Indizi sull’evoluzione della fotosintesi rivelati da un nanodispositivo rivoluzionario
Un nanodispositivo svela la funzione degli antichi cianobatteri. Ecco la scoperta senza precedenti di un team internazionale di scienziati.

Un team internazionale di scienziati proprio nell’ultimo periodo ha svelato qualcosa di molto interessante, riguardo il processo evolutivo della terra. Nello specifico, i ricercatori in questione avrebbero decodificato la struttura di un nanodispositivo che raccoglie la luce in una delle linee evolutive di cianobatteri più antichi del mondo.
Una scoperta davvero molto interessante che è stata pubblicata su Proceedings Of the National Academy of Sciences. Questa scoperta offre una visione senza alcun precedente su come le forme di vita primordiali sfruttassero la luce solare solo per produrre ossigeno, processo che inevitabilmente ha trasformato il pianeta.

Nanodispositivo biologico: uno sguardo alla fotosintesi di tre miliardi di anni fa
Ha preso parte alla scoperta il Dott. Tanai Cardona della Queen Mary University di Londra. I ricercatori si sono maggiormente concentrati sul Fotosistema I, ovvero un complesso molecolare che agisce in questo modo, ovvero converte la luce in energia pubblica. Il complesso viene purificato da Anthocerotibacter panamensis.
“Non possiamo tornare indietro di tre miliardi di anni per osservare i cianobatteri sulla Terra“. Questo quanto affermato dal Dott. Ming-Yang Ho della National Taiwan University che è l’autore principale dello studio. Quest’ultimo ha poi aggiunto: “Ecco perché l’A. panamensis, con la sua ramificazione precoce, è così cruciale: ci permette di intravedere cosa è successo in passato”.
Il Dott. Tanai Cardona ha poi concluso: “Anche tre miliardi di anni fa, la fotosintesi sembra aver raggiunto un livello di sofisticazione notevole. Per scoprire la vera origine della fotosintesi che produce ossigeno, dovremo guardare ancora più indietro, prima dell’evoluzione dei cianobatteri stessi”.
Il team di ricercatori ha poi scoperto che nonostante le sequenze proteiche si siano spostate così come quelle di un altro batterio, l’architettura del PSI è rimasta invariata. A finanziare lo studio è stato il National Science and Technology Council, il NIH, il Dipartimento dell’Energia degli Stati uniti e l’UKRI.


