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Un nuovo studio rivela quanto siano vulnerabili le barriere coralline atlantiche

Dai progetti di ri-colorazione dei coralli ad un nuovo metodo di calcolo per quantificare se crescono o no. Informazioni importanti per salvare le coste atlantiche.

Un nuovo studio rivela quanto siano vulnerabili le barriere coralline atlantiche

Le barriere coralline atlantiche hanno un ruolo importante nell’attutire l’innalzamento del livello del mare. Quel fenomeno che, anche nelle nostre coste, sta facendo danni da molto tempo, mangiando ampie aree di spiagge che diventano sempre più sottili. Il riscaldamento del clima ha portato all’innalzamento delle temperature fino ai 2°C.

Da questa soglia, le barriere coralline non riescono a crescere e sopravvivere. Era proprio la crescita in verticale a frenare l’innalzamento marino, non solo. Le barriere rappresentano anche una foresta acquatica utile ad altri animali per proteggersi. Così, il riscaldamento climatico crea un doppio danno: il primo alle coste e il secondo agli ecosistemi.

Le barriere coralline sono sotto osservazione in tutto il mondo, dall’Atlantico al Pacifico. Acidità delle acque, inquinamento e alte temperature stanno intaccando i loro colori, forme e sfumature. Gli istituti di ricerca di paesi che si affacciano sul Pacifico hanno creato anche progetti di ri-colorazione dei coralli. Invece, per l’Atlantico, stretto fra quattro aree continentali o semi continentali, si ha a cuore la salute delle coste connesse ai coralli. Questo perché è anche area di tempeste e passaggi meteo estremi durante l’anno. I ricercatori identificano con precisione sia il potenziale di crescita ma anche quanti coralli si perdono ogni anno.

coralli dell'Atlantico

La salute e l’altezza delle barriere coralline atlantiche, dal passato preistorico ad oggi. Si utilizzano anche software di immagine conosciuti

Sul potenziale di crescita, i ricercatori hanno creato un nuovo approccio chiamato Rap_Max: tasso di accrescimento verticale massimo. In questa metodologia di calcolo, si considera il peso del carbonato di calcio che è utile alla crescita delle barriere coralline. I ricercatori considerano il peso per metro quadrato l’anno e la densità minerale che consiste nella porosità di impilamento. Questa porosità serve a considerare gli spazi vuoti tra gli scheletri dei coralli dopo la crescita e la successiva erosione biologica e fisica.

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I dati del nuovo metodo di calcolo sui coralli atlantici si confrontano con le immagini. I ricercatori si sono concentrati su associazioni di coralli fossili dell’Atlantico Occidentale Tropicale (TWA). Hanno poi analizzato esposizioni di barriere antiche, risalenti all’Olocene medio e al Quartenario. Il team ha esaminato 66 esposizioni fotografiche di alta qualità delle antiche strutture di barriere coralline. Si sono utilizzati anche software di imaging avanzato molto noti come Adobe Illustrator, Photoshop e Imagej. Tra i coralli studiati troviamo l’Acropora palmata e cervicornis.

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