Plastica e salute cerebrale: emergono preoccupazioni dalla ricerca
Di recente gli scienziati hanno concentrato i loro studi sulla presenza di microplastiche nel cervello e nel corpo degli esseri umani, evidenziandone i potenziali effetti. Vediamo insieme cosa hanno scoperto.

Le microplastiche includono tutti quei pezzi di plastica di dimensioni inferiori ai 5 mm. Ultimamente, i ricercatori hanno scoperto che queste particelle sono presenti più o meno dappertutto: negli organi umani, nelle nubi che sovrastano i rilievi montuosi, nelle feci dei bambini.
I risultati di una ricerca pubblicata su Nature Medicine hanno sollevato alcune inquietudini. Gli scienziati dell’Università del New Mexico hanno trovato delle microplastiche nei cervelli di alcuni cadaveri, ma non solo. Hanno, infatti, individuato concentrazioni più alte di plastica nei reni, nel fegato e in altre parti del corpo, con un ammasso maggiore nelle persone decedute da poco. Ciò indicherebbe un peggioramento recente dell’esposizione alla plastica.
I ricercatori hanno anche scoperto un aumento dell’accumulo di quest’ultima nel cervello dei soggetti colpiti da demenza, ipotizzando forse un collegamento con la patologia degenerativa. Nicholas Fabiano, autore primario del commento pubblicato sulla rivista Brain Medicine, ha dichiarato che la ricerca deve fare ulteriori progressi per comprendere come le microplastiche possano incidere sulla nostra salute. Tuttavia, i risultati attuali sono piuttosto allarmanti: la presenza di queste particole nel cervello è un’informazione sconvolgente, visto che non si conosce ancora quale influenza possano avere a livello cognitivo o mentale.

Come limitare l’esposizione alla plastica
Il pericolo per la nostra salute non deriva solo dalle microplastiche, ma anche dalle sostanze chimiche espulse dalle stesse. Gli esperti ne hanno individuate più di 100 nella plastica. Queste potrebbero causare danni alla salute dell’uomo e degli animali, provocando un’interruzione della regolazione ormonale. Tali sostanze potrebbero essere correlate ad alcune tipologie di cancro, a malattie metaboliche (diabete) e a un aumento del rischio d’infertilità.
Secondo Fabiano, le incognite riguardanti queste minuscole particelle sono ancora molte, ma sarebbe importante capire come entrino nel cervello umano e come possano essere espulse. Secondo alcune analisi, le sostanze chimiche presenti nella plastica potrebbero essere eliminate attraverso il sudore.
Per il momento gli scienziati hanno sollecitato i governi e i politici perché intervengano, limitando l’esposizione alle microplastiche. La popolazione, intanto, può ridurne l’assunzione, seguendo alcuni accorgimenti, come bere acqua filtrata dal rubinetto, anziché in bottiglia. Si consiglia anche di evitare il consumo di cibi trasformati e contenenti quantità elevate delle suddette sostanze e di conservare gli alimenti in recipienti di vetro o di acciaio inossidabile.