Fabbricante di lacrime, la recensione: teen drama americano made in Italy

Fabbricante di lacrime

C’è stato un momento nella prima decade degli anni duemila (con una coda che ha toccato anche i primi anni ’10) il cui il teen drama (o young adult) letterario ha dato vita a dei titoli di grandissimo successo sul grande schermo. Titoli come Twilight e, con le dovute differenze, Hunger Games, hanno dato vita a fandom entusiasti e fedeli, dominato il botteghino, creato saga e lanciato giovane stelle ora nel firmamento di Hollywood. Spesso si è cercato di riaccendere la fiamma di quel tipo di immaginario, non riuscendoci mai del tutto.

Nella recensione de Il fabbricante di lacrime, la pellicola originale Netflix disponibile in piattaforma dal 4 aprile 2024, vi parliamo dell’ennesimo tentativo di creare qualcosa che possa rievocare quella tradizione cinematografica, stavolta da parte di nostri creativi italiani, visto che sia il team dietro il film che la scrittrice che ha firmato il romanzo da cui è tratto sono italiani.

C’è infatti Alessandro Genovesi (un regista più che altro specializzato in commedie) dietro la macchina da presa di un adattamento che ha curato lui stesso insieme a Eleonora Fiorini, mentre il libro è niente poco di meno che il caso letterario nostrano del 2022, inizialmente autopubblicato dalla sua autrice, Erin Doom (nome d’arte) e poi acquistato ed edito da Salani. Il fabbricante di lacrime, grazie soprattutto alla popolarità ottenuta all’interno della comunità “BookTok”, situata su una piattaforma social che noi tutti possiamo intuire, ha venduto quasi mezzo milione di copie in un anno solare.

Non poteva che uscire fuori un progetto ambizioso, in grado di rispettare tutti i crismi di quella romance gotica, dark e dal retrogusto fantasy, compresa la scommessa sul talento dei suoi giovani protagonisti, in questo caso Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni, cercando l’inclusione con la forma che la piattaforma del TuDum predilige per i suoi prodotti originali. Il risultato non è però dei più riusciti.

La farfalla e il lupo

Minnesota, una bambina con il nome di una farfalla rimane orfana a causa di un incidente automobilistico che ha che fare con un lupo. Quasi un segno del destino, come se la sua vita si fosse improvvisamente trasformata in una favola oscura, una in cui il lupo rappresenta sempre il male.

A causa di questo terribile evento, la bambina con il nome di una farfalla finisce in un orfanotrofio chiamato Grave, gestito da una sadica e dispotica direttrice che insegna le buone maniera attraverso torture e maltrattamenti di ogni genere. Come se non bastasse, all’interno del tetro istituto girano molte leggende, tra cui quella del fabbricante di lacrime, un misterioso artigiano dagli occhi azzurri, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano nel cuore degli uomini. Un identikit che potrebbe corrispondere al tenebroso pupillo della direttrice, che riserva solo cattiverie e maltrattamenti agli altri ospiti.

Fabbricante di lacrime

Il tempo passa e la bambina diventa una ragazza, Nica (Ferioli), forte, coraggiosa e gentile, qualità che portano i coniugi Milligan, una coppia che ha dovuto superare il lutto della perdita di un figlio, decidono di adottarla. Un sogno che si avvera, se non fosse che, con lei, viene scelto anche il tenebroso pupillo, Rigel (Baldasseroni). La loro nuova vita procede infatti spedita, nonostante la difficile convivenza, e i due giovani si trovano catapultati in una realtà emozionante, tra nuovi volti al college e cotte adolescenziali un po’ aggressive. Insomma, i due ragazzi iniziano il viaggio alla scoperta di loro stessi in un ambiente, nonostante tutto, più aperto e sicuro di quello dove hanno passato l’infanzia.  Gli scontri  tra loro due però non si placano, soprattutto a causa del temperamento violento e misterioso di Rigel, in grado di dire le cose più crudeli e suonare al pianoforte le note più dolci.

Con il succedersi di numerosi litigi e confronti i ragazzi cominceranno pian piano a conoscersi e Nica avrà modo di guardare oltre la semplice idea che il ragazzo possa impersonificare il terribile fabbricante di lacrime della leggenda, equivalente de il lupo della favola che, insieme alla donna dell’orfanotrofio, gli ha reso la vita impossibile, portando alla morte dei suoi genitori (probabilmente). Le apparenze, infatti, spesso possono ingannare e ciò che può ad un primo sguardo può sembrare odio, in realtà potrebbe essere esattamente il suo contrario.

Un passo falso in buona fede

Togliamoci subito il pensiero, Fabbricante di lacrime sembra una fan fiction ad alto budget. Una delle numerose creazioni partorite dalle menti più appassionate di titoli romance teen / young adult con un produttore dietro in grado di renderla degna di stare sul mercato. Lo diciamo soprattutto per il suo essere incredibilmente derivativa e citazionista, come se l’unica cosa che interessasse agli autori in sede di sceneggiatura fosse stata riempiere la pellicola di rimandi, omaggi e cliché contenuti in titoli appartenenti alla sua stessa corrente.

Una sorpresa, lo vogliamo sottolineare, perché la carriera di Genovesi è una di quelle da guardare con rispetto assoluto, ma stavolta la sua regia è incredibilmente artificiale, ridondate e volutamente pomposa. Caratteristica, quest’ultima, che viene evidenziata da una fotografia che sembra cercare continuamente il gotico e il fantasy patinato anche laddove non serve, una colonna sonora perennemente incalzante e spesso fuori luogo e un montaggio che trasforma intere sequenze in dei momenti da videoclip, snaturandone la portata narrativa.

Fabbricante di lacrime

Non aiuta certo la scrittura, che più che chiarire e riadattare la carta stampata per l’audiovisivo, sembra invece preoccupata di traslare il tutto con un’idea di 1:1, confondendo non poco (specialmente nel momento in cui deve venie fuori la morale) una storia che vuole lavorare sui ribaltamenti delle credenze sui sentimenti ed evidenziare il doppio che c’è in tutte quante le cose, specialmente quando si parla di storie d’amore. Non brillano neanche le interpretazioni degli attori, tutti poco credibili, anche se è giusto fare un distinguo tra i due giovani protagonisti e il resto del cast, dato che la prova per i primi due era evidentemente più complessa.

Forse Fabbricante di lacrime è un’operazione che arriva semplicemente fuori tempo massimo, oppure, ancora, è stata pensata male nel momento in cui si è dovuto immetterla all’interno della formula di Netflix, che pretende un linguaggio pop di un certo tipo. Il risultato però, ad ogni modo, è che purtroppo la pellicola accusa diversi deficit da praticamente tutti i punti di vista.

Fabbricante di lacrime è disponibile su Netflix dal 4 marzo 2024

45
Fabbricante di lacrime
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

Nella recensione de Il fabbricante di lacrime vi abbiamo parlato del deficitario adattamento Netflix dell'omonimo best seller firmato Erin Doom. La pellicola diretta da Alessandro Genovesi è coraggiosa, ma forse fuori tempo massimo, penalizzata da un impianto visivo sballato e un'ideazione che guarda solamente all'omaggio, confondendo molto la storia raccontata. Un peccato data la carriera di un regista molto bravo, che però qui accusa forse un'operazione che doveva anche entrare all'interno delle corde dello streamer, oltre che tentare di riaccendere la fiamma di un immaginario mai del tutto dimenticato dal grande pubblico.

ME GUSTA
  • Il tentativo è molto coraggioso.
FAIL
  • Ciò non basta a salvarlo dalle sue mille criticità.
  • La scrittura è molto confusionaria.
  • Regia, fotografia, montaggio e colonna sonora creano un senso di ridondanza e artificialità.
  • Le prove attoriali non sono molto riuscite.
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