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Togliersi da Facebook fa bene: lo studio che Meta ha cercato di insabbiare

Facebook nuoce alla salute mentale, cancellare il proprio account porterebbe invece a grossi benefici. A dirlo è uno studio interno che Meta avrebbe cercato in tutti i modi di sabotare e nascondere.

Togliersi da Facebook fa bene: lo studio che Meta ha cercato di insabbiare

Secondo documenti legali depositati nell’ambito di un procedimento giudiziario negli Stati Uniti, Meta avrebbe deliberatamente interrotto e insabbiato uno studio interno dai risultati – per usare un eufemismo – scomodi: disattivare Facebook porta a un miglioramento significativo del benessere mentale degli utenti. La questione emerge da una causa intentata da centinaia di distretti scolastici americani contro diversi colossi tecnologici, accusati di aver arrecato danni ai minori e di aver volutamente ignorato evidenze sui rischi delle loro piattaforme.

Project Mercury: l’autogol di Meta

Lo studio in questione, identificato internamente con il nome in codice Project Mercury, era stato avviato nel 2020 in collaborazione con la società di ricerca Nielsen. L’obiettivo era valutare l’impatto psicologico derivante dall’allontanamento volontario da Facebook. Stando a quanto emerso, i risultati preliminari mostravano una riduzione significativa dei livelli di ansia, solitudine e sintomi depressivi tra gli utenti che avevano temporaneamente sospeso il proprio account. A quel punto, secondo l’accusa, Meta avrebbe deciso di interrompere bruscamente il progetto, evitando di pubblicare i dati raccolti e bollando i risultati come “distorti” dal clima mediatico sfavorevole di quel periodo.

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Le comunicazioni interne citate negli atti giudiziari dipingono un quadro particolarmente critico. Un ricercatore avrebbe scritto che l’effetto rilevato sul confronto sociale era autentico e significativo. Un altro avrebbe addirittura paragonato la gestione della vicenda alle strategie adottate dall’industria del tabacco per minimizzare le prove sui danni delle sigarette.

Meta AI

L’accusa sostiene che Meta abbia deliberatamente scelto di non diffondere risultati potenzialmente dannosi per la propria reputazione e per il modello economico dell’azienda, fondato sul massimo coinvolgimento e sulla permanenza prolungata degli utenti sulle proprie piattaforme.

Meta respinge categoricamente le accuse, definendole “decontestualizzate” e sottolineando di aver introdotto negli ultimi dieci anni numerose funzionalità volte a proteggere i minori, tra cui un sistema specificamente dedicato agli adolescenti su Instagram. L’azienda ha inoltre richiesto che i documenti vengano secretati, sostenendo che i contenuti non fossero destinati alla divulgazione pubblica.

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