Coerenza. Questa è la prima parola che ci viene in mente per descrivere The Penguin, l’attesissima nuova serie targata HBO/Max e DC Comics che vuole provare a riportare gli spettatori nel mondo di The Batman, il film del 2022 diretto da Matt Reeves, che qui torna a livello produttivo insieme allo showrunner Lauren LeFranc per fare da spin-off e permetterci di osservare più da vicino il Pinguino di Colin Farrell, già visto nella pellicola. Vi raccontiamo cosa aspettarvi senza spoiler, ricordandovi che la serie arriverà dal 20 settembre in esclusiva su Sky Atlantic e in contemporanea con gli Usa, e in streaming solo su NOW.

Tra The Batman e The Batman 2, una serie midquel

Abbiamo scelto la parola coerenza all’inizio della nostra recensione perché Matt Reeves per il suo The Batman con Robert Pattinson aveva scelto la strada del Detective Comics, ovvero l’origine dei fumetti dell’Uomo Pipistrello. “Il miglior investigatore al mondo”, anche se in quel caso ancora acerbo e alle prime armi. Lauren LeFranc racconta un sequel di quell’universo narrativo, spostandosi sul medium televisivo e facendo da raccordo tra il primo e il secondo capitolo, le cui riprese sono attese per il 2025 per un’uscita al cinema nel 2026. Nel farlo, opta per la via della mafia story, prendendo a piene mani dalla tradizione cinematografica di Scarface e da quella televisiva dei Soprano ma adattandola all’oggi (o meglio, al 2022) e soprattutto al mondo di Battinson. Un racconto quindi poco soprannaturale, poco “super” ma che per definizione è stato sempre quello del Crociato Incappucciato, il cui superpotere sono i soldi come disse ironicamente il Bruce Wayne di Ben Affleck. Del resto, le migliori storie fumettistiche legate ad uno dei villain più famosi di Batman sono delle gangster story.

The Penguin, il Pinguino di Colin Farrell vive

Nel serial ci troviamo dieci giorni dopo l’allagamento di Gotham City causato dall’Enigmista di Paul Dano, e tutti devono affrontarne le conseguenze. Alcuni quartieri sono stati spazzati via insieme ai loro abitanti, proprio come è successo alla famiglia di Victor Aguilar (un promettente Rhenzy Feliz). Il ragazzo incontra “per caso” Oswald mentre prova a risolvere un guaio in cui si è cacciato. Il Pinguino prende il giovane sotto la propria ala provando a mostrargli un mondo “migliore” in cui non debba vergognarsi della propria balbuzie. Spesso il trucco prostetico rischia di richiamare a sé tutta l’attenzione di un prodotto audiovisivo, impedendo agli spettatori di concentrarsi sulla storia e sulla performance degli attori. Per fortuna in questo caso si va oltre quest’ostacolo e la voce di Colin Farrell, insieme alle movenze accentuate per far emergere la camminata claudicante di Cobb, regalano un grande personaggio: ricco di contraddizioni e sempre pronto a voltare bandiera per il miglior offerente, perché ha imparato che solo così si sopravvive in un mondo di squali. Soprattutto se si è un pesce menomato e bisogna trasformare quell’handicap nella propria forza, come proverà ad insegnare a Victor. Ecco perché rimbalza la propria devozione tra i Falcone e i Maroni come se nulla fosse, provando ad aggirare sempre l’ostacolo e a convincere chi ha di fronte che ha sempre parteggiato solo e solamente per quella persona.

the-penguin-colin-farrell-rhenzy-feliz-scena-serie-tv-sky-now.jpg

Oz e Victor, partners in crime.

La morte di Carmine Falcone (che ritroviamo nella serie in alcuni flashback interpretato da Mark Strong) lascia un vuoto di potere in città e tutti vogliono provare a colmarlo, Oswald compreso. Sulla scacchiera sono posizionati anche i membri sopravvissuti delle due famiglie: da un lato Salvatore Maroni (Clancy Brown), ora in carcere, e la moglie Nadia (Shohreh Aghdashloo insieme al figlio scapestrato; dall’altro il maggiore dei Falcone, Alberto (Michael Zegen) insieme allo zio Luca (Scott Cohen), al fidato consigliere Johnny Viti (Michael Kelly) e alla ritrovata sorella Sofia (Cristin Milioti), uscita da Arkham Asylum dopo un decennio dove era stata rinchiusa per aver ucciso una serie di donne, che le avevano dato il soprannome de L’Impiccato. I meccanismi messi in moto a quel punto vengono dalla più classica delle gangster story ma allo stesso tempo si inseriscono quasi ad incastro nel tessuto narrativo di Gotham City, la cui corruzione imperante è sempre stata il suo emblema. Scopriamo così nuovi luoghi della città, come il quartiere di Victor o ancora quelli delle famiglie malavitose e del personaggio titolare. Anche la regia di Craig Zobel e la fotografia di Darran Tiernan cambiano dall’oscurità progressiva del protagonista, per dare un’identità propria allo show, per quanto derivativo. Se lì era Batman, qui è il Pinguino: di conseguenza si tende al grigio e ad una Gotham sempre allo sbando, ma meno caotica e fuori controllo.

The Batman: la clip con la celebre scena dell’inseguimento con Penguin The Batman: la clip con la celebre scena dell’inseguimento con Penguin

Nessuno mette Sofia in un angolo

Proprio i personaggi femminili che ruotano intorno al personaggio titolare e gli fanno da contraltare sono la forza di The Penguin. Da un lato la madre Francis (Deirdre O’Connell), che inizia a dare segni di Alzhaimer e allo stesso tempo ha un rapporto di co-dipendenza col figlio, sopravvissuto al fratello. Anche in questo caso dobbiamo ribadire il concetto di coerenza, rispetto alle origin story cartacee e alle varie trasposizioni audiovisive (su tutte, quella della serie Gotham, che guarda caso infatti si concentrava sulla città stessa) in cui la loro relazione era l’inizio e la fine di tanti problemi del Pinguino. A risplendere però, accanto a Colin Farrell è Cristin Milioti. Ne ha fatta di strada da How I Met Your Mother e dopo aver dimostrato le proprie doti comiche e drammatiche (Fargo) le eleva e porta a compimento con il ruolo di Sofia Falcone.

the-penguin-cristin-milioti-scena-serie-tv-sky-now.jpg

Una giovane donna vittima non solo di un mondo di uomini come quello della malavita organizzata ma anche di una famiglia altamente tossica e di un sistema che non riconosce l’importanza della salute mentale e gioca a dadi con le autorità per controllare la narrazione di ciò che sta accadendo per le vie cittadine. Non l’unico tema affrontato dalla serie – in particolare in un episodio su tutti, il quarto, davvero pazzesco. Peccato solo ci metta un po’ ad arrivarci, richiedendo pazienza allo spettatore, complice anche un’inutilmente lunga durata delle puntate. Un tema affiancato dalla proverbiale “rivincita degli sfigati” che qui sono freaks a tutti gli effetti, come la menomazione al piede del protagonista, o la balbuzie di Victor: tutti devono riscattare la propria immagine, la propria famiglia, il proprio posto nel mondo. Un mondo corrotto e ingiusto dove bisogna farsi furbi per non essere fagocitati. Al gioco di Gotham, del resto, o si vince o si muore: e la serie non ha assolutamente paura di mostrarlo.

85
The Penguin
Recensione di Federico Vascotto

Come spiegato nella recensione, The Penguin fa un percorso assolutamente lineare con il suo predecessore, The Batman di Matt Reeves, provando ad inserirsi in una dimensione più gangster ma sempre terrena e poco supereroistica, per raccontare la rivincita di un sottobosco che chiede a gran voce di essere ascoltato in quel di Gotham City. Colin Farrell va oltre la maschera e la macchietta, mentre a brillare davvero è Cristin Miloti, una Sofia Falcone sfaccettata ed incredibile che non solo denuncia un sistema marcio e corrotto ma prova anche a riprendersi tutto quello che è suo, diventando l’aminemica principale del nostro Pinguino.

ME GUSTA
  • Colin Farrell: c’è lui dietro il trucco prostetico e per fortuna si vede e si sente.
  • Cristin Milioti è qualcosa di straordinario come Sofia Falcone.
  • Gli episodi monografici e il tema del riscatto personale.
  • La fotografia diversa da The Batman, meno scura e più grigia.
FAIL
  • Si tratta di una mafia story “classica” e questo potrebbe spazientire qualcuno.
  • Ci mette un po’ ad ingranare.
  • La durata eccessiva degli episodi.