Google ha fatto notizia con un annuncio decisamente innovativo: l’acquisto di energia dai futuri reattori nucleari di nuova generazione. L’azienda, infatti,  ha firmato un accordo con Kairos Power per l’acquisizione di energia pulita dai cosiddetti piccoli reattori modulari (SMR), una tecnologia ancora in fase di sviluppo che promette di rivoluzionare il modo in cui produciamo elettricità.

L’azienda ha annunciato ieri l’accordo, che a suo dire è il primo accordo  al mondo per l’acquisto di energia elettrica da piccoli reattori, ancora in fase di sviluppo. La società di ingegneria Kairos Power, prevede di rendere operativo il suo primo SMR entro il 2030. Google ha accettato di acquistare elettricità da “più” reattori che saranno costruiti fino al 2035.

Ma cosa significa tutto questo per il futuro dell’energia e della tecnologia?

La scommessa sul nucleare avanzato

I piccoli reattori modulari sono considerati da molti come il futuro dell’energia: più economici, sicuri e facili da installare rispetto ai reattori tradizionali. Con la capacità di fornire energia 24/7, superano i limiti delle energie rinnovabili come il solare e l’eolico, che dipendono dalle condizioni meteorologiche.

I nuovi reattori SMR (Small Modular Reactors) sono, come suggerisce il nome, piccoli e modulari. Ora, cosa significa davvero?

Tradizionalmente, i reattori nucleari sono delle vere e proprie “centrali atomiche” colossali: occupano spazi enormi, costano miliardi e impiegano anni (se non decenni) per essere costruiti. Pensiamo a loro come a dinosauri tecnologici: potenti, ma lenti e complicati da far funzionare.

Qui entrano in gioco gli SMR, che sono sostanzialmente i loro nipoti più giovani, snelli e smart. Questi nuovi reattori hanno delle caratteristiche che li rendono innovativi:

  1. Dimensioni ridotte: Gli SMR sono molto più piccoli, da un decimo a un quarto della dimensione dei reattori tradizionali. Immagina un reattore che puoi quasi “impilare” o spedire in pezzi, un po’ come farebbe IKEA con i suoi mobili. Questo li rende più facili da costruire e trasportare.
  2. Design modulare: “Modulare” è la parola chiave. Questi reattori sono pensati per essere costruiti in serie, un pezzo alla volta, e installati dove serve. Non devi più aspettare anni per vedere il reattore completo, puoi aggiungere moduli man mano che c’è bisogno di più energia. Più efficienza, meno attese.
  3. Meno costosi: Essendo più piccoli e modulari, il costo complessivo scende drasticamente rispetto ai giganti nucleari del passato. È un po’ come passare da un vecchio computer da scrivania ingombrante a un laptop compatto e potente.
  4. Maggiore sicurezza: Gli SMR incorporano le ultime tecnologie in fatto di sicurezza. Con meno complessità e design più moderni, dovrebbero essere anche più sicuri. Un bel vantaggio quando si parla di nucleare, no?

L’innovazione vera sta proprio qui: l’energia nucleare, che da decenni si porta dietro la fama di essere rischiosa, costosa e complicata, potrebbe ora essere agile, economica e scalabile. Google, con il suo accordo, è uno dei primi giganti tech a voler puntare su questo nuovo corso, mentre altre aziende come Amazon e Microsoft ancora flirtano con i vecchi reattori.

In poche parole, se i vecchi reattori nucleari erano un po’ come quei vecchi telefoni “mattoni” degli anni ’90, gli SMR sono come uno smartphone di ultima generazione: più piccoli, più potenti, più pratici.

Il dilemma green

Google non è la prima azienda tech a esplorare il nucleare per alimentare i propri data center affamati di energia: anche Amazon e Microsoft hanno preso strade simili. Ma Google punta su una tecnologia del tutto nuova, con l’obiettivo di raggiungere i suoi ambiziosi target climatici entro il 2030.

L’accordo con Kairos Power segna un passo importante, ma non privo di sfide. Anche se i nuovi reattori promettono zero emissioni di carbonio, restano aperte questioni delicate, come lo smaltimento delle scorie radioattive e l’impatto dell’estrazione dell’uranio. Google, tuttavia, sembra essere disposta a correre il rischio per accelerare la sua transizione verso un’energia completamente pulita.

Questo accordo segna l’ennesima prova che l’industria tech sta allargando il suo raggio d’azione, esplorando campi che vanno ben oltre la tecnologia pura. Non si tratta più solo di innovare nel software, ma anche di riscrivere le regole del gioco in settori come l’energia nucleare. Il 2030 potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova era?