È il 23 agosto 2023. Il Drago di Vaia a Lavarone, in Trentino, simbolo di rinascita e speranza realizzato dallo scultore veneto Marco Martalar, – viene spazzato via dalle fiamme di un incendio doloso, il cui anonimo colpevole non fu mai trovato. A mendo di un anno da quell’incendio rinasce il Drago sotto un’altra splendida veste.
Quanto banale e inutile è stato pensare che il tuo fuoco potesse uccidermi.
Se parlasse, il risorto drago di Vaia userebbe sicuramente le parole con cui Marco Martalar, il suo scultore, presenta la rinascita della sua creatura dalle ceneri del rogo di quasi un anno fa. L’artista di Roana ha completato pochissimi giorni il rifacimento dell’opera distrutta da mani ignote a Lavarone, andando ben oltre le aspettative con un nuovo particolare design e record infranto. Stiamo parlando infatti di una scultura che supera la precedente di diversi metri: ad oggi il più grande drago in legno al mondo con 16 metri di lunghezza e 7 di altezza. L’intero drago, di un colore molto più scuro rispetto alle altre sculture in quanto sono state utilizzate ben 6 tonnellate di legno carbonizzato, volutamente bruciato per unirlo ai resti dell’incendio e portare con sé il ricordo di quanto accaduto l’estate scorsa, assieme alle radici della tempesta Vaia.
Questo nuovo Drago – ha precisato l’artista – non è solo un guardiano a monito del rapporto tra essere umano e natura, ma è un custode di memoria, di storie, un simbolo di rinascita e resilienza che ricorda come gli esseri umani dovrebbero restare sempre umili davanti a madre natura
Ma cosa è il Drago di Vaia?
Il Drago Vaia era simbolo della rinascita, di una montagna che ha sofferto la violenza di una tempesta che distrusse nel 2018 centinaia di migliaia di alberi, ma che ha saputo con tenacia tornare a vivere. Per questo la sua distruzione fa ancor più male e denota, qualora le cause siano accertate come dolose, ancor più la stupidità di chi ha innescato il rogo. Il Drago fu realizzato a Lavarone appunto da Marco Martalar. L’artista completò la scultura grazie a una tecnica precisa: il drago presenta difatti uno scheletro centrale, a cui, poi, è stato fissato il materiale di recupero della tempesta Vaia. La struttura era alta 6 m e lunga 7, con l’impiego di 3.000 viti e 2.000 pezzi di alberi abbattuti. L’obiettivo iniziale era quello di dare nuova vita all’Avez del Prinzep, l’abete bianco più alto d’Europa (morto nel 2017), ma poi il progetto si spostò nel valorizzare i boschi in generale. Martalar ha, poi, utilizzato legno interamente non trattato che doveva essere segnato da tempo ed eventi atmosferici, per poi decomporsi in modo naturale e non purtroppo in modo dolosa (come si teme). Nel primo weekend di inaugurazione della struttura il Drago Vaia fece segnare numeri da record. Per vedere il “drago in legno più alto d’Europa” sono, infatti, accorsi più di 1.000 visitatori.
Questo drago, straordinario nella sua composizione, un venerdì di giugno fu devastato da un incendio che ne distrusse l’intera struttura in pochissimo tempo. Per la comunità di Lavarone (in provincia di Trento) fu uno shock. L’opera infatti era diventata un simbolo di rinascita, una meta di pellegrinaggio per moltissimi turisti e amanti della natura e forse è proprio a causa dell’attenzione mediatica suscitata dal drago che qualcuno aveva pensato di distruggerlo. Un gesto di rabbia per la continua affluenza di persone in un luogo prima poco frequentato com’era località Magré: probabilmente non si saprà mai, ma ciò che conta è che il drago, come spiega lo stesso scultore “è rinato dalle sue ceneri”. Martalar, tempo fa aveva annunciato il ritorno del drago con un uovo di legno, ora l’uovo si è schiuso facendo nascere una creatura ancora più maestosa e più “spaventosa” di prima, un vero e proprio custode della montagna con una posa straordinaria, quasi in posizione di attacco.
Possiamo dire che oggi (21 giugno, ndr) sono terminati i lavori e Lavarone ha di nuovo il suo guardiano. Per realizzarlo ci sono voluti dieci mesi di lavoro e l’opera porta con sé la memoria di quello che è successo al suo predecessore. Al suo interno non ci sono solo le radici della tempesta Vaia ma c’è pure una parte del vecchio drago che è stato distrutto, mentre le altre parti sono state volutamente carbonizzate e assemblate insieme al resto del legno.
L’opera è visitabile già da sabato 22 giugno, ma l’inaugurazione ufficiale (a numero chiuso) è prevista il giorno 1° luglio alle ore 11. Il Comitato Avez del Prinzep che, attraverso il Sindaco di Lavarone Isacco Corradi, ha raccolto i fondi, esprime i più sentiti ringraziamenti alle 1.650 persone che hanno contribuito, alle imprese che hanno donato spontaneamente per permettere la rinascita di un’opera che ha un significato molto profondo.