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Una nuova era nella diagnosi: la ricerca che anticipa la demenza di un decennio

Un esame del sangue predice la demenza fino a 10 anni in anticipo. Un nuovo ed interessante studio ci spiega in che modo.

Una nuova era nella diagnosi: la ricerca che anticipa la demenza di un decennio

Un recente studio che è stato pubblicato su Nature Medicine ha esaminato il potenziale di specifici biomarcatori tau217, Neurofilament Light e Glial Fibrillary acid protein per predigere l’insorgenza della demenza tra cui il Morbo di Alzheimer. La cosa incredibile è che questo studio pare che riesca ad individuare l’insorgenza della demenza fino a 10 anni prima della diagnosi clinica in adulti anziani cognitivamente sani.

Lo studio è abbastanza innovativo perché fino ad ora i precedenti si erano concentrati su individui che manifestavano già dei sintomi cognitivi o che cercavano assistenza medica per problemi di memoria.

Anticipare l’insorgenza della demenza di 10 anni, ecco come

Ad effettuare lo studio sono stati i ricercatori dell’Aging Research Center del Karolinska Institutet of Technology di Stoccolma, i quali hanno analizzato i biomarcatori del sangue di oltre 2.100 adulti e di età pari o superiore a 60 anni. Questi sono stati seguiti nel tempo per determinare se avessero sviluppato una sorta di demenza. A distanza di dieci anni, il 17% dei partecipanti aveva sviluppato una demenza.

A parlare è stata Giulia Grande, professoressa associata presso il Dipartimento di Neurologia, Scienze della Cura e società del Karolinska Institute e prima autrice dello studio. “Questo è un risultato incoraggiante, soprattutto considerando la finestra predittiva di 10 anni tra il test e la diagnosi. Dimostra che è possibile identificare in modo affidabile gli individui che sviluppano demenza e quelli che rimarranno sani“.

In realtà, a parlare è stato anche Davide Vetrano, professore associato presso lo stesso Dipartimento e autore senior dello studio, il quale ha dichiarato che i risultati dello studio implicano che se un individuo presenta bassi livelli di questi biomarcatori, il rischio di sviluppare demenza nel decennio successivo è minimo.

I ricercatori hanno inoltre osservato che i biomarcatori avevano bassi valori predettivi positivi ovvero che livelli elevati di biomarcatori da soli non potevano identificare in modo affidabile gli individui che avrebbero sviluppato in modo certo la demenza entro i successivi dieci anni. Gli autori dello studio sconsigliano l’utilizzo dei questi biomarcatori come strumenti di screening perché sembra che al momento non siano adatti come test di screening autonomi per identificare il rischio di demenza nella popolazione.

Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare come questi biomarcatori possano essere utilizzati efficacemente in contesti reali, soprattutto per gli anziani che vivono nella comunità o nei servizi di assistenza sanitaria primaria“, ha dichiarato Grande.

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