Rivoluzione nella cecità: una retina artificiale ridona la vista a 27 pazienti
Impianto retinico restituisce la capacità di leggere a 27 persone su 32 colpite da atrofia geografica legata all'età avanzata.

Per la prima volta nella storia della medicina oftalmica, un gruppo di ricercatori è riuscito a restituire parzialmente la vista a persone affette da una delle forme più comuni di cecità legate all’invecchiamento. Lo studio, pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine, ha coinvolto 32 pazienti con atrofia geografica causata da degenerazione maculare senile, una condizione che colpisce circa un milione di americani. I risultati sono stati sorprendenti: 27 partecipanti hanno recuperato capacità visive sufficienti per tornare a leggere grazie a una protesi retinica innovativa.
La cecità provocata da questa patologia si manifesta quando le cellule al centro della retina iniziano a morire progressivamente, lasciando i pazienti con una grande macchia nera nel campo visivo centrale e solo un sottile bordo di visione periferica. Chi soffre di questa forma avanzata di degenerazione maculare perde la capacità di leggere, riconoscere volti e muoversi agevolmente nell’ambiente circostante. Fino ad oggi, i trattamenti disponibili potevano solo rallentare la progressione della malattia attraverso iniezioni oculari mensili o bimestrali, ma non ripristinare la vista perduta.
Come funziona la retina artificiale
Il dispositivo rivoluzionario consiste in un chip wireless grande quanto una capocchia di spillo e sottile come un foglio di pellicola trasparente, che viene inserito chirurgicamente nella retina per sostituire le cellule morte. L’impianto da solo non basta: i pazienti indossano occhiali dotati di una telecamera che cattura le immagini dell’ambiente circostante, le converte in segnali luminosi a infrarossi e le proietta sulla protesi retinica. I pixel dell’impianto trasformano questi segnali in impulsi elettrici che stimolano i neuroni retinici rimasti intatti, permettendo al cervello di interpretare le informazioni visive.
Daniel Palanker dell’Università di Stanford, fisico e inventore del dispositivo, ha lavorato a questa tecnologia per ventuno anni, sviluppando un approccio completamente diverso rispetto ai primi esperimenti che utilizzavano fili invasivi collegati all’occhio. La visione ripristinata non è perfetta: le immagini appaiono in bianco e nero, sfocate e con un campo visivo ridotto. Tuttavia, i pazienti che prima vedevano appena hanno guadagnato in media cinque righe su una tabella oculistica standard. La telecamera integrata negli occhiali dispone di una funzione zoom che consente di ingrandire testi e lettere, permettendo la lettura seppur a velocità ridotta.

Una nuova versione è già in fase di sviluppo
Gli esperti del settore hanno accolto con entusiasmo questi risultati. Il dottor Demetrios Vavvas, direttore del servizio retina al Massachusetts Eye and Ear di Boston, ha definito la ricerca “all’avanguardia della scienza”, pur sottolineando che non si tratta di una cura definitiva ma dell’alba di una nuova tecnologia destinata a progredire significativamente. Il dottor Ronald Adelman della Mayo Clinic in Florida ha parlato di risultato “straordinario” che porta speranza a pazienti disperati, alcuni dei quali avevano speso fino a 10.000 dollari in cliniche di cellule staminali per trattamenti inutili.
I partecipanti allo studio avevano un’età media di 79 anni e avevano ricevuto la devastante notizia che la loro perdita della vista fosse irreversibile. Sebbene 19 pazienti abbiano sperimentato effetti collaterali come aumento della pressione oculare, lacerazioni retiniche e sanguinamenti, i ricercatori hanno riferito che questi problemi sono stati per lo più gestibili e risolti entro due mesi.
La Science Corporation, azienda californiana che ha acquisito gli asset della francese Pixium Vision dopo il suo fallimento nel 2024, ha già fatto richiesta per vendere il dispositivo in Europa ed è in trattative con la Food and Drug Administration americana. Il dottor Palanker ha annunciato di avere già sviluppato una versione migliorata con risoluzione molto superiore, testata con successo su modelli animali, aprendo prospettive ancora più promettenti per il futuro del trattamento della cecità.


