A quante radiazioni spaziali saranno sottoposti gli astronauti protagonisti della prossima missione Artemis attorno alla Luna? Per rispondere a questa domanda ecco che proprio due manichini sono stati inviati nello spazio. Attorno alla navicella spaziale e sui manichini, chiamati esattamente Zohar e Helga, sono stati posizionati degli strumenti utili a misurare le radiazioni e denominati dosimetri. Questi hanno permesso di rilevare importanti dati che hanno dimostrato che l’esposizione alle radiazioni può variare a seconda di quella che è la posizione all’interno di Orion.

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E ancora i dati ottenuti hanno permesso di scoprire che le aree meglio schermate, rispetto alle peggiori, hanno ricevuto molte meno radiazioni. Esattamente quattro volte meno rispetto alle altre aree. I manichini inviati nello spazio avevano dei dosimetri addosso ma non erano vestiti nello stesso modo. Nello specifico proprio Zohar indossava un giubbotto protettivo grazie al quale è stato possibile valutare la diversa dose di radiazioni ricevute. Bene, la missione ha consentito di scoprire che gli astronauti potranno sperimentare circa 30 millisievert ovvero il 60% circa della dose massima consentita per un lavoratore addetto alle radiazioni.

Svelato il modo per poter ridurre l’esposizione alle radiazioni

Molti si staranno in questo momento domandando cosa provoca tutto questo. E alla domanda in questione possiamo rispondere rivelando che un sesto di tutto ciò è causato dalle fasce di Van Allen ovvero delle bande di radiazioni che si trovano proprio intorno al Pianeta. Esiste però un modo piuttosto efficace per poter ridurre l’esposizione alle radiazioni, e a dimostrarlo è stata proprio Artemis. Questo metodo consiste nell’orientare la navicella di 90 gradi durante il sorvolo attraverso la fascia interna. Grazie a tali dati sarà quindi possibile pianificare per bene le future missioni Artemis.

Sergi Vaquer Araujo, responsabile dello Space Medicine Team e coautore dello studio tramite una dichiarazione inviata a  IFLScience ha rivelato che i dati raccolti consentiranno di poter stimare l’esposizione alle radiazioni per: “gli astronauti dell’ESA prima del loro viaggio nello spazio profondo“. Ed in questo modo sarà anche possibile garantire la loro sicurezza sia durante le missioni sulla Luna sia in altre occasioni.

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