Un recente studio ha permesso di dimostrare che la presenza, nel terreno, di batteri rende per gli impollinatori i fiori più attraenti. Il tutto come avviene? Secondo gli studiosi tramite una specifica tipologia di relazione particolarmente nota con l’espressione mutualismo molto diffusa sia negli animali ma anche nelle piante. Proprio parlando di piante occorre precisare che microrganismi come ad esempio i funghi e i batteri nono solo contribuiscono alla creazione di queste relazioni mutualistiche ma allo stesso tempo riescono anche a trarne particolare beneficio. Grazie a tale relazione entrambe le parti riescono ad ottenere maggiori nutrienti oppure riescono a riprodursi in modo più deciso.
Lo studio si è concentrato in particolar modo sulla C.latistipula ovvero un arbusto abituato a vivere in un terreno povero di nutrienti e la cui riproduzione è legata ad un solo impollinatore. Il professore del Centro per le scienze naturali e umane dell’Università federale dell’ABC del Brasile ovvero Anselmo Nogueira è intervenuto sulla questione rivelando che questa pianta ha una relazione mutualistica con un tipo di impollinatore nello specifico. Proprio il polline immagazzinato nelle antere dei fiori viene rilasciato solamente quando tali fiori subiscono una vibrazione. E questo perché la scossa arriva proprio dalle femmine appartenenti ad alcune “specie di bombi del genere Bombus”.
Il lavoro svolto dagli esperti
Gli esperti hanno condotto all’interno del Plant-Animal Interaction Laboratory, uno specifico esperimento in serra. E grazie a questo sono riusciti a dimostrare che a rendere i fiori attraenti per i bombi sono proprio i batteri. Per poter effettuare tale scoperta i ricercatori hanno tenuto sotto osservazione per 16 mesi la crescita di 60 piante di C.latistipula. Metà di queste sono state coltivate in un terreno composto per il 90% da sabbia e 10%d di terriccio organico e con una bassissima concentrazione di nutrienti e nel caso specifico azoto. La restante parte di piante è stata invece coltivata in un terreno particolarmente ricco di sostanza organica e caratterizzato anche da nitrato di potassio in grado di rilasciare nel terreno proprio l’azoto.
Le due tipologie di terreno sono state sottoposte a diversi trattamenti. Alla fine gli studiosi hanno avuto modo di verificare che nel terreno sabbioso dove l’azoto era particolarmente scarso e dove non vi erano dei batteri aggiunti ecco che le piante tendevano a crescere poco e le foglie erano gialle a causa dell’assenza di azoto. Mentre invece nel terreno sabbioso povero di azoto ma con batteri azotofissatori ecco che le piante erano molto più alte.