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Le VPN hanno le ore contate? Sempre più nazioni vogliono limitarle

I sistemi di verifica dell'età implementati da sempre più nazioni occidentali hanno un problema: possono essere aggirati facilmente con le VPN. Ora però anche quest'ultime potrebbero avere le ore contate.

Le VPN hanno le ore contate? Sempre più nazioni vogliono limitarle

Il Regno Unito rischia di trovarsi davanti a un paradosso politico e tecnologico piuttosto imbarazzante: dopo aver imposto una delle legislazioni più rigide al mondo in materia di sicurezza online, migliaia di utenti — adolescenti compresi — hanno aggirato i controlli in pochi minuti usando lo strumento più prevedibile di tutti: una VPN.

Le VPN sono un ostacolo al progetto di regolare internet

Nel giro di pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove norme del Online Safety Act, la classifica delle app più scaricate ha detto tutto. Cinque delle prime dieci erano VPN. Secondo i dati condivisi da vari provider, come NordVPN e ProtonVPN, nel Regno Unito si è registrato un boom di installazioni compreso tra il 1000% e il 1800%. WindscribeVPN ha confermato un aumento simile, mentre sui social sono circolati tutorial, meme e perfino metodi bizzarri come l’uso della modalità foto del videogioco Death Stranding per eludere sistemi di riconoscimento facciale. Alla fine, però, la soluzione più semplice ha dominato: cambiare l’indirizzo IP e fingere di essere collegati da un altro paese. Operazione facilitata dall’uso di una VPN, appunto.

La legge, approvata nel 2023 ed entrata pienamente in vigore lo scorso luglio, impone verifiche dell’età per impedire ai minori di accedere a contenuti classificati come “dannosi”, con un riferimento esplicito al porno e altro materiale potenzialmente disturbante. In pratica, per accedere a piattaforme come Discord, Reddit o siti per adulti, molti utenti britannici sono obbligati a mostrare un documento, effettuare una scansione facciale o collegare una carta di credito. Una barriera che una VPN rompe con un click. Eh già, perché se paesi come UK e Italia hanno introdotto obblighi di questo tipo, moltissimi altri non ne prevedono affatto. E così, basta simulare di essere connessi dall’Albania o dall’Argentina per aggirare le restrizioni. Domanda: ancora per quanto?

Inizia la crociata contro le VPN

VPN gratuita

La reazione politica non si è fatta attendere. La Commissaria per l’Infanzia, Rachel de Souza, ha definito l’uso delle VPN da parte dei minori “una falla da chiudere”, suggerendo di imporre le stesse restrizioni previste per i siti con accesso regolamentato. In Parlamento, diversi membri della Camera dei Lord hanno chiesto spiegazioni al governo, mentre un emendamento alla Children’s Wellbeing and Schools Bill punta a introdurre verifiche obbligatorie anche per i servizi VPN.

Ofcom, l’ente regolatore incaricato di far rispettare la legge, ha riconosciuto di monitorare il fenomeno. I dati, assicura l’authority, sono aggregati e anonimi, anche se l’enorme aumento di installazioni è sotto gli occhi di tutti. Un risultato che mette in discussione l’efficacia stessa della normativa.

Il governo insiste nel dire che non intende vietare le VPN, ma allo stesso tempo mantiene una formula vaga e preoccupante: “nothing is off the table.” Non si esclude proprio nulla. Una scelta non semplice, perché una larga quota della popolazione utilizza questi strumenti per motivi legittimi — dal lavoro remoto alla sicurezza digitale. E perché, come confermano esperti e associazioni per i diritti digitali, bloccare tecnicamente le VPN è difficile e probabilmente inutile: le alternative nascerebbero in poche settimane, magari ancora più opache e rischiose. Nel frattempo, noi abbiamo un vago sospetto: il Regno Unito ha già anticipato il resto del mondo, Italia inclusa, nel dibattito sulla restrizione dell’accesso indiscriminato alla pornografia; abbiamo, pertanto, la ragionevole certezza che presto o tardi la febbre anti-VPN raggiungerà anche il nostro Paese, se non l’intera Unione Europea.

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