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Gustav Klimt

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Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio. Gustave Klimt

Gustav Klimt

Gustav Klimt, nato nel 14 luglio 1862 a Vienna, è uno dei più grandi esponenti dell’Art Nouveau (Liberty in Italia); prese parte alla Secessione Viennese.

Secessione Viennese

La Secessione Viennese fu un movimento sviluppatosi agli inizi del XX secolo principalmente in Austria e in Germania, formato da un’associazione di artisti, tra cui anche architetti, che si distaccano dagli accademici per raggiungere una propria indipendenza e che esaltano l’idea del Gesamtkunstwerk (Opera d’arte totale) sviluppata da Wagner nel suo Die Kunst und die Revolution (Arte e Rivoluzione), che abbraccia tutte le arti (musica, letteratura, arti figurative) e che si rifà all’arte teatrale greca.

L’Art Nouveau

L’Art Nouveau è un movimento contemporaneo e simile alla Secessione che in Italia prese il nome di Liberty (dal nome dei magazzini inglesi che vendevano oggetti erotici e con forme falliche), influenzato dal decorativismo e dall’arte orientale, in particolare quella bizantina. In musica, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau è Richard Wagner.

Biografia

Gustav Klimt nacque a Vienna, dove frequentò la Scuola di arti e mestieri. Ricavò una certa notorietà lavorando col fratello ed un amico, ricevendo ulteriori commissioni, come decorare l’aula magna dell’Università. Fu uno dei fondatori, nel 1897, della Secessione Viennese, ma la lasciò poi, polemicamente, nel 1906.
La Vienna dell’epoca era una delle capitali europee più raffinate e colte, nonostante la prima guerra mondiale fosse prossima e, come in tutt’Europa, si stesse diffondendo la cultura decadentista. In quel periodo, infatti, si verifica una crisi, dovuta alla caduta degli ideali e valori ritenuti, fino ad allora inoppugnabili (grazie alla scoperta, ad esempio, della relatività del tempo compiuta da Einstein). Frued, con le sue scoperte, risveglia la curiosità degli artisti verso il mondo dell’inconoscio, che sviluppano il Surrealismo, nel quale vanno annoverate le opere di Klimt e l’Art Nouveau.
Klimt nei suoi primi lavori mostra una straordinaria precisione e tecnica, riprendendo elementi del passato e della tradizione soprattutto rinascimentale con nuove tecniche; intorno al 1890 si avvicina al Simbolismo ma è solo nel 1901 che opera, con il quadro Giuditta I, una svolta che lo porterà allo stile del periodo aureo, bidimensionale e influenzato dal linearismo e dal decorativismo bizantino; l’oro, che nei mosaici bizantini rappresentava la luce divina, offre a Klimt (figlio di un orafo) l’occasione per criticare il materialismo e la vacuità degli ideali della borghesia dell’epoca, divenendo, dopo alcuni viaggi a Ravenna, la trama delle sue opere.
Questo periodo si conclude nel 1909 con il quadro Giuditta II, al quale seguì un periodo di crisi esistenziale ed artistica dal quale Klimt uscì dopo qualche anno, avvicinandosi, grazie al suo allievo Escher, all'Espressionismo tedesco. Morì nel 1918 all’età di 56 anni a causa di un ictus cerebrale.

Filosofia

Filosofia è il primo dei tre pannelli (andato perduto in un incendio nel 1945) commissionati a Klimt dall’Università di Vienna nel 1894 (ma presentato solo nel 1900), che dovevano rappresentare le tre facoltà (Filosofia, Medicina e Giurisprudenza) e che avrebbero dovuto avere, come tema centrale, il prevalere della Luce della conoscenza sulle Tenebre.
Klimt, invece, si contrappone, con queste opere, al Positivismo tipico nella società borghese dell’epoca, che riponeva piena fiducia nella razionalità e nel progresso, come fecero precedentemente, ad esempio, Leopardi e Schopenauer.
La metà sinistra è occupata dal fluttuare di una colonna di corpi umani, colti nelle età e negli atteggiamenti più diversi, dall’amore alla disperazione.
Accanto, contro uno sfondo punteggiato di stelle, aleggia un volto impenetrabile, l’enigma del mondo, mentre ai piedi del dipinto, avvolto in una spirale di capelli neri, brilla un volto femminile dagli occhi illuminati: la Filosofia.
Quest’opera creò disappunto nell’opinione pubblica, a tal punto che 87 professori protestarono contro di essa, portando il caso fino al parlamento, spingendo l’artista a restituire l’anticipo versato dal Ministero della Cultura e riprendersi l’opera e facendo confiscare Ver Sacrum, un suo fascicolo, perché insulto al pudore pubblico. Nonostante queste reazioni, Klimt presentò anche gli altri due pannelli, Medicina (basata, al contrario di Filosofia, su toni caldi) e Giustizia, anch’essi andati distrutti.

Danae

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Gustav Klimt, Danae, 1907, olio su tela, 77X82cm, collezione privata, Vienna.[/spoiler]

In Danae Klimt rappresenta per l’appunto Danae che, secondo la mitologia greca, venne fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in una pioggia d’oro. Klimt abbandona la sua solita rappresentazione verticale a favore di uno sviluppo ellittico, per meglio rappresentare al meglio la donna in posizione fetale che, avvolta da un telo drappeggiato che rappresenta, secondo alcuni studiosi come Mal Gilbert, degli embrioni, inconsciamente, si abbandona ai suoi istinti sessuali e al piacere, tradito dalla posizione e dal volto.
Nell’arte di Klimt (ritratto come ossessionato dal corpo femminile, tant’è che la sua casa era abitata da modelle nude anche quando non dipingeva ed ebbe 14 figli) la donna occupa un posto decisamente primario. All’epoca tra gli intellettuali si diffondeva il mito della femme fatale (ovvero dominatrice), celebrate da Klimt per il suo potere di sedurre e incantare l’uomo (o la donna stessa) col suo fascino conturbante.
Klimt la realizzò su pergamena, utilizzando acquerello, tempera, foglia d’oro e d’argento e chiese al fratello Georg, come in altri casi, di lavorare a sbalzo una cornice in argento cesellato.

La Vita e la morte

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Gustav Klimt, La vita e la morte, 1916, olio su tela, 178X198cm, collezione privata, Vienna-[/spoiler]
La vita e la morte è una delle ultime opere di Klimt, vicina, quindi, all'Espressionismo e intrisa di simbolismo. A sinistra, rappresentata con toni freddi, v’è la morte, rappresentata come uno scheletro vestito con una tunica nera ricoperto da croci (simile a quelle che indossava lo stesso Klimt), che tiene, tra le mani, un bastone, come uno scettro, contento e trepidante di esercitare il suo potere sugli uomini rappresentati con toni caldi a destra che, ignari, sembrano assopiti, distratti dal Materialismo (tema che ricorre spesso nelle opere di Klimt), da tutti gli altri falsi ideali e valori della società borghese dell’epoca e da quindi l’eccessivo attaccamento ai beni materiali.

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