Gli algoritmi di Instagram promuovono attivamente reti di pedofili che commissionano e vendono contenuti di abuso sessuale su minori. È quanto si evince da un’indagine congiunta condotta dal The Wall Street Journal e dagli accademici dell’Università di Stanford e dell’Università del Massachusetts Amherst, che ha rivelato l’entità con cui i sistemi di raccomandazione di Instagram “connettano pedofili e li guidano verso venditori di contenuti”.
Gli account scoperti dai ricercatori vengono pubblicizzati utilizzando una serie di hashtag espliciti. Sebbene l’articolo del WSJ citi esplicitamente alcuni degli hashtag usati per promuovere questi contenuti su Instagram, Lega Nerd ha scelto di non pubblicarli, considerata la loro natura potenzialmente disturbante.
Quando hanno creato un account di prova e hanno visualizzato alcuni dei contenuti condivisi da queste reti, i ricercatori sono stati immediatamente bombardati da dozzine di raccomandazioni di account simili da seguire. Prova che gli algoritmi di raccomandazione del social network sembrano non avere un sistema di sicurezza in grado di filtrare i contenuti connessi allo sfruttamento sessuale e alla violenza contro i minori.
“Seguire solo una manciata di queste raccomandazioni è sufficiente per inondare un account di prova di contenuti che sessualizzano i bambini”, si legge nell’articolo uscito sul Wall Street Journal. In risposta al rapporto, Meta ha dichiarato che istituirà una task force interna per affrontare le problematiche sollevate dall’indagine. “Lo sfruttamento dei minori è un crimine orribile”, ha affermato l’azienda. “Stiamo continuamente cercando modi per difenderci attivamente da questo genere di condotta”. L’azienda ha aggiunto che a gennaio aveva rimosso oltre 490.000 contenuti legati alla pedofilia e che nel corso degli ultimi due anni ha già neutralizzato 27 diverse reti di pedofili simili a quelle menzionate dall’inchiesta del quotidiano.
Assieme ai ricercatori delle due università, il Wall Street Journal ha condotto simili indagini anche su Twitter e TikTok, trovando prove dell’esistenza di network simili, ma comunque di proporzioni estremamente minori rispetto a quanto scoperto su Instagram.