Mal di Testa – Cos’è

Il mal di testa è una patologia molto diffusa: in Italia ne soffrono circa 26 milioni di persone, di cui la maggior parte donne. Si, ok, forse quella cifra è falsata dal “no, caro, stasera ho un cerchio alla testa… È anche una malattia sociale che fa perdere oltre duecento milioni di ore di lavoro all’anno, senza contare le trombate, e che incide sulla qualità della vita di chi ne è colpito.

Pensavo di esserne venuto fuori in maniera definitiva e invece no.
Erano anni (dieci? Undici? Boh… ) che non ne avevo uno, da quando mi regalarono il primo cellulare che da allora, ogni notte, è sempre stato sul comodino all’altezza della testa irradiandomi e facendomi lampeggiare come la barra di plutonio di Homer (ed ora non venite a dirmi che le radiazioni del cellulare sono dannose, perché a me han fatto sempre bene :rofl: ).

Ma che è il mal di testa?

Mal di testa è un’espressione generica con la quale si definiscono patologie molto diverse fra loro.
Sono state individuate tredici forme di cefalea suddivise, a loro volta, in primarie e secondarie, con oltre novanta diverse “sottocategorie”… un po’ come i Pokemon. :rofl:

Caratteristiche fondamentali per la classificazione dei vari tipi di cefalea sono: qualità, intensità, ciclicità del dolore, modalità di insorgenza e la durata, ma anche i fenomeni che lo accompagnano come nausea, vomito, fastidio per la luce, fastidio per i suoni, pallore, lacrimazione, congestione nasale, ecc.

La cefalea primaria rappresenta una malattia vera e propria, le cause non sono sempre immediatamente identificabili, ma si possono individuare alcuni fattori scatenanti di natura ormonale o ambientale.
L’emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo sono le tre principali forme di cefalea primaria.

Le cefalee secondarie sono invece dei sintomi indicativi di altri disturbi o scatenati da un motivo preciso come:

Reazioni allergiche
Luci intense, rumori, alcuni odori e profumi;
Stress fisico o psicologico;
Cambiamenti nelle abitudini del sonno, l’eccesso o la totale mancanza;
Fumare o esposizione al fumo passivo;
Saltare un pasto;
Assunzione di alcol;
Fluttuazioni del ciclo mestruale, utilizzo di pillola anticoncezionale, periodi pre e post menopausa
Episodio di cefalea tensiva;
Assunzione di cibi contenenti tiramina (vino rosso, formaggio stagionato, pesce affumicato, fegato di pollo, fichi e alcuni tipi di fagioli), glutammato monosodico (MSG) o nitrati (insaccati);
Cibi come cioccolato, nocciole, arachidi (burro), avocado, banana, agrumi, cipolle, prodotti caseari, cibi fermentati o conservati;
Permanenza prolungata di fronte a monitor o televisori, affaticamento degli occhi.

Ma possono essere anche sintomo di un’altra malattia come:

Traumi cranici;
Lesioni del capo:
Malattie o disfunzioni dei vasi sanguigni della circolazione celebrale (per esempio ischemia, trombosi, aneurisma ed emorragia cerebrale);
Malattie del cervello o delle strutture circostanti, come tumori o meningiti;
Assunzione o sospensione di sostanze esogene, come alcool, caffeina, oppiacei;
Infezioni virali o batteriche;
Malattie del metabolismo, come diabete o malattie renali;
Dolori facciali legati a patologie del cranio, del collo, delle orecchie, del naso, dei denti, della bocca;
Nevriti e nevralgie craniche.

Si presume che lo stile di vita e fattori ambientali abbiano un ruolo importante fra le cause che scatenano l’emicrania.

Abbiamo il mal di testa da sempre, ne parlavano già gli egizi, eppure ancora non si sa esattamente il perché ma nel tempo si sono formulate diverse ipotesi:

Genetica
[more]La causa genetica provocata dall’ereditarietà di un certo numero di geni.
Nei Paesi sviluppati si è incrementato, negli ultimi quarant’anni, il numero di pazienti con emicrania.
Sono state accertate varie mutazioni genetiche che spiegano alcune forma rare di emicrania, come nel caso dell’emicrania emiplegica familiare, dove circa il 50% dei casi è causato dalla mutazione del gene CACNL1A4 sul cromosoma 19[/more]

Vascolare
[more]In passato era l’ipotesi maggiormente esposta dagli studi clinici, si pensava che la causa fosse una vasodilatazione extracranica, dove tutte le manifestazioni venivano create dalla vasocostrizione.
Per avvalorare tale tesi si sono eseguiti degli studi sulla velocità del sangue mostrando una lieve ipoperfusione che dura dalle 4 alle 6 ore, che non è però di entità tale da spiegarne i sintomi, ma solo alcune lievi manifestazioni accessorie. Tale alterazione comunque non si mostra in tutti i pazienti; in alcuni il flusso sanguigno a livello cerebrale è normale. I sintomi dunque possono essere spiegati solo in parte.[/more]

Neurologica
[more]Per quanto riguarda l’aura (l’aura è un insieme di sintomi di tipo neurologico), gli specialisti tendono a colpevolizzare una depressione corticale propagata, costituita da un’onda indotta dalle cellule nervose che si diffonde in una vasta zona della corteccia e che viene considerata la prima fase, detta di ipereccitabilità, del processo, durante la quale la zona necessita di un grande quantitativo di sangue, a cui ne segue un’altra fase chiamata di inibizione, nella quale i neuroni mantengono uno stato di quiete e quindi nella stessa zona, in questo caso, occorre molto meno sangue rispetto a prima. I ricercatori ritengono che questo repentino cambiamento nel flusso sanguigno preceda, abitualmente, il dolore al capo e che l’aura sia relazionata proprio alla depressione corticale propagata.
Alcuni ricercatori ritengono che la depressione corticale propagata possa stimolare i nervi del trigemino, perché durante la fase di ipereccitabilità rilascia neurotrasmettitori, che con il loro ruolo di messaggeri, inducono il nervo del trigemino alla trasmissione dei segnali di dolore. Altri scienziati hanno individuato l’origine del dolore non tanto nella depressione corticale, quanto nel tronco encefalico, sede della percezione alla luce, ai rumori, della sensibilità al dolore e sito di transito delle informazioni dal corpo verso il cervello e viceversa.
Alcuni studiosi hanno notato un assottigliamento della materia grigia nella zona del cervello che gestisce il dolore. Quest’assottigliamento varia a seconda dell’intensità e della frequenza degli attacchi. Altri studiosi, invece, notano un ispessimento della corteccia cerebrale nella zona occipitale che gestisce la vista. Per questo, in alcuni tipi d’emicrania si ha della cecità totale o parziale per un certo periodo di tempo.[/more]

Continua…

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