Partiamo proprio da una scommessa nella recensione de Il problema dei 3 corpi, la nuova attesissima serie evento Netflix su cui è evidente fin dai primi annunci quanto il servizio streaming puntasse per farla diventare il nuovo fenomeno mondiale. Ognuno cerca di avere il proprio Trono di Spade dopo la sua conclusione – HBO ci ha provato, e ci è riuscita, giocando in casa con lo spin-off House of the Dragon, Prime Video con Gli Anelli del Potere, e le è andata peggio, infine Netflix deve raddoppiare provando a trovare anche l’erede di Stranger Things, ultima hit rimasta alla piattaforma, la cui ultima stagione forse non vedremo prima del 2026.

Una trama fantascientifica

Per creare la nuova serie evento, Netflix ha chiamato come showrunner autori dalla scuderia HBO, proprio i creatori di Game of Thrones David Benioff e D.B. Weiss, che con questo nuovo show hanno l’opportunità di redimersi agli occhi di pubblico e critica dopo la deludente ultima stagione (finale compreso) del precedente cult, insieme a Alexander Woo (True Blood). Ancora una volta il duo (qui trio) si trova di fronte ad un adattamento letterario, in questo caso nientemeno che l’omonima trilogia di fantascienza dell’acclamato autore cinese Liu Cixin. Di nuovo una scommessa, per alcuni persa in partenza, data la difficoltà nell’adattare una trama così complessa e stratificata come quella de Il problema dei 3 corpi.

Un cast che strizza l’occhio al passato

Furbescamente, Benioff & Weiss hanno chiamato i rinforzi per provare a vincere questa scommessa, animando addirittura il logo Netflix con il tema del serial. Dal Trono di Spade sono arrivati ben tre membri fondamentali per impreziosire il nuovo cast: John Bradley, l’ex Samwell Tarly, è Jack Rooney, impertinente e schietto, uno dei “Cinque di Oxford” che ha usato la sua laurea in fisica per sviluppare un impero fatto di… snack! Liam Cunningham, l’ex contrabbandiere Davos Seaworth, è Thomas Wade, il carismatico leader dell’operazione di intelligence più d’élite di tutto il mondo. L’ex Alto Passero Jonathan Pryce è Mike Evans, un ambientalista divenuto miliardario grazie al petrolio.

Accanto a loro anche nomi e volti nuovi: gli altri quattro ragazzi soprannominati i “Cinque di Oxford” sono Jin Cheng (Jess Hong), una geniale fisica teorica che ha fame di risposte sulle più grandi domande dell’universo, fidanzata con l’ufficiale di marina Raj Varma (Saamer Usmani); Saul Durand (Jovan Adepo, Babylon), assistente di ricerca brillante ma pigro; Auggie Salazar (Eiza González, Baby Driver), fisica pioniera delle nanotecnologie, che pur essendo visionaria preferisce risolvere i problemi pratici del qui e ora, piuttosto che quelli teorici del domani; Will Downing (Alex Sharp), rimasto un insegnante di fisica del sesto anno, che sta per scoprire una verità sconcertante. Infine Tatiana (Marlo Kelly), cresciuta fin dalla nascita nell’organizzazione di Evans, Sofone (Sea Shimooka) e la Seguace (Eve Ridley), due entità di una misteriosa realtà virtuale.

A dare manforte anche dietro le quinte dell’ambizioso progetto i registi Jeremy Podeswa (già alla regia del Trono di Spade), Minkie Spiro, Derek Tsang e Andrew Stanton mentre tra i produttori figurano nientemeno che Rian Johnson, Brad Pitt e Rosamund Pike, già impegnata in un’altra saga fantasy, La Ruota del Tempo, su Prime Video.

Linee temporali

Il libro di partenza per Il problema dei 3 corpi è profondamente complesso, viaggiando a metà strada tra il romanzo storico e l’epopea sci-fi. Mentre nel nostro presente iniziano ad accadere fatti inspiegabili fisicamente, mettendo in dubbio le basi stesse delle leggi della fisica e tornando all’idea di una nascita dell’universo per volere di una divinità superiore, nel passato un altro evento drammatico scuote alcune esistenze. Temi al centro della Rivoluzione Culturale Cinese degli anni ’60, dalla quale parte la trama del romanzo e della serie, che inizialmente lo segue pedissequamente per poi allontanarsene e rendere la storia più appetibile a livello mondiale – e soprattutto occidentale, tanto da cambiare i connotati di alcuni protagonisti. Il titolo dello show viene dalla classe di problemi della dinamica di base relativi alla meccanica classica: si calcola, a partire da una posizione iniziale, una massa e una velocità di tre corpi soggetti all’influsso di una reciproca attrazione gravitazionale, la futura evoluzione del sistema che costituiscono.

Se arriva un terzo fattore a creare il caos, è praticamente impossibile calcolarne matematicamente l’esatta posizione. Si viaggia così continuamente su vari piani temporali, che più nel materiale cartaceo di partenza e meno in quello audiovisivo possono creare confusione e disorientamento nello spettatore: da un lato Ye Wenjie (Zine Tseng), una ragazza la cui vita subisce una battuta d’arresto verso un destino molto diverso da quello che aveva immaginato per sé, dall’altro i Cinque fisici di Oxford. Una serie di suicidi e morti misteriose, un videogioco virtuale fin troppo reale per essere vero e segreti inconfessabili dal passato: questi sono gli ingredienti principali per attrarre più pubblico possibile, per una struttura narrativa pensata fortemente per il binge watching “inventato” dalla piattaforma.

Una saga immensa

Il problema dei 3 corpi è quindi una serie ricchissima di temi e contenuti, trame e sottotrame, personaggi principali e minori, provando ad andare a scavare nelle più profonde e recondite file della scienza e metterle a confronto con la fede di lostiana memoria – una delle prime frasi che sentiamo dire ad uno degli scienziati protagonisti è “Tu credi in Dio?” Non solo Lost ma anche influenze narrative e visive da altri titoli di genere più recenti, come Westworld e Inverso – The Peripheral, ancor più che da Game of Thrones. Una serie sulla comunicazione e sulla sopravvivenza della specie, dopo la quale non potrete più guardare un cielo stellato allo stesso modo.

80
Il problema dei 3 corpi
Recensione di Federico Vascotto

Concludiamo la recensione de Il problema dei 3 corpi come l’abbiamo iniziata, parlando di scommessa - per noi vinta, almeno in parte - da parte degli autori nell’adattare un romanzo complesso e stratificato come quello di Liu Cixin. Internazionalizzando e occidentalizzando alcuni personaggi e alcune sottotrame, prendendosi delle libertà pericolose che non verranno accettate da tutti i lettori puristi, ma che riescono a restituire la vastità del progetto e della trilogia originaria, per parlare del nostro disperato bisogno di comunicazione con gli altri, oggi dopo la pandemia più che mai, di scienza e di religione, insomma di ciò che muove il mondo per come lo conosciamo.

ME GUSTA
  • Il cast (chi più chi meno).
  • Le tematiche affrontate e le suggestioni visive da altre serie di genere.
  • Il lavoro di occidentalizzazione del materiale originario…
FAIL
  • …che non tutti apprezzeranno.
  • La trama più risultare complessa e caotica proprio come il problema dei 3 corpi della dinamica.