno sul davanti vicino alla testa due corte gambe senza piedi ma provviste di tre unghioni, due minori e uno grande, simili agli unghioni dei falconi o dei leoni. Hanno testa enorme, occhi più grossi di un grosso pane, la bocca così grande da poter fare di un uomo un solo boccone e denti grossissimi.”
“Si va allora per monti inacessibili e per fitti boschi popolati di elefanti, unicorni e altre belve.”
A mio avviso questi “unicorni” potrebbero essere i rinoceronti asiatici…
“E c’è una strana cosa da ricordare, una razza di galline senza penne, che hanno una specie di pelo simile a quello dei gatti e sono tutte nere.”
Vi dirò un fatto prodigioso che avevo dimenticato. In un castello di quell’isola erano caduti nelle mani dei due baroni alcuni uomini, e poiché non avevano voluto arrendersi erano stati condannati a morte e tutti dovevano essere decapitati. Così fu fatto; ma ad otto di quegli uomini non fu possibile tagliare la testa. Ciò avvenne in virtù di una certa pietra che essi avevano in un braccio tra pelle e carne così che non si vedeva ed era una pietra incantata che finché uno l’aveva su di sé non poteva morire di colpi di ferro. I baroni quando fu detto loro che questi otto non potevano morire di spada li fecero ammazzare a colpi di mazza; ed essi subito morirono. Poi fecero estrarre dal braccio di ognuno la pietra magica e la tennero molto cara.”
“Tutti gli uomini di questa isola hanno la testa come quella di un cane, occhi e denti da cane e somigliano davvero a grossi mastini. Sono gente crudelissima, mangiano uomini, tutti quelli che possono prendere purché non siano dei loro.”
“In questo luogo c’è una cosa prodigiosa. Sappiate che i cristiani che vi vengono in pellegrinaggio prendono un po’ di terra dal luogo dove il santo fu trafitto e portano quella terra nelle loro case: e se uno è malato di quartana o di terzana o d’altra febbre gli danno da bere un pizzico di questa terra disciolta in acqua. Subito che il malato la beve è guarito. E ciò avviene a tutti gli ammalati che prendono un po’ di questa terra. Lo stesso Marco portò con sé di quella terra a Venezia e guarì con essa molte persone. È una terra rossa.”
“Sappiate anche che in quelle isole dove le navi non vanno volentieri per la corrente si trovano, a dire di alcuni, gli uccelli grifoni. Dicono che questi uccelli fanno la loro apparizione solo in certe stagioni dell’anno. Non sono fatti però, come crede la gente dei nostri paesi, e come da noi li fanno raffigurare, per metà uccelli e per metà leoni. Quelli che li hanno visti dicono che per forma somigliano esattamente alle aquile ma sono di grandezza smisurata.
E vi dirò che cosa mi hanno detto quelli che li hanno visti e quello che io stesso ho veduto.
Dicono che il grifone è così grande e vigoroso da poter afferrare un elefante, sollevarlo in aria a grande altezza e lasciarlo poi cadere in terra in modo da mandarlo a pezzi. […] Dicono anche, quelli che lo hanno visto, che ha un’ampiezza d’ali di trenta passi e penne lunghe almeno dodici. La grossezza delle penne è proporzionata alla loro lunghezza.
[…] Ma per tornare all’uccello grifone vi dirò che il messaggero rimasto prigioniero in un’isola portò al Gran Kan una penna delle sue ali, ed io, Marco Polo, la misurai: era lunga novanta dei miei palmi, cosa meravigliosa a vedersi.
[…] Gli abitanti delle isole chiamano l’uccello grifone Ruc.”
Ho tralasciato qualche aneddoto contenuto fra questi capitoli, perché troppo lungo (le leggende di cui vi ho accennato sopra). In caso, se qualcuno fosse interessato, potrei trascriverle nei commenti quando avrò un po’ di tempo.
Intanto sarei curioso di sapere cosa ne pensate di questi…
In caso non abbiate voglia di leggervele tutte, vi lascio con qualche curiosità.
È certo, però, che questo libro sia uno dei più affascinanti che siano mai stati scritti dall’uomo ed è stato scritto (o dettato, se preferite) da uno dei personaggi più ambigui ed interessanti della storia, IMHO.
Curiosità
- A Trebisonda perde gran parte delle sue ricchezze, non si sa bene perché.
- Cristoforo Colombo ha maturato l’idea di raggiungere le Indie grazie alle belle descrizioni dei palazzi coperti d’oro citati nel Milione e fino alla sua morte è rimasto convinto di aver raggiunto il Catai (Cina).
- Le informazioni sulla geografia dell’Estremo Oriente contenute nel Milione hanno contribuito alla compilazione della mappa di Fra Mauro.
- Marco Polo è stato sepolto a San Lorenzo, a Venezia. La sua salma e la sua tomba andarono distrutte dai saccheggi napoleonici.
Fonti
- Marco Polo è andato veramente in Cina? (leggendemetropolitane.net)
- Marco Polo (wikipedia.it)
- Marco Polo (wikipedia.org)
- Corte del Milion (alloggibarbaria.blogspot.it)
- Casa di Marco Polo (alloggibarbaria.blogspot.it)
- La puntata di Super Quark su Marco Polo (youtube.com)