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L’estinzione di massa che ha trasformato la Terra: un mistero da svelare

Oltre 250 milioni di anni fa, gli animali e le piante hanno rischiato di scomparire per sempre dalla Terra: gli scienziati cercano di spiegare il motivo della più grave estinzione di massa di tutti i tempi.

L’estinzione di massa che ha trasformato la Terra: un mistero da svelare

Milioni e milioni di anni fa, il nostro pianeta fu colpito da un evento distruttivo che causò la scomparsa del 75% dei vertebrati terrestri e di oltre il 90% della fauna marina. Questa rovinosa estinzione di massa, nota anche come la Grande Morìa, si verificò nel periodo Permiano-Triassico. La Terra fu devastata da eruzioni vulcaniche, responsabili del rilascio di 100 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Tutto questo ha dato origine a un susseguirsi di eventi drammatici, quali il totale squilibrio del ciclo terrestre del carbonio, il tristemente noto riscaldamento globale, nonché la mancanza di ossigeno negli oceani. Le creature animali rischiarono di scomparire per sempre dal pianeta, mentre alcune specie vegetali riuscirono a sopravvivere alla catastrofe. Il team di ricerca, diretto dalla Dott.ssa Maura Brunetti, dell’Università di Ginevra, ha analizzato alcuni resti vegetali fossilizzati, usando pollini, macrofossili e spore per riprodurre i biosistemi primitivi.

Lo studio ha rilevato un aumento delle temperature globali pari a 10 °C. Nonostante le spore e il polline dei vegetali del Triassico non provino concretamente una perdita repentina di biodiversità, la fauna marina e quella terrestre sono state vittime della più devastante estinzione di massa del pianeta.

le eruzioni vulcaniche hanno rilasciato 100.000 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, soffocando la vita sulla Terra

I cambiamenti climatici dopo l’estinzione di massa

La Brunetti ha spiegato che dopo il limite Permiano-Triassico, la Terra ha subito delle trasformazioni, adeguandosi ai cambiamenti climatici e al sovvertimento del ciclo del carbonio. Per approfondire le nozioni riguardanti i cambiamenti ambientali che hanno interessato questo periodo, i ricercatori hanno deciso di studiare attentamente 5 fasi geologiche. Si sono, quindi, soffermati sul Tardo Permiano-Wuchiapingiano, sul Changhsingiano, proseguendo con il Primo Triassico Induano, l’Olenekiano e il Medio Triassico Anisiano.

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Dopo aver cartografato la geografia antica della Terra, hanno associato i fossili vegetali ad alcuni biomi: tropicale stagionale, sempre umido, desertico e temperato. I reperti sono stati poi comparati con alcuni modelli climatici per valutare le condizioni atmosferiche locali in periodi differenti. È importante sottolineare che le variazioni di temperatura e i livelli di anidride carbonica condizionano molto la distribuzione dei vari ambienti terrestri. Il Tardo Parmiano fu caratterizzato da temperature rigide, mentre l’inizio del Triassico fu segnato da eventi caotici, probabilmente causati da brevi fluttuazioni.

Per quanto riguarda, invece, il Tardo Triassico, l’Olenekiano e l’Anisiano, le temperature superarono di 10 gradi quelle precedenti, trasformando i deserti tropicali in floride selve. Le distese della tundra vennero, invece, sostituite dalla vegetazione tipica delle zone temperate. Maura Brunetti ha dichiarato che, se l’attuale indice di emissioni di CO2 prosegue, potremmo ritrovarci tra soli 2.700 anni, nelle stesse condizioni di estinzione che hanno sconvolto il Parmiano.

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