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Galassie ultra-diffuse: individuati movimenti rotatori che sfidano le teorie

Gli astronomi hanno fatto una nuova scoperta che riguarda un tipo di galassie deboli, dette galassie ultra-diffuse: ecco di cosa si tratta.

Galassie ultra-diffuse: individuati movimenti rotatori che sfidano le teorie

I ricercatori hanno individuato dei movimenti anomali nelle galassie ultra-diffuse (UDG) nell’ammasso dell’Idra, sito a una distanza di 160 milioni di anni luce. Inizialmente si pensava che queste piccole galassie fossero caratterizzate da un moto interno caotico: in realtà, quasi la metà di quelle osservate hanno mostrato un movimento di tipo rotatorio.

Le nuove informazioni contrastano con le precedenti ipotesi riguardanti la formazione e lo sviluppo di questi deboli sistemi solari, suggerendo una rivalutazione dei loro processi evolutivi. Le due ricerche, pubblicate su Astronomy & Astrophysics, hanno esaminato i dati raccolti da 30 galassie ultra-diffuse, servendosi del MUSE (Multi Unit Spectropic Explorer) sul VLT (Very Large Telescope) in Cile. L’analisi è  stata condotta, seguendo il programma LEWIS (Looking into the faintest With MUSE).

Gli astronomi hanno potuto esaminare i movimenti stellari in modo molto dettagliato: un numero importante di UDG ha mostrato un movimento rotatorio organizzato e non casuale come ipotizzato. Ciò significa che la formazione di queste piccoli sistemi potrebbe derivare dal contatto con galassie più grandi, forse mediante forze di marea, che hanno sottratto gas e stelle ai massicci limitrofi, creando galassie ultra-diffuse rotanti.

movimenti rotatori nelle galassie ultra-diffuse

I risultati della ricerca sui movimenti della galassia UDG32

Uno studio più dettagliato ha interessato UDG32, una galassia disposta su una formazione filiforme, che si protrae dal sistema a spirale NGC 3314A. Dai dati spettroscopici è emerso che non si tratterebbe di un comune allineamento, ma di un coinvolgimento diretto. Nella UDG32 sono presenti stelle ricche di metalli, più giovani di quelle rinvenute in altre galassie nell’ammasso Hydra, avvalorando l’ipotesi che la sua formazione sia correlata a materiali provenienti da un sistema stellare più grande.

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La ricercatrice Chiara Buttitta, coautrice dello studio, ha rivelato che la capacità di identificare i movimenti delle galassie deboli rappresenta un grande progresso, determinando cambiamenti importanti. Enrichetta Iodice, responsabile della ricerca, ha sottolineato che il programma LEWIS ha consentito di esaminare spettroscopicamente un numero più ampio di UDG, fornendo maggiori dettagli sulla loro formazione. Si tratta di una scoperta fondamentale ai fini della comprensione delle formazioni galattiche, che contribuisce a  consolidare l’influenza delle interazioni di gravità nella creazione dell’Universo.

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