L’autismo è entrato a far parte del DSM ( Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders ),  da oltre 40 anni. Successivamente abbiamo assistito a un riconoscimento di questa condizione neuroevolutiva dell’infanzia come diversa nella sua manifestazione, ma spesso contemporanea ad altre patologie. Tale concomitanza è diventata fonte di discussione sui segnali presenti in più situazioni neuroevolutive, non escludendo l’autismo e creando un certo interesse nei probabili vantaggi derivanti dalla ricerca e dal supporto clinico.

Certamente, un quadro transdiagnostico favorirebbe diversi progressi scientifici nei confronti di questi disturbi, consentendo un approccio migliore verso lo sviluppo infantile e le difficoltà ad esso collegate. Ciò comporterebbe molti cambiamenti sia nella fase di studio che nella pratica clinica, offrendo diversi vantaggi.

Attualmente, le ricerche e i metodi di supporto prevedono una valutazione diagnostica prima dell’erogazione dei servizi, richiedendo tempi molto lunghi e creando limitazioni. Un adeguato apparato transdiagnostico potrebbe favorire l’identificazione dei bambini che necessitano di trattamenti a lungo termine, evitando di soffermarsi a una diagnosi unica.

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Autismo e altre condizioni neuroevolutive: i vantaggi di un framework transdiagnostico

Un framework transdiagnostico permetterebbe di focalizzare l’attenzione sul singolo bambino e sulle sue necessità, valutando i relativi strumenti di supporto, ma non solo. Potrebbe indicare nuovi metodi di studio e trattamento dei disturbi mentali. Negli anni sono stati studiati i collegamenti tra le difficoltà di funzione esecutiva e alcune condizioni neuroevolutive. I piccoli pazienti con ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività) manifesterebbero ritardi importanti nello spostamento dell’attenzione e nel controllo degli impulsi. Sintomi presenti anche nei bambini affetti da autismo o con disturbi  di apprendimento.

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Si tratterebbe, dunque, di differenze minime più identificabili come somiglianze comuni alle condizioni neuroevolutive: il disturbo della funzione esecutiva è più grave nei bambini che presentano due o più disordini di questo tipo. In definitiva, un quadro transdiagnostico potrebbe rendere la ricerca più sensibile allo sviluppo, ponendo i ritardi delle funzioni esecutive come segnale di differenze neuroevolutive e supportando in modo precoce i bambini che ne soffrono.