YouTube pubblica i dati sul come siano stati gestiti i video che sforano le policy della piattaforma e l’immagine che ne viene fuori è quella di un’esperienza social decisamente migliorata e più sicura, tuttavia permangono diverse aree d’ambiguità.
I dati indicano oggi che solamente 18 visualizzazioni su 10.000 incappano in video “problematici”, un passo avanti discreto se si considera che nel 2017, ovvero da che il sito ha iniziato la raccolta dati, la statistica si aggirava sui 72 su 10.000.
Dal portale sono quindi stati perlopiù epurati le videotruffe, le clip gratuitamente violente e alcuni degli esempi più eclatanti di hate speech, tuttavia bisogna tenere in considerazione che nei conteggi non vengono annoverati tutti quei video che camminano in territori ambigui, i quali richiederebbero un’analisi particolarmente sfaccettata.
La stessa azienda, infatti, ammette che il successo della manovra sia dovuto perlopiù all’automatismo dei sistemi di rimozione dei contenuti. L’oscurazione dei video non è infatti più necessariamente collegata alle segnalazioni, ma a un sistema di machine learning ben addestrato che però manifesta ancora molti limiti.
Nei conteggi non vengono prese in considerazione le violazioni delle linee guida legate all’advertising, ma neppure quelle dei contenuti “limite”, ovvero le clip che magari promuovono disinformazione e tendenze d’odio, ma che hanno l’accortezza di farlo in maniera che il social considera meno smaccata.
Un recente esempio di questo trend lo si nota nel fatto che il portale si sia rifiutato di rimuovere un brano musicale anti-asiatico, mandando su tutte le ire alcuni dei propri dipendenti, i quali erano già frustrati dal clima xenofobo che negli USA sta risultando particolarmente opprimente.
Allo stesso tempo, bisogna effettivamente concedere che la situazione di YouTube sia nettamente migliorata, almeno se la si compara a quegli anni in cui il portale era invaso di snuff movies animati pensati per traumatizzare i bambini.
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- Tracking Viral Misinformation (nytimes.com)