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I follower sui social non contano più nulla: parla l’esperto di influencer

TikTok, Instagram e YouTube, poco cambia: il numero di follower non è più importante per determinare quanto guadagnano davvero gli influencer. I parametri della creator economy sono cambiati completamente.

I follower sui social non contano più nulla: parla l’esperto di influencer

Per gli influencer valgono ormai le stesse regole di blog e magazine: il pubblico di ‘spettatori’ fidelizzati conta fino ad un certo punto. Ogni volta che si pubblica un nuovo contenuto, bisogna pregare nel ‘Dio dell’algoritmo‘: nel senso che non saranno fan fedeli con la camapanella attiva a far funzionare o meno un video o un post; conta il vasto pubblico di sconosciuti che visualizzerà (o meno) quel contenuto nel suo feed ‘ per te’. Le regole del gioco sono state cambiate per la prima volta da TikTok, poi tutte le altre piattaforme hanno seguito a ruota.

Fiducia umana contro “AI slop”

Secondo Amber Venz Box, amministratrice delegata di LTK, il 2025 segna l’anno in cui il peso dei follower ha smesso di contare davvero. A sorprendere, però, è un dato controintuitivo: uno studio commissionato alla Northwestern University mostra che la fiducia nei creator è cresciuta del 21% su base annua.

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Il motivo è legato alla diffusione massiccia di contenuti generati dall’AI, che ha spinto molti utenti a rifugiarsi in voci percepite come autentiche. In questo scenario, l’AI non ha distrutto il legame tra creator e pubblico, ma lo ha reso più selettivo, premiando chi riesce a costruire relazioni credibili e continuative. Non a caso, il 97% dei responsabili marketing intervistati prevede di aumentare i budget destinati all’influencer marketing, segnale che il settore resta centrale nonostante la frammentazione delle audience.

Nuove strategie di sopravvivenza

Se la fiducia cresce, la distribuzione diventa però sempre più imprevedibile. Come spiega Sean Atkins, i creator faticano a controllare la diffusione dei propri contenuti in un ecosistema governato da feed automatici. Da qui nasce la strategia del clipping: brevi estratti video diffusi in massa da account terzi per intercettare l’algoritmo. Una pratica già adottata da grandi nomi come Kai Cenat, e analizzata da figure come Eric Wei e Reed Duchscher, che ne sottolineano potenzialità e limiti.

Il rischio è una nuova ondata di contenuti tutti uguali, tanto che Merriam-Webster ha eletto “slop” parola dell’anno. In risposta, cresce l’interesse verso piattaforme più verticali e comunità ristrette, da Substack a Strava, dove l’interazione torna a essere diretta e ‘intima’. Un ambiente chiuso, completamente sottratto dal caos degli algoritmi.

Secondo Duchscher, il futuro premierà creator fortemente specializzati, capaci di dominare nicchie precise più che inseguire un pubblico universale. Un’evoluzione che conferma come la creator economy, pur attraversata da tensioni profonde, stia ridefinendo il proprio ruolo ben oltre l’intrattenimento.

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