La Germania chiede all’Europa di iniziare a pensare a leggi che controllino l’applicazione delle IA, così da proteggere i diritti umani.
Siamo nel pieno di un’ondata di attenzione pubblica che colpisce tutto ciò che ha a che vedere con la tecnologia. In questo contesto, la Germania, Paese che ha assunto a novembre la presidenza del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, sta premendo perché le nazioni lavorino per creare delle leggi atte a prevenire gli eventuali abusi perpetrati attraverso le intelligenze artificiali.
Berlino “sostiene con forza la necessità di elaborare un trattato vincolante che ponga le basi per qualsiasi applicazione d’intelligenza artificiale”, un trattato che possa anticipare le mosse della Cina, ma anche delle aziende della Silicon Valley.
Questi binari guida sono da valutare in base alle potenziali ripercussioni negative che l’applicazione delle IA potrebbe avere nei confronti dei “diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto”.
Con tutte le discussioni che attualmente circondano il digitale, potrebbe stupire che i politici tedeschi si concentrino su un tema tanto specifico, ovvero la relazione tra l’autonomia umana e gli algoritmi, tuttavia bisogna tenere a mente che il settore manifatturiero dell’Europa dell’est sia tra i rami aziendali che più adoperano le IA.
Berlino sta iniziando a fiutare dei difetti sistemici che molti altri Paesi non hanno notato o che considerano ancora tollerabili, trovando uno stimolo diretto nel promuovere una qualche forma di cambiamento.
Il Ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha quindi chiesto che ci si preoccupi di scrivere un testo che contenga i requisiti di utilizzo per le IA, così che sia assicurata la trasparenza delle loro applicazioni, ma anche che sia creato un canale con cui ottenere giustizia nel caso siano violati i propri diritti.
Nei casi più sensibili, la Germania propone addirittura che le IA possano essere vietate o sospese, soprattutto in quei casi che mettono a repentaglio la stabilità delle istituzioni.
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