Il connubio perfetto di due strumenti scientifici, quali il satellite Gaia dell’ESA e lo strumento GRAVITY, che si trova in Cile, installato sul Very Large Telescope, ha permesso a un gruppo di scienziati di catturare immagini spettacolari per l’astronomia. Per la prima volta, sono state fotografate le compagne binarie di otto stelle luminose.
Il lavoro del Satellite Gaia consiste nel monitorare miliardi di stelle. Nel complesso lavoro di osservazione del suddetto satellite, sono state raccolte e catalogate le stelle osservate. Sono state prese in esame un gruppo di stelle, proprio perché i ricercatori hanno ipotizzato che tali stelle avessero una compagna binaria.
Si tratta nello specifico di un sistema stellare composto da due stelle, in cui una è più luminosa dell’altra. La prima viene definita primaria, in quanto è quella con una maggiore componente luminosa. La seconda è definita compagna o secondaria. L’attenta analisi ha portato gli studiosi a proseguire l’osservazione tramite GRAVITY, uno strumento che, nel suo lavoro di osservazione, utilizza la tecnica dell’interferometria.
Com’è avvenuta l’osservazione
Lo strumento GRAVITY, con la sua tecnica sopra citata, riesce a combinare la luce infrarossa appartenente a diversi telescopi, nel tentativo, appunto, di individuare i dettagli più minuziosi in oggetti deboli. L’osservazione ha evidenziato la presenza di una compagna binaria in otto stelle luminose.
GRAVITY ha soddisfatto la curiosità degli osservatori, in quanto sette compagne binarie erano del tutto sconosciute agli scienziati. Inoltre, in seguito all’osservazione attenta di queste stelle, lo studio ha permesso di scoprire che tre delle compagne sono nane brune, cioè dei corpi celesti la cui composizione è per metà stella e la restante parte è invece pianeta.
Le nane brune sono state oggetto di analisi da parte degli scienziati, i quali hanno notato che una di queste orbita intorno a una stella ospite con la stessa distanza che c’è tra la Terra e il Sole. Quest’ultimo è l’elemento chiave dell’osservazione, perché è la primissima volta in cui si riesce a fotografare una stella nana bruna con tale vicinanza alla stella ospite.