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Ordinare su Shein e Temu sta per diventare molto costoso

I ministri UE anticipano al 2026 la fine dell’esenzione doganale per gli acquisti sotto i 150€. Nel mirino Shein, Temu e gli e-shop cinesi.

Ordinare su Shein e Temu sta per diventare molto costoso

E’ finita la pacchia dello shopping compulsivo a bassissimo costo dalla Cina. L’EU si prepara ad una stangata che prende di mira proprio i piccoli acquisti effettuati sui principali store cinesi alternativi ad Amazon: nel mirino Temu e Shein su tutti. Molto presto, i clienti potrebbero trovarvi improvvisamente a dover pagare oneri doganali altissimi a fronte di poche centinaia di euro di spesa.

Tutti contro Temu e Shein

La corsa dell’Unione Europea contro l’invasione di prodotti a basso costo provenienti dalla Cina accelera. I ministri delle Finanze dei Ventisette, riuniti a Bruxelles, hanno trovato un accordo per anticipare al 2026 l’introduzione dei dazi doganali sui pacchi di valore inferiore a 150 euro, una misura destinata a colpire in particolare i colossi dell’e-commerce come Shein e Temu. La decisione, che dovrà ora ottenere l’approvazione del Parlamento europeo, anticipa di due anni la riforma doganale precedentemente prevista per il 2028.

Finora, milioni di pacchi spediti direttamente dalla Cina ai consumatori europei godevano di un’esenzione che permetteva di evitare i dazi d’importazione. Questa soglia “de minimis” ha alimentato un’enorme ondata di acquisti online, con oltre 4,6 miliardi di pacchi a basso valore arrivati nell’UE solo nel 2024, di cui più del 90% provenienti da stabilimenti cinesi. Secondo la Commissione europea, il risultato è stato un danno crescente per le imprese locali e un dumping commerciale difficilmente sostenibile.

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Le proposte sul tavolo

Il vicepresidente della Commissione e commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha proposto di sostituire l’esenzione con una “tassa doganale semplificata e temporanea”, che semplifichi i controlli ma garantisca comunque un gettito fiscale minimo per ogni spedizione. Diversi Paesi avevano già avviato iniziative nazionali: l’Italia, ad esempio, sta lavorando a un’imposta specifica per proteggere il settore moda, mentre la Romania ha annunciato un contributo di 25 lei (circa 5,7 euro) sui pacchi a basso valore.

Tabella a cura di Reuters

Tabella a cura di Reuters

La misura ha ricevuto un ampio sostegno da parte delle associazioni industriali e dei retailer europei. La ministra danese dell’Economia Stephanie Lose ha definito la decisione “un passo necessario per chiudere una falla che distorce la concorrenza”, mentre Zalando ha chiesto che l’attuazione sia “il più rapida possibile”. Anche le associazioni di categoria di Germania e Svezia hanno accolto positivamente la riforma, sottolineando l’urgenza di ripristinare condizioni di mercato eque.

Non sono mancate, però, voci più caute. L’associazione europea dei commercianti EuroCommerce ha avvertito che una frammentazione di tariffe nazionali rischierebbe di compromettere il mercato unico, chiedendo un approccio armonizzato. La Commissione ha ipotizzato un prelievo uniforme di 2 euro per pacco, ma resta da capire quanto un importo così contenuto potrà incidere sui margini dei giganti asiatici.

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