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Comportamenti sociologici dei lupi

LEGANERD 035141

Dopo aver scritto un articolo sui comportamenti sociologici dei lemuri del Madagascar, ne posto un altro riguardante la stessa tematica ma con differenti protagonisti: i lupi.

Tali animali vivono con una struttura organizzata, cacciano trombano e vivono secondo precise gerarchie, determinate dalla possenza fisica ma non solo.

Il branco può avere una dimensione che varia da 4/8 soggetti (nel caso di una famiglia con i cuccioli) fino a contarne più di 20, ove (in genere) varie famiglie si sono unite dando così vita ad un meta branco (o muta).
Un altro motivo che determina un gruppo così numeroso può essere la grande presenza di cacciagione, che da come risultato una riproduzione ed una sopravvivenza dei cuccioli molto più marcata.

La figura del lupo solitario è più adeguata ai romanzi o ai classicismi, e questo è dato da una ragione molto semplice: E’ consolidato che un lupo da solo possa uccidere un cervo (anche di grosse dimensioni) ma ciò comporta grandi rischi, anche il solo ferimento portebbe compromettere le battute di caccia future, determinando così la morte certa dell’esemplare; senza contare che una preda del genere basta a sfamare un gruppo più ampio di individui, come nel caso del primo esempio (4/8 soggetti). Naturalmente più cacciagione ci sarà nei dintorni più la possibilità di vedere branchi numerosi cresce, quindi possiamo affermare senza timore che la dimensione dei gruppi è direttamente proporzionale alla quantità di prede presenti nel territorio.

Concludo brevemente la questione del lupo solitario per poi ricollegarmi al discorso del territorio:
Il lupo solitario è solitamente un vecchio maschio, più raramente una femmina. L’animale può essere esiliato per vecchiaia o per motivi siociali, per esempio per aver cercato di sottrarre durante il periodo dell’accoppiamento una femmina al maschio alfa, quello dominante.
Ma un lupo solitario non è stato necessariamente esiliato, capita anche che decida di allontanarsi di propria volontà. Un motivo può esser quello di cercare altrove una femmina con cui accoppiarsi e mettere su un nuovo gruppo, ma ancora non si son capite benissimo le dinamiche che portano a questa decisione, in quanto si è notato che capita anche quando ci sono più soggetti femminili a disposizione.

Naturalmente la formazione di un nuovo branco può portare a durissime lotte per il controllo del territorio, causando spesso l’eliminazione di quello più debole (normalmente meno numeroso) ma non per forza.
Può capitare che si formi un nuovo branco composto da madre, padre, e cucciolata, ove i cuccioli sono prevalentemente di sesso femminile e vengano tutti accolti senza problemi all’interno di un gruppo più numeroso, oltretutto rispettando “l’affetto” dei due partner del sottogruppo appena arrivato, e rispettandone anche le gerarchie. Insomma, in genere un maschio del grande gruppo non prova a trombarsi la femmina arrivata, in quanto è la compagna di un altro; non solo: nei battibecchi tra il maschio ed il cucciolo/a non si metteranno in mezzo (detto in parole semplici). Ciò non dura molto, in genere dopo un primo periodo di rispetto viene cancellato, dai maschi di rango superiore che sottolineeranno la propria posizione accoppiandosi con quella che precedentemente era la sua femmina. In genere questo periodo è dato dall’età dei cuccioli.

Torniamo al territorio:

Il territorio del branco è formato da tre anelli concentrici. Il più esterno è il territorio di caccia, difeso dai maschi di rango più elevato, cioè quelli più portati fisicamente e psicologicamente a scontri sanguinosi, che spesso ne causano anche la morte.

Il secondo anello (quello centrale) è detto “territorio sociale”: si tratta dello spazio ove vengono cresciuti i cuccioli. Uno spazio il più possibile privo di pericoli ma ricco di stimoli, che serve a sviluppare in loro tutte quelle tecniche di caccia che utilizzaranno una volta adulti. Generalmente è ricco di piccole prede che non vengono cacciate dal branco, proprio per permettere ai piccoli di affinare tattica e strategia.

Infine abbiamo “il nucleo” (o “territorio notturno”) cioè il territorio più interno, ove troviamo le tane, che sono distribuite secondo un ordine gerarchico ben preciso. Quelle più elevate, quindi più sicure perchè meno raggiungibili da eventuali predatori, sono riservate al capobranco ed ai ranghi più elevati, in genere i maschi più dotati di forza fisica. La tana può essere una grotta o una buca nel terreno appositamente scavata.

All’interno del branco vige una gerarchia sia maschile che femminile, che non è destinata a rimanere immutata nel tempo. Malattie, vecchiaia o lotte possono far “salire o scendere” di status sociale i membri; questo comporta una notevole probabilità di far tramandare solamente i geni degli esemplari migliori, determinando una continua evoluzione del gruppo, inteso proprio come se fosse un unico organismo.

Calma e stabilità nel branco sono sotto la supervisione del maschio alfa, il capo, in quanto ogni cambiamento di status potrebbe mettere in discussione il suo ruolo di leader. Esso mostra indifferenza nei confronti degli altri lupi, sia di alto che di basso rango, comportandosi in modo tollerante ma fermo e sicuro, mettendosi in gioco con tutto il suo potere (carisma) e le azioni che portano ad una sottomissione psicologica degli altri in tutti i momenti di maggiore tensione, come ad esempio nel periodo riproduttivo.
Esso tiene unito il branco, pattuglia e marca (spisciazzando qua e la) il territorio, decide i sistemi di difesa e le strategie di caccia e stabilisce la posizione e l’assegnazione delle tane. Insomma, ogni decisione importante spetta a lui, ed un suo errore se non determina l’eliminazione o la scissione del branco sicuramente causa il suo allontanamento da parte degli altri maschi che si uniscono per cacciarlo.

Di grandissima autorevolezza gode anche la femmina alfa, che assicura una prole al branco; accoppiandosi con il maschio alfa assicura una discendenza con geni di qualità, ma non solo: può anche decidere di accoppiarsi con altri maschi di rango elevato, e questo in alcuni casi è visto di buon occhio dal maschio dominante. Insomma, un metodo naturale ed inconsapevole per assicurare lo scambio di sangue. Da notare che anche al Polo Nord anni fa gli esquimesi offrivano all’ospite la propria moglie, proprio per lo stesso motivo.
L’accoppiamento avviene in primavera e la femmina partorisce da 1 a 11 cuccioli.
Nel periodo dell’estro essa allontana tutte le altre femmine per impedirne la riproduzione, o addirittura arriva ad impedirglielo fisicamente. Questo per tenere sott’occhio il numero di esemplari e quindi la rispettiva grandezza del branco, che se crescesse troppo causerebbe problemi di cibo, che potrebbero esser risolte solamente con l’uccisione di alcuni cuccioli o con una scissione del branco. La scissione è una cosa che va evitata assolutamente in quanto si immette nel territorio (o comunque in quelli circostanti) un altro gruppo antagonista, che sottrarrebbe prede altrimenti loro.
Il fatto che il branco sia sostanzialmente costituito dalla prole della femmina Alfa, avuta da due o più partner, fa della società lupina un matriarcato.
Quando il maschio alfa perde la sua posizione e viene allontanato dal branco essa può decidere di seguirlo, ma generalmente si unisce al nuovo leader (ha molto di umano tutto ciò).

Subito sotto il maschio alfa troviamo il maschio beta, quello di rango appena inferiore; un lupo anch’esso di grandi qualità psicofisiche che si prepara ad essere il successivo capo. Esso svolge un ruolo simile a quello del maschio dominante, ma non può permettersi si essere altrettanto tollerante con gli altri lupi, in quanto essi cercano (a differenza che non l’alfa) di scalzarlo dalla sua posizione, per poter un giorno prendere il potere sul gruppo (e quindi accoppiarsi più frequentemente).

Al di sotto si trovano tutti gli altri lupi, detti “subordinati”, che non raggiungeranno mai il ruolo di capo rimanendo sottomessi per tutta la vita, anche se i più coraggiosi non accettano questo ruolo e vivono in uno stato di continuo conflitto.
Essi si trovano perennemente d’innanzi ad un bivio: Da un lato c’è la necessità e la sicurezza di vivere in un branco, dall’altro l’ambizione di risalire la scala gerarchica, per guadagnarsi il diritto alla riproduzione.
Infatti durante tale periodo si verificano dei combattimenti, ma al contrario di ciò che si potrebbe immaginare essi sono “ritualizzati” svolgendosi (proprio come per i lemuri del Madagascar) in modo “giocoso” evitando così di giungere ad uno scontro cruento. Non è raro che dopo la sottomissione del più debole gli venga riconosciuto un valore (se ha lottato bene ecc.) sotto forma di “permesso speciale alla riproduzione”.
Capita anche che gli esemplari di grado più elevato si coalizzino contro un eventuale sfidante, così da evitare lo scontro a priori.
Per comprendere bene l’importanza di questi “rituali di gioco consiglio caldamente la lettura dell’articolo linkato poche righe sopra.

Sotto tutta la gerarchia troviamo gli anziani, non più in grado di cacciare e quindi di esser produttivi per il resto del gruppe ed i cuccioli, che di chiunque siano figli vengono allevati da tutto il branco.

Fonti:
– Prima di avere questo cane son stato “convivente” con un lupo. Per ovvi motivi mi son dovuto documentare molto, non era proprio come avere un altro canide addomesticato. Avrei preferito mettere la sua foto ma ce l’ho a casa mia sul mio pc.
– Wikipedia.
– http://www.puntodincontro.net

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