Non si tratta di fantascienza, i più scettici potrebbero affacciarsi a questa notizia con diffidenza e incredulità, ma una ricerca eseguita con la collaborazione inconsapevole di un essere invertebrato ha rivelato che è possibile guarire una ferita con la luce. Grazie all’impiego degli infrarossi, potrebbe essere una tecnica avanzata di un futuro non molto lontano.
Il team dei ricercatori ha concentrato lo studio su un esemplare in particolare, per le sue caratteristiche, parliamo dell’Hydra vulgaris, il quale ha la capacità di rigenerarsi parti amputate del piccolo corpo. E ciò grazie all’azione delle cellule staminali, che nell’essere si riattivano, guarendo la troncatura dell’organismo. La sfida dei ricercatori è stata proprio quella di individuare come questo procedimento possa attivarsi nell’uomo.
Il quesito al quale hanno cercato di rispondere gli scienziati dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “Eduardo Caiello” è stato questo: è possibile guarire le ferite con la luce? Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati sulla nota rivista Advanced Functional Materials. Lo studio è avvenuto insieme a un gruppo di studiosi dell’Istituto di Nanoscienze e Materiali di Aragona della Spagna.
Curare con la luce, com’è possibile? L’importanza delle cellule staminali
La luce potrebbe realmente guarire le ferite grazie all’azione di alcune nanoparticelle d’oro, che stimolerebbero l’azione delle cellule staminali e permettere ai tessuti di rigenerarsi illuminati con il fascio di luce. Siamo abituati a vedere certe scene solo nei film di fantascienza, ma potrebbe non rimanere una visione futuristica, diventando una capacità concreta di guarire le ferite delle persone, usando appunto la luce.
Gli studiosi, nell’argomentare il discorso, hanno fatto riferimento agli impacchi con il calore o all’uso del ghiaccio per alleviare il dolore e guarire alcune parti del corpo. Perché non potrebbe avvenire lo stesso con la luce, che in fondo invia anch’essa calore?
Claudia Tortiglione è una ricercatrice del Cnr- Isasi di Pozzuoli, ed è la coordinatrice del gruppo italiano. Ha affermato che da anni la medicina rigenerativa che punta proprio a questo, ossia alla cura dei tessuti lesionati promuovendo la rigenerazione cellulare. Tale disciplina è diversa dalla “riparazione”, che non ha il potere di ripristinare l’esatta morfologia e funzionalità del tessuto stesso.