Venere, il pianeta senza placche in continua trasformazione
La crosta venusiana viene riciclata anche senza la tettonica a placche. Sorprendente scoperta effettuata da un gruppo di scienziati sulla crosta di Venere.

La superficie terrestre sarebbe composta da enormi placche continentali che si muovono in maniera lenta attraverso la Terra. Lo spessore viene determinato dalle collisioni tra placche, dove una subduce viene sepolta sotto ad un’altra.
La placca indiana subduce sotto la placca europea. Venere, il pianeta molto noto a tutti noi, sarebbe privo di placche continentali, presenta una crosta che va a formare un unico pezzo proprio sopra un mantello di roccia fusa.

La crosta di Venere: un sottile strato che ridefinisce la geologia del pianeta
Un gruppo di scienziati ha determinato che la crosta di Venere ha uno spessore medio di 40 chilometri, per lo più 65 chilometri, uno spessore tanto sottile, più di quanto gli scienziati potessero immaginare. Gli scienziati hanno così scoperto, grazie ad una modellizzazione piuttosto sofisticata che le condizioni di pressione, di calore e densità aumentano nelle regioni inferiori e profonde della crosta.
Questo non fa altro che causarne la frammentazione o la fusione nel mantello sottostante. Questa ricerca è molto interessante perché aiuta a comprendere meglio i processi geologici in atto e l’evoluzione del pianeta Venere. Ricordiamo che Venere è un mondo terrestre nel Sistema Solare Interno, allo stesso modo della Terra, e per questo motivo è considerato il suo gemello.
“Questa rottura o fusione può riportare acqua ed elementi all’interno del pianeta e contribuire a stimolare l’attività vulcanica. Questo ci fornisce un nuovo modello su come il materiale ritorna all’interno del pianeta e un altro modo per produrre lava e stimolare le eruzioni vulcaniche. Ristabilisce il campo di gioco su come la geologia, la crosta e l’atmosfera di Venere interagiscono“. Queste le parole dichiarate da Justin Filiberto, uno dei coautori dell’articolo pubblicato su Nature Communications. Le future sonde spaziali dirette a studiare Venere, tra cui, la missione VERITAS e la missione Envision, potranno perfezionare i modelli.


