Robin Li, CEO di Baidu, ha affermato che le “allucinazioni” prodotte dai modelli di intelligenza artificiale generativa non rappresentano più un problema significativo, e ha previsto un’imminente crisi che potrebbe portare al crollo di molte startup AI. Secondo Li, il settore dell’AI sta vivendo una fase di crescita esponenziale simile alla bolla delle dot-com degli anni ’90, il cui destino è stato segnato da un drastico ridimensionamento.
Intervenendo la scorsa settimana alla Harvard Business Review Future of Business Conference, il CEO di Baidu ha dichiarato: “Il cambiamento più rilevante che abbiamo visto negli ultimi 18-20 mesi è la precisione delle risposte fornite dai modelli linguistici di grande scala”. Li ha sottolineato che, grazie ai progressi compiuti, “il problema è stato pressoché risolto: quando si parla con un chatbot basato su un modello all’avanguardia, si può sostanzialmente fidarsi della risposta”.
Una bolla pronta a scoppiare?
Robin Li ha poi descritto l’attuale fase di sviluppo dell’intelligenza artificiale come un’inevitabile “bolla”, simile a quella delle società Internet che nel decennio scorso si sono espanse rapidamente per poi scomparire nel nulla. Solo una minima percentuale delle aziende, secondo Li, riuscirà a emergere dalla crisi, creando un impatto duraturo e positivo per la società. “Probabilmente sarà l’uno per cento delle aziende a distinguersi, creando un enorme valore per la collettività. Siamo semplicemente all’inizio di questo processo”, ha spiegato.
Il CEO ha anche riflettuto sull’impatto a lungo termine dell’AI sui posti di lavoro, affermando che serviranno dai 10 ai 30 anni prima che la tecnologia inizi a sostituire in maniera significativa l’occupazione umana. “Le aziende, le organizzazioni, i governi e le persone comuni devono prepararsi per questo tipo di cambiamento di paradigma”, ha avvertito.