L’infiltrazione degli hacker sembra al momento vasta, ma estremamente superficiale. L’azienda è tuttavia comprensibilmente restia a condividere informazioni trasparenti, considerando che questa fuga di dati potrebbe aver colpito praticamente tutte le compagnie aeree esistenti al mondo. Non una bella figura, insomma.

Per quanto riguarda la comunicazione a terra, SAITA vanta una presenza sulla scena internazionale che rasenta – e forse raggiunge – la dimensione monopolistica. L’azienda, d’altronde, lavora al fianco di 450 compagnie aeree per assicurarsi che i database dei vari brand possano comunicare tra di loro scambiandosi agilmente i dettagli dei viaggiatori, trattando una mole di dati che è anche solo difficile immaginare.

Quante di queste siano state effettivamente colpite è difficile a dirsi. Per ora Air New Zealand, Singapore Airlines e Finnair hanno tutte contattato i loro clienti per segnalare l’accaduto, ma il problema potrebbe includere molte altre ditte, da British Airways a Lufthansa, passando per Alitalia.

Pare che i dati sottratti a SITA non siano comunque particolarmente sensibili e che i criminali abbiano dato priorità al mettere le mani sui dettagli statistici, piuttosto che su quelli personali, ovvero che abbiano trafugato tutto ciò che serve a decifrare i movimenti delle masse.

L’azienda digitale ha definito la manovra degli hacker come “altamente sofisticata”, asserendo che la pandemia di Covid-19 abbia affinato le strategie dei cybercriminali e che, pertanto, le minacce al settore si siano a loro volta acutizzate.

Gli statunitensi, ancora reduci dal caso SolarWinds, iniziano a dubitare che affidarsi a provider privati per gestire simili dati sia una buona idea, tuttavia la piaga delle fughe di informazioni digitali si estende ben oltre ai servizi essenziali, visto che ormai bisogna fornire le proprie generalità anche solo per usare un mouse.

 

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