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Social network pubblici per sfuggire a Silicon Valley? Il dibattito si riaccende in Europa

In Europa cresce il dibattito sui social pubblici per contrastare il dominio di Silicon Valley. Tra le proposte: piattaforme statali o reti federate come Mastodon.

Social network pubblici per sfuggire a Silicon Valley? Il dibattito si riaccende in Europa

L’idea di creare social network pubblici, alternativi alle piattaforme private dominate da Silicon Valley, torna al centro del dibattito europeo. A rilanciare la questione è un’analisi pubblicata su El País, secondo cui piattaforme come Facebook, X (ex Twitter) e Instagram hanno consolidato una posizione quasi monopolistica, fondata su un modello economico che viola sistematicamente la privacy degli utenti per vendere pubblicità.

L’ipotesi di un “Twitter europeo” o di un “Facebook della BBC”

Il concetto non è nuovo, ma sta guadagnando sempre più consenso politico. Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo, ha recentemente proposto la creazione di browser, social network e app di messaggistica pubblici e trasparenti a livello europeo. L’idea è sostenuta anche dall’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero e dalla coalizione Sumar, mentre nel Regno Unito era già stata avanzata nel 2021 da Jeremy Corbyn.

L’obiettivo sarebbe duplice: liberarsi dai meccanismi tossici delle piattaforme private, basati su algoritmi pensati per aumentare il coinvolgimento tramite polarizzazione e dipendenza, e offrire spazi realmente pubblici per la conversazione democratica. Come spiega James Muldoon, docente all’Università dell’Essex e autore di Platform Socialism, un social pubblico potrebbe diventare un’alternativa seria e pluralista, in grado di sottrarci al dominio di pochi miliardari e di riportare la gestione del dibattito online sotto controllo collettivo.

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L’alternativa decentralizzata: Mastodon, Bluesky e il software libero

Ma non è detto che la risposta debba per forza passare da piattaforme statali centralizzate. Secondo alcuni esperti, compreso Cory Doctorow, la via più promettente potrebbe essere quella dei social decentralizzati, basati su software open source, interoperabile e federato, come Mastodon o Bluesky. In questo scenario, lo Stato non diventerebbe gestore diretto, ma sostenitore e facilitatore di ecosistemi digitali distribuiti, attraverso fondi pubblici, cooperazione con sviluppatori e investimenti in server locali.

Una scelta che garantirebbe portabilità dei contenuti, maggiore sicurezza e rispetto della privacy, senza cadere nelle stesse dinamiche centralizzatrici dei big tech. Doctorow però avverte: riconquistare l’indipendenza digitale sarà un processo lungo, complesso e urgente.

Accanto a queste proposte, resta sul tavolo anche la strada legislativa, attraverso leggi antitrust più incisive e regolamenti più severi contro il capitalismo della sorveglianza. Ma non sarà facile: secondo El País, i giganti del tech sono tra i principali lobbisti a Bruxelles, con Meta in cima alla lista per spese di lobbying.

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