Non è più tempo per gli uomini che non devono chiedere mai. Nemmeno se sono stuntman. Anzi, forse ascoltano Taylor Swift quando vengono lasciati e devono superare la fine di una relazione. È così che vogliamo iniziare la recensione di The Fall Guy, per farvi capire subito il tono dell’atteso nuovo lavoro di David Leitch, un regista che ha iniziato la propria carriera come stuntman negli anni ’90 fondando poi una società con l’amico Chad Stahelski, continuando in seguito dietro la macchina da presa di action movie che si sono distinti per caratterizzazione dei personaggi e struttura narrativa: il cult John Wick insieme al collega e subito dopo, in solitaria, Atomica Bionda (2017), Deadpool 2 (2018), Fast & Furious – Hobbs & Shaw (2019) e Bullet Train (2022). Ora tira fuori un altro cast certosino capitanato da Ryan Gosling e Emily Blunt per The Fall Guy, dal 1° maggio al cinema dopo un’anteprima nazionale del 25 aprile, distribuito da Universal Pictures.

Una trama a prova di stuntman

Il protagonista al centro della trama di The Fall Guy non poteva che essere uno stuntman, Colt Seavers (Ryan Gosling, sorprendente ancora una volta dopo Barbie, La La Land, Drive, ruoli già cult), considerato uno dei migliori per la propria capacità di fare qualunque acrobazia, anche la più folle e pericolosa, sul set. Purtroppo un malaugurato incidente durante una di queste prove sembra mettere quasi fine alla sua carriera, questo almeno finché non viene richiamato da Jody Moreno (Emily Blunt, già action girl in Edge of Tomorrow, Sicario e A Quiet Place), assistente alla regia ora alla sua opera prima dietro la macchina da presa. In realtà il capo degli stuntman ha organizzato un escamotage per farli rincontrare – non si parlano dal fatidico incidente – proprio come in una commedia romantica. Da qui parte una rocambolesca e folle pellicola che non smetterà di farvi girare e saltare sulla sedia, fino alla fine.

Un frullato (proteico) di generi

Siamo pur sempre in un film sugli stuntman quindi quello a cui si assiste al cinema (che merita assolutamente la visione in sala) è un bel frullato (proteico) pieno di generi cinematografici. Dopo aver giocato proprio come un grande burattinaio con le proprie marionette o come un abile scacchiere con le proprie pedine, con il genere spy story in Atomica Bionda, quello supereroistico in Deadpool 2, quello delle corse d’auto clandestine in Fast and Furious, quello del giallo sul treno in Bullet Train, ora tocca alla romcom diventare un giallo action ibridato in The Fall Guy.

Ispirato alla serie tv omonima di successo degli anni ’80, il film vede al centro un rappresentante della categoria del cosiddetto cast tecnico che contribuisce a realizzare i successi di Hollywood ma non viene quasi mai celebrato o ricordato. L’anello invisibile di quella magica e ingrata catena di montaggio che è l’industria cinematografica. David Leitch realizza insomma una vera e propria lettera d’amore non solo al proprio (ex) lavoro ma anche alla settima arte in toto, omaggiando grandi cult che hanno fatto la storia con inquadrature, sequenze, citazioni più o meno velate ai titoli del passato e alla stessa serie originaria. Esprime il proprio affetto sempiterno attraverso una regia che può letteralmente mettere la quinta e sfogare ogni proprio sassolino creativo rimasto nella scarpa, con una serie di piani sequenza spettacolari ed una conoscenza del mezzo ampiamente dimostrata dal proprio utilizzo della macchina da presa, compreso l’uso meta-narrativo dello split screen. Tutto accompagnato da una colonna sonora citazionista, pop e rock.

Due protagonisti irresistibili

La riuscita del film parte dai due protagonisti: Ryan Gosling e Emily Blunt che – non sappiamo quanto consapevolmente al momento del casting – riescono a riportare il Barbenheimer dietro le quinte e durante la promozione della pellicola per poi riversare tutta la chimica ai loro personaggi sullo schermo. Forse Gosling ci sembra leggermente più in parte di Blunt, ma entrambi fanno un ottimo lavoro nel prendersi in giro sia attraverso la propria reale carriera (un certo giubbotto di pelle che sembra essere l’erede di quello di Drive) che attraverso quella fittizia nella storia (un certo cappello e atteggiamento sul set perché questo ci si aspetta da una regista donna).

Il contorno del cast non è da meno e citiamo due pezzi da novanta su tutti: un ritrovato Aaron Taylor-Johnson da Bullet Train che forse non brilla totalmente come in quel film ma accidenti se sa prendere in giro se stesso e una certa categoria di attori, a partire dal nome Tom Ryder, che ci sembra un’altra citazione per assonanza a un videogioco di successo anni ’90 che però aveva – guarda un po’ – una protagonista femminile. Proprio come in Bullet Train – forse la maggior espressione delle capacità di Leitch in solitaria fino ad ora – ciò che inizialmente sembrano una serie di eventi e situazioni da commedia degli equivoci staccati tra loro divengono invece i pezzi di un puzzle che si rivela un giallo da risolvere, a partire da una star scomparsa da ritrovare proprio come in Ave, Cesare! dei fratelli Coen. Se c’è infatti un aspetto che accomuna tutte le opere dell’ex stuntman e che qui viene elevato all’ennesima potenza è proprio quello meta-cinematografico.

Accanto al giovane attore forse prossimo James Bond per Universal (dita incrociate) troviamo Hannah Waddingham (Ted Lasso) che, mora e non più bionda, dimostra ancora una volta la propria bravura nel caratterizzare la spietata produttrice del film-nel-film al centro della storia, che mescola sci-fi e western, un “Mezzogiorno di fuoco ai confini della galassia”. Un complotto senza precedenti si sta abbattendo sul set e forse nessuno se ne rende conto, finché non potrebbe essere troppo tardi. Qui la sceneggiatura di Drew Pearce (Hobbs & Shaw) non fa i salti mortali che erano stati capaci di fare i suoi predecessori in Atomica Bionda e Bullet Train, ma è a livello di messa in scena che Leitch sgancia le cartucce migliori. Eppure è anche la storia, grazie a quegli interpreti così meravigliosamente scelti, a tenere incollati allo schermo e far salire su una giostra che non sembra aver intenzione di fermarsi finché tutti gli stuntman e affini non saranno stati celebrati a dovere. Finalmente. Per questo vi diciamo rimanete seduti anche durante i titoli di coda. Buona visione e buon meta-cinema a tutti!

75
The Fall Guy
Recensione di Federico Vascotto

Chiudiamo la recensione di The Fall Guy entusiasti che David Leitch abbia saputo celebrare al meglio il lavoro degli stuntman che l’ha portato a Hollywood e in generale tutta l’industria attraverso un film profondamente meta-cinematografico. Una pellicola che mescola abilmente action movie, commedia romantica e giallo investigativo ambientando la storia su un set fittizio attorno a cui girano tutti i personaggi. Meravigliosamente interpretati dalla coppia Ryan Gosling e Emily Blunt e dalle incredibili spalle Aaron Taylor-Johnson e Hannah Waddingham. Una visione che, anche se qualche grado leggermente sotto l’ottimo Bullet Train e il complesso Atomica Bionda, vale il prezzo del biglietto per quanto ci riguarda.

ME GUSTA
  • Dare volto e spazio ad una figura professionale di Hollywood generalmente nell’ombra e dietro le quinte come lo stuntman.
  • Il cast a partire dall’oramai poliedrico Ryan Gosling.
  • La regia di David Leitch, spettacolare e citazionista, che dimostra grande padronanza della cinepresa.
  • L’auto-ironia che pervade tutto il film…
FAIL
  • …anche se a volte risulta un po’ ridondante.
  • La sceneggiatura di Drew Pierce poteva regalare qualche guizzo in più.
  • Blunt leggermente meno in parte di Gosling, idem Taylor-Johnson rispetto a Waddingham.