Novità importanti ed interessanti sull’Antartide, che negli ultimi 35 anni si è trasformato per i cambiamenti climatici, tanto da aver cambiato addirittura colore. I nostri satelliti riescono a percepire anche i cambiamenti climatici, osservando come il ghiaccio pian piano si stacca dagli oceani polari e le parti del pianeta che in precedenza erano ghiacciate diventano verdi di vegetazione.

Recentemente un gruppo di scienziati ha raccolto ben 35anni di dati satellitari che hanno mostrato come l’Antartide lentamente stia diventando più verde. Ecco i dati raccolti e cosa hanno messo in evidenza gli scienziati.

Cambiamenti climatici, l’Antartide ha cambiato colore

Nel corso degli ultimi 35 anni l’Antartide ha letteralmente cambiato colore. La Nasa e lo Unitede States Geological Survey hanno inviato nello Spazio per la prima volta nel 1975, il primo Landsat. Da quel momento però, sono stati lanciati altri 8 Landsat, ed il lancio più recente è quello del Landsat 9. I dati emersi rappresentano una vera e propria svolta, perché ci forniscono delle informazioni molto interessanti sulla Terra e sui cambiamenti che questa attraversa.

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La ricerca recente, pubblicata su Nature Geoscience, si è basata su ben 35 anni di dati Landsat, a partire da Landsat 5 a finire a Landsat 8 per poter misurare la diffusione della vegetazione in Antartide. I ricercatori hanno spiegato:

Questo studio mirava a valutare la risposta della vegetazione al cambiamento climatico nella Penisola Antartica negli ultimi 35 anni quantificando i tassi di cambiamento nell’estensione spaziale e nella “direzione” (inverdimento rispetto a imbrunimento), che non sono ancora stati quantificati.

Il colore dell’Antartide è cambiato, diventando sempre più verde, semplicemente perché sono cresciuti i muschi che dominano le aree verdi. I dati raccolti hanno messo in evidenza come il muschio si era accumulato più rapidamente negli ultimi 50 anni con tanto di aumento dell’attività biologica.

Dobbiamo andare in questi luoghi dove stiamo osservando i cambiamenti più distintivi e vedere cosa sta succedendo sul campo.

Thomas Roland, scienziato ambientale dell’Università di Exeter