Realtà aumentata: una risorsa nel trattamento dei disturbi mentali
In che modo la realtà aumentata può diventare una risorsa in grado di contrastare e risolvere i disturbi mentali? Scopriamolo insieme.

Il cervello umano è un organo davvero affascinante e per certi versi rimane ancora misterioso non solo agli occhi della medicina, ma anche a quelli degli scienziati. Proprio per questo la comunità scientifica si sta dedicando allo studio dello stesso prendendo in considerazione l’ambito della realtà aumentata. Questo significa creare un ambiente ricco di simulazioni che possano in qualche modo esplorare gli ambiti dei quali non si ha ancora una conoscenza sicura.
L’obiettivo è quello di capire in che modo il cervello riesca a ad adattarsi agli stimoli e come faccia a scegliere quali comportamenti mettere in atto nelle varie situazioni. Questo non solo nelle circostanze quotidiane, ma anche nei casi in cui siano presenti dei disturbi mentali o di natura psicologica. Secondo quanto dichiarato da Travis Baker, un famoso scienziato della Rutgers University. Alcuni comportamenti cambiano quando entrano in gioco disturbi di natura psicologica.
Un chiaro esempio può essere la deviazione legata all’abuso di sostanze che, per l’appunto, viene spesso affrontata cercando la causa di natura psicologica che l’ha scatenata. Attraverso sistemi moderni come l’elettroencefalogramma è quindi possibile replicare questi comportamenti, senza però averne una chiara dimostrazione. Questo potrebbe letteralmente cambiare ricorrendo alla realtà aumentata.

Disturbi mentali: i nuovi progressi scientifici
Il ricercatore ha quindi messo alla base del suo studio il movimento, una sorta di strumento che permette di misurare il comportamento del cervello in un ambiente molto diverso da quello che siamo portati a pensare. Gli individui che agiscono muovendosi si comportano in un determinato modo mentre quelli che lo fanno solo con il cervello grazie alla realtà aumentata riescono ad orientarsi verso obiettivi e decisioni diverse.
In questo esperimento, inoltre, la simulazione viene al primo posto e non potendo interagire con altri, i pazienti in osservazione riescono ad essere più vigili e consapevoli. In questa maniera è più facile guidare gli stimoli e trovare delle risposte da studiare nei confronti di tutti quei disturbi mentali che vedono l’insorgenza di un determinato comportamento. L’osservazione, poi, può avvenire senza vincolare il paziente ad assumere e a mantenere una certa posizione cosa che, invece, la medicina impone. Ecco perché questa ricerca potrebbe portarci a risultati concreti che vadano ad applicare la tecnica della realtà aumentata allo studio dei disturbi che colpiscono il cervello e la psiche.