Le orbite dei pianeti attorno al sole sono da tanti anni ormai oggetto di interesse e fonte di dibattiti scientifici. Non tutte le proprietà orbitali sono comprese dai ricercatori, ma le orbite planetarie si sono evolute e modificate dalla formazione del Sistema solare. Molte le migrazioni planetarie che si sono susseguite nel corso dei decenni, che suggeriscono come le interazioni planetarie abbiano causato la migrazione dei pianeti giovani verso l’interno o verso l’esterno rispetto a quelle che sono le posizioni originali.

Adesso però a far luce su tutto questo è stata una teoria che ha suggerito come la causa potrebbe essere un oggetto massa pari a 2-50 volte quella del pianeta Giove che attraversa l’intero Sistema Solare. Un gruppo di ricercatori ha scoperto un misterioso visitatore cosmico che potrebbe aver modellato il nostro Sistema solare.

cometa interstellare Oumuamua

Il ruolo dei visitatori interstellari nella dinamica del Sistema Solare

I ricercatori in questione hanno scopeto il primo visitatore interstellare nel 2017, chiamato Oumuamua. Questo pare presenti una forma allungata ed un’accelerazione piuttosto insolita causata forse da degassamento o altre forze non gravitazionali. Uno studio piuttosto recente mette in luce un’ipotesi, ovvero quella secondo cui un simile visitatore interstellare potrebbe aver avuto un ruolo centrale nei cambiamenti delle orbite dei pianeti.

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A far luce di questo aspetto è stato un team di scienziati con alla guida Garett Brown University di Toronto che hanno esplorato la natura dei pianeti, suggerendo come sia improbabile che le attuali teorie possano in qualche modo spiegare le osservazioni. Tuttavia, queste ricerche mostrano la presenza di un oggetto con una massa compresa tra 2 e 50 volte quella di Giove che attraverserebbe il Sistema solare.

Il visitatore interstellare è in grado produrre le orbite del Sistema Solare con una probabilità su 100. I calcoli evidenziano una distanza del perielio al di sotto delle 20 unità astronomiche e una velocità di eccesso iperbolica inferiore a 6 km/s -1. Secondo i ricercatori, si tratta della teoria più attendibile finora analizzata.