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Nuove speranze nella lotta all’Alzheimer grazie al rosmarino

La presenza di un composto in un'erba aromatica comunemente utilizzata nella nostra cucina tradizionale potrebbe rivelarsi utile nella lotta contro il morbo di Alzheimer.

Nuove speranze nella lotta all’Alzheimer grazie al rosmarino

Alcune erbe comuni come la salvia e il  rosmarino contengono l’acido carnosico, un composto che svolge funzioni antiossidanti e antinfiammatori, ma instabile allo stato puro. Un gruppo di ricercatori della California ha creato un derivato stabile di tale composto, ottenendo risultati soddisfacenti, dopo averlo somministrato ad alcuni topi affetti da una forma di Alzheimer.

Gli studiosi hanno riscontrato un miglioramento della memoria con aumento della sinapsi neuronale, un’attenuazione della flogosi e una maggiore espulsione delle proteine nocive correlate al morbo di Alzheimer. Questi risultati consentono di capire diversi sintomi dell’Alzheimer che può provocare l’interruzione delle più importanti vie di comunicazione dei neuroni, determinando la perdita di memoria.

Stuart Lipton, neuroscienziato presso lo Scripops Research Institute, ha dichiarato che sono stati effettuati vari test sulla memoria e, in tutti i casi, si sono verificati dei miglioramenti dopo l’assunzione del farmaco. Il nuovo composto ha rallentato il peggioramento, ma non solo, perché ha determinato un ripristino delle condizioni di normalità.

rosmarino

Nuovi progressi nella cura dell’Alzheimer

I ricercatori hanno eseguito test approfonditi per ottenere l’acido carnosico in forma stabile in modo che potesse durare a lungo nel cervello, così da produrre un effetto. Hanno, così, trovato il diAcCA (forma di-acetilata adatta): questo viene convertito a livello intestinale, prima di entrare in circolazione e, nel giro di un’ora, può produrre effetti terapeutici nel cervello.

Individuato il ruolo dell’esercizio aerobico nella malattia di Alzheimer Individuato il ruolo dell’esercizio aerobico nella malattia di Alzheimer

AI topi con l’Alzheimer è stato somministrato il dicCA o un placebo per tre mesi, con una frequenza di tre volte a settimana, ottenendo ottimi risultati, senza comparsa di effetti tossici. È stata rilevata anche una riduzione dell’accumulo di proteine tossiche responsabili dei danni legati all’Alzheimer. La somministrazione del composto ha ridotto lo stato di Infiammazione e stress ossidativo, aumentando il numero di funzioni comunicative tra le cellule cerebrali. Sono state eliminate anche alcune proteine come la beta amiloide e la tau fosforilata, presumibilmente responsabili della malattia.

Pur essendo ancora all’inizio, questi risultati offrono ottime speranze nella lotta contro l’Alzheimer. Saranno necessarie altre analisi cliniche per acclarare che il dicCA svolga gli stessi effetti nel cervello umano. Nel frattempo, gli scienziati sperano che il trattamento possa rivelarsi utile nella cura di altre patologie, come il Parkinson o il diabete di tipo 2.

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