Molte sono le creature, come scinchi e colibrì, in grado di sfoggiare delle incredibili e bellissime tonalità. Queste, a loro volta, sono create da nanostrutture in grado di intrecciare lunghezze d’onda di luce. Ma, quali sono i geni responsabili dei colori brillanti dei batteri? A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori guidati da Aldert Zomer, bioinformatico dell’università di Utrecht. Nello specifico, tali ricercatori sono riusciti ad individuare i geni che consentono non sono a bellissime creature ma anche ai batteri di poter sfruttare il fenomeno menzionato in precedenza.

Prima di ogni cosa occorre effettuare una distinzione tra i colori emessi dai pigmenti e quelli strutturali. I primi altro non sono che la parte rimanente dello spettro luminoso visibile e che a loro volta non vengono assorbite. I secondi invece hanno origine dal modo in cui interferisce la luce quando questa viene riflessa.

La scoperta sul colore dei batteri

I ricercatori per effettuare la scoperta sopracitata hanno confrontato i genomi di ben 87 ceppi di batteri che possono formare delle colonie strutturalmente colorate con 30 ceppi incolore. In totale sono stati 250,0000 i genomi batterici e 14.000 i campioni ambientali esplorati, anche grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. Ed il tutto con l’unico obiettivo di scoprire quali batteri erano in possesso di un colore strutturale.

Inquinamento da PET negli oceani: i batteri geneticamente modificati lo contrastano Inquinamento da PET negli oceani: i batteri geneticamente modificati lo contrastano

Quanto scoperto, ovvero che il colore strutturale era presente anche nei batteri che vivono dove non vi è assolutamente luce da riflettere, ha lasciato tutti senza parole. Bas Dutilh, ecologo virale dell’Università di Jena, si è espresso affermando che lo studio ha permesso di scoprire che “i geni responsabili del colore strutturale” si trovano soprattutto negli oceani ma non solo. Anche in habitat definiti speciali come aree di acque profonde e in acque dolci.

L’ecologo virale ha poi voluto precisare che invece i microbi presenti negli habitat legati all’ospite, come ad esempio il microbioma umano, hanno mostrato un limitato colore strutturale. Dalla ricerca è quindi emerso che il colore strutturale nei batteri potrebbe avere origine dall’effetto collaterale legato al modo in cui i batteri tendono ad organizzarsi nelle loro colonie.

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