La Grande Nube di Magellano si scontrerà, un giorno, con la nostra galassia, così come un buco nero supermassiccio. Ciò che suscita maggior interesse è che quest’ultimo cade in un regime di massa più piccolo di 1 milione di volte la massa del Sole. La conferma della sua esistenza potrebbe aiutare gli scienziati a capire come i buchi neri possano svilupparsi da masse della misura di una stella, evolvendosi in corpi di dimensioni pari a miliardi di masse del Sole.

È importante sottolineare che non è facile individuare l’esistenza di buchi neri, poiché non emettono radiazioni rilevabili. È possibile identificarli solo, in fase di  assorbimento attivo della materia. Tale processo è in grado di produrre una luce abbagliante durante il surriscaldamento causato dai fenomeni di gravità e attrito.

I ricercatori devono, pertanto, utilizzare metodi particolari per individuarli: uno di questi  riguarda la misurazione di orbite insolite. Osservando scrupolosamente le orbite della Via Lattea, hanno potuto confermare l’esistenza di Sagittarius A*, un buco nero davvero enorme.

la Grande Nube di Magellano

I ricercatori hanno individuato un buco nero supermassiccio

L’astrofisico Jiwon Jesse Han del CfA (Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics), insieme alla sua equipe, ha utilizzato un altro tipo  di movimento stellare: la stella iperveloce. In questo caso, gli oggetti atipici viaggiano a una velocità superiore a quella media delle altre stelle della galassia, con la possibilità di fuggire verso lo spazio intergalattico. Il moto di accelerazione delle stelle iperveloci è noto come meccanismo di Hills e prevede l’interazione tra un buco nero e due stelle. La forza gravitazionale è in grado di scaraventare violentemente uno di questi elementi nello spazio a velocità impressionante.

Buco nero dormiente scoperto dal telescopio James Webb: un segreto nell’universo primordiale Buco nero dormiente scoperto dal telescopio James Webb: un segreto nell’universo primordiale

Utilizzando i dati forniti dal telescopio spaziale Gaia, i ricercatori hanno esaminato 21 stelle iperveloci del sottotipo B, molto grandi, calde e con vite brevi. Hanno tracciato, quindi, la velocità e il moto di origine di 16 stelle, 7 delle quali originate nel centro della Via Lattea, in prossimità di  Sagittarius A*.

Per quanto riguarda le altre stelle, sembrerebbero provenire  dalla Grande Nube di Magellano, facendo presumere l’espulsione tramite meccanismo di Hills di un buco nero supermassiccio, nascosto all’interno di un enorme oggetto celeste. I ricercatori continueranno  a studiare Sgr A*, con l’intento di scoprire e confermare i misteri di questi straordinari eventi cosmici.