Marte potrebbe aver ospitato la vita molto più a lungo di quanto immaginiamo
Il pianeta rosso continua a stimolare la ricerca scientifica: grazie al rover Curiosity della NASA cresce l’interesse di studiosi, appassionati e fotografi astronomici.

Circola in rete una nuova ricerca sull’abitabilità di Marte. Il pianeta rosso è importante non solo per Elon Musk e altri giganti dei viaggi spaziali, ma anche per media, divulgatori e appassionati di astronomia, esplorazione spaziale, galassie e persino ufologia. I viaggi interplanetari attirano l’interesse generale, trasformando ogni nuova scoperta su Marte in un trend scientifico e culturale.
La ricerca sostiene che Marte potrebbe essere rimasto abitabile più a lungo del previsto, contrariamente a quanto sostenuto da molte teorie precedenti. Miliardi di anni fa, il pianeta rosso aveva acqua allo stato liquido. La geografia storica del pianeta era ricca di laghi, fiumi e persino di un oceano. C’era un’atmosfera più densa di quella attuale, come mostrato dalle immagini delle sonde spaziali che negli ultimi anni hanno raggiunto il suolo marziano. Più di tre miliardi di anni fa Marte ha vissuto importanti processi climatici, e il vento solare ha progressivamente disperso l’atmosfera iniziale. L’acqua marziana è scomparsa così: oggi le ricerche su superficie e rocce cercano di capire se fosse salata, ricca di calcare o contenente altri elementi chimici.
Nuove ipotesi di una lunga fase abitabile su Marte: prove dal cratere Gale di acqua sotterranea e possibili tracce fossili microrganiche
Tutte queste informazioni aprono nuove prospettive e nuovi motivi per future missioni. Lo studio è stato condotto da un team della New York University Abu Dhabi (NYUAD) e pubblicato sul Journal of Geophysical Research – Planets. I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da Curiosity, il rover della NASA che esplora il cratere Gale. In quell’area sono presenti antiche dune sabbiose trasformate in roccia.
Visivamente sembrerebbero perfette per un ipotetico viaggiatore del futuro, ma la scienza osserva altro. Le domande principali oggi sono: che cosa è accaduto all’acqua sotterranea, quanto a lungo è rimasta attiva e che cosa sarebbe successo se non fosse scomparsa? Possibile che non esistano più tracce di acqua liquida nel sottosuolo marziano?
Un dato significativo emerso dallo studio è la gradualità della scomparsa dell’acqua. Il processo non fu improvviso: l’acqua sotterranea rimase più a lungo e continuò ad alimentare la superficie sovrastante. Gli studiosi hanno identificato gesso tra i minerali analizzati, un indizio diretto della presenza passata di acqua. Oggi ci si chiede se i deserti terrestri e quelli marziani condividono caratteristiche comuni. Le ricerche nei crateri più antichi e litificati puntano soprattutto a trovare eventuali tracce fossili di microrganismi, un argomento al centro di discussioni scientifiche e appassionate ipotesi da anni.