Dragon’s Dogma 2, recensione: Capcom emula la realtà, ma a che prezzo?

Nel 2012 Dragon’s Dogma raccolse un buon risultato di critica e di pubblico, offrendo un contenuto dall’alto livello di gradimento per il combattimento, per una mappa di gioco immensa e pregna di contenuti, ma anche a un’ottima proposta delle pedine, personaggi di supporto pronti a farci da guida in un mondo immenso. Non mancarono quelle che erano le voci negative in sede di valutazione, figlie di una ripetitività di fondo dei contenuti e un aspetto tecnico non di altissimo livello. Con l’annuncio di Dragon’s Dogma 2, a distanza di 12 anni dal debutto dell’idea di Itsuno, l’intenzione di Capcom era quella di proporre un soft reboot in grado di raccontare nel miglior modo possibile quell’idea che nel 2012 avrebbe potuto e dovuto spiccare di più il volo. Dopo un’immersione totale nel mondo ideato da Itsuno siamo pronti a raccontarvi cosa ci ha lasciato questo secondo capitolo della saga e a scoprire se il franchise ha saputo regalarci le emozioni che Capcom sperava.

La scelta è tua, Arisen

Dragon’s Dogma 2 non ha bisogno di conoscenze pregresse, non pretende che arriviate a vivere la storia dell’Arisen già impregnati della conoscenza di ciò che è accaduto 12 anni fa. Stavolta nessuno vi strapperà il cuore dal petto, come fece in maniera palese Grigori sulle sponde di Cassardis, ma vi verrà comunque tolto con violenza qualcosa: a farne le spese sarà la vostra memoria, per un indegno gioco di potere della sovrana reggente di Vernworth, intenzionata a far sparire le vostre tracce e costringervi a un’esistenza nascosta e, per di più, legata alle condizioni di schiavo. Essere Arisen, però, va oltre tutto questo, raggiunge vette inesplorate del potere umano: per questo il vostro smarrimento presto verrà notato da chi vi rispetta e vi attende come il Messia, pronti ad accompagnarvi in un viaggio che vi concederà la possibilità di recuperare il posto che vi spetta e, soprattutto, rivelare tutti i sotterfugi e gli inganni che sono stati architettati contro di voi.

Si era parlato di un soft reboot e così è stato, perché Dragon’s Dogma per quanto introduca sin da subito le parole chiavi del franchise, a partire dal concetto di Arisen, riesce a seminare indizi e spiegazioni su ciò che sta accadendo, così da accontentare anche il pubblico meno esperto delle meccaniche narrative. Il nostro personaggio, rigorosamente muto e privo di qualsivoglia espressività, sarà chiamato a un’importante scalata che lo condurrà alle vette più alte del dogma, alla ricerca di quella stessa soluzione che gli si palesò 12 anni fa, quando gli si chiese di scegliere tra il ruolo di Siniscalco o il porre fine al ciclo mortale del drago. Nel mezzo un ottimo numero di missioni secondarie, oltre a una vasta mappa a vostra piena disposizione per scoprire i più disparati segreti e misteri che si celano nel nostro mondo: pozzi nei quali scendere per sbloccare percorsi nelle catacombe, sentieri scoscesi che conducono sulle rive di un fiume da guadare, pronto a rivelare segreti e tesori, abitazioni nelle quali intrufolarsi per provare a ricavare del loot anche dai villaggi abbandonati, che potrebbero celare un apparente ristoro, col rischio di subire un assalto dagli abitanti molesti. Dragon’s Dogma 2, d’altronde, è un viaggio continuo, è esplorazione e scoperta: le missioni sono pensate per far sì che gli spazi da coprire siano così vasti da concedervi deviazioni e interruzioni sul tema atti alla distrazione. È per questo che le 40 ore di main quest non basteranno e finirete di certo per sforare, arrivando a decine di ore in più per terminare la vostra esperienza.

La vera vita nel fantasy

Proprio in questo Dragon’s Dogma 2 riesce a essere vincente, perché Itsuno anelava una simulazione di vita reale, ma calata in un contesto fantasy, e l’ha ottenuta: il fatto di avere un indicatore sulla mappa che vi dia solo la direzione verso cui camminare o correre senza indicare la strada da percorrere, dà adito a numerose possibilità di scelta e ad altrettante deviazioni. La curiosità dominerà per tutta la vostra run, fino anche a un senso di smarrimento che potrebbe cogliervi nel momento in cui sarà necessario ascoltare ogni tipo di dialogo che intratterrete con gli NPC per capire in che modo la vostra avventura dovrà giungere al termine. Non sempre sarà tutto chiaro e lineare, ma con la dovuta attenzione agli eventi e alla gestione del vostro tempo potrete portare a casa la vostra esperienza. Che non si potrà, in ogni caso, esaurire in una singola run: saranno talmente tanti i contenuti, le possibilità, che vi ritroverete soverchiati dagli eventi e sorgerà in voi l’esigenza di una seconda run, così qualsiasi grifone proverà ad assaltarvi nelle prime due ore di gioco dovrà vedersela contro le vostre capacità.

Ovviamente Dragon’s Dogma 2 ragiona anche in funzione di quelle che sono missioni secondarie atte a migliorare la vostra reputazione: se il timore di un grande numero di fetch quest alberga in voi, sappiate che molte saranno finalizzate all’intessere rapporti e a potenziare quello che è l’affetto degli NPC nei vostri confronti. Acquistare un medicinale che una ragazzina non è in grado di pagare, supportare un mendicante nell’ottenere qualcosa di tanto desiderato ma inarrivabile, piuttosto che sottrarsi da queste piccole scelte, significherà ottenere delle ricompense che potenzieranno voi e la vostra Pedina, della quale parleremo a breve. L’intreccio delle missioni secondarie vi spingerà sempre a scelte che potrebbero arrestare i progressi in tal senso sin da subito, col rischio di perdere l’occasione di guadagnare la benevolenza dell’NPC di turno: proteggerlo dalle guardie, aiutarlo a nascondersi da chi lo insegue, accettare di scendere a patti in situazioni non sempre legali, vi aprirà una possibilità successiva di fare breccia nel suo cuore e cosa c’è di meglio di un Arisen ben voluto, soprattutto se c’è da contrastare dei nobili che provano ad affossarlo?

Ogni legame vi darà la possibilità di sbloccare delle specializzazioni da affidare alla vostra Pedina, che oltre alle abilità – in maniera molto simile alla vostra – e alle caratteristiche legate alla vocazione, potrà ottenere delle migliorie atte a potenziarsi in combattimento, ma anche nell’esplorazione. Non tanto quella che invocherete in prima istanza, per dimostrare la vostra natura di Arisen, quanto quelle che recluterete nel corso dell’avventura saranno affrancate da simboli e stemmi in grado di farsi riconoscere come esploratori, conoscitori, cacciatori di tesori e quant’altro, caratteristiche utili al setacciare gli ambienti nei quali vi troverete ad andare. Avere con sé un segugio di loot significa potersi affidare a una pedina per aspirare tutto ciò che può essere utile per il crafting o per la rivendita presso un qualsiasi mercante; farsi affiancare da chi ha già una memoria pregressa di alcune missioni significherà ricevere un ottimo supporto in sede di completamento di una missione. Questo perché le pedine che evocherete presso la Faglia avranno la possibilità di portare con sé la memoria delle loro precedenti partite, vissute con altri giocatori, e portare quell’esperienza a voi: indicazioni su dove recarvi, su come risolvere una missione, su come individuare il percorso da seguire saranno tutte le benvenute in un titolo che annulla la maggior parte degli indicatori presenti sulla mappa e pretende che viviate la vostra esperienza navigando a vista.

La spada che punì il grifone

Chiariti questi aspetti secondari, arriviamo al cuore di Dragon’s Dogma 2, ossia il combattimento. L’impostazione segue la filosofia che Itsuno ha voluto sposare per la riproduzione della realtà: non c’è un lock sui nemici e i vostri colpi dovranno essere indirizzati nella direzione in cui preferite, così da poter colpire anche più avversari per volta. Le meccaniche sono molto rapide e intuibili, con l’aggiunta del salto, dello scatto, della parata – con tanto di parry tempestivo che sbilancia l’avversario – e di quello che è il valore dell’atterramento dell’avversario, sul quale potersi scagliare con tutta la propria foga. Annessi ai colpi base avrete la ghiera delle abilità, personalizzabile a seconda della vostra vocazione, ossia le classi. Su questo sistema andiamo più in profondità, proprio perché rappresenta la grande particolarità del combat system di Dragon’s Dogma. Una volta scelta quella iniziale, avrete la possibilità di cambiare vocazione recandovi presso le locande, così da poter anche distribuire i vostri punti abilità (attività che potrete eseguire anche presso i falò se siete in possesso di un kit da campeggio): a ogni classe corrisponde – va da sé – un tipo di equipaggiamento che quindi dovrete cambiare e modulare a seconda di ciò che sceglierete di fare.

Un po’ farraginoso nella sua proposta, il sistema prevede che non possiate portare con voi un equipaggiamento per ogni classe, ma che dobbiate depositarlo nelle apposite casse: nella vita vera, d’altronde – direbbe Itsuno – non portate con voi quattro pantaloni e quattro armature per poterle cambiare ogni volta vogliate. Allo stesso tempo abbiamo constatato, però, che alcune vocazioni non riescono a essere accattivanti come tutte, mostrando un bilanciamento non adeguato alle nostre esigenze di avidi videogiocatori. Alcune vocazioni hanno in sé delle scelte estetiche molto gradevoli, a partire dal cavaliere mistico – la più interessante delle nuove classi proposte – in grado di esibirsi in azioni molto spettacolari e usufruire di un corpo a corpo molto acrobatico, oltre che potenti attacchi magici, tra cui il teletrasporto in prossimità degli avversari, sia in maniera orizzontale che verticale. Attenzione solo all’altezza, perché se decidete di arrampicarvi (sì, è confermata questa possibilità) su un grifone che poi spicca il volo potreste avere qualche problema nell’atterraggio. L’altra novità è rappresentata dall’arciere-mago, che per quanto non sia altro che una conferma, si è presentato con un paio di abilità aggiuntive dall’effetto scenico interessante, tra cui una freccia in grado di rimbalzare sulle pareti causando non pochi danni agli avversari soprattutto se negli ambienti chiusi come le grotte. Dall’altro lato è giusto sottolineare, però, che alcune vocazioni non sono riuscite a soddisfarci più del dovuto, come ad esempio l’Illusionista, fin troppo limitante nelle boss battle e troppo scoperto in sede difensiva in quelle sfide in cui bisogna buttar giù con estrema rapidità la barra della salute dell’avversario.

In supporto alle nostre esigenze arrivano le Pedine, che confermano quella che è la loro ottima predisposizione all’eseguire non solo gli ordini, ma anche al supporto in battaglia. Il nostro party ha quasi sempre previsto una buona commistione di vocazioni e specializzazioni, con un mago – in veste anche di healer – un arciere e un guerriero a disposizione: al di là di quelli che sono i comandi che possiamo impartire loro, è lampante che il lavoro svolto sulle Pedine, già anticipato per quanto riguarda l’esplorazione, è di grande pregio: l’attenzione riposta a tutte le battaglie, la capacità di leggere le situazioni e anche di intervenire nei momenti più importanti è fondamentale. Non abbiamo ravvisato nemmeno un momento in cui l’healer avesse avuto incertezza dal curarci se versavamo in condizioni di necessità, fino ad arrivare a comprendere quanto fosse necessario sollevare i corpi esausti degli alleati per farli rianimare a una distanza di sicurezza tale da non farli cadere di nuovo in battaglia. Sembra davvero di essere in una squadra multiplayer, pur sapendo che non sarà così.

Dov’è la next gen?

Giungiamo così a quelle che sono le note dolenti di Dragon’s Dogma 2: in primo luogo non possiamo nascondere l’elefante nella stanza, ossia il backtracking. Nel parlare di un’esplorazione così vasta non possiamo sottrarci dal dirvi che il fast travel è presente nelle medesime modalità del primo Dragon’s Dogma, legandosi sia ai cristalli che potrete posizionare in determinati luoghi della mappa sia ai carri che possono trasportarvi da un luogo all’altro, con una cadenza regolata dalla tabella oraria. Tale situazione comporta un problema di viaggi a piedi che potrebbe andare a complicare la vostra pazienza, ma permetteteci una parentesi a tal proposito: avendo la possibilità di centellinare la vostra esperienza avrete sicuramente modo di godervi l’esplorazione più di quanto abbiamo potuto fare noi, scevri da qualsiasi tipo di tour de force che può aver gravato sull’esperienza complessiva. L’esplorazione, soprattutto in fase di backtracking, è spesso però affossata dall’eccessiva presenza di mostri e avversari, aumentata tra l’altro in condizioni di scarsa luminosità e durante le ore notturne: il favore delle tenebre, insomma, non è dalla vostra. Le stesse pedine finiranno per chiedervi perché dovete attraversare la foresta durante la notte.

In aggiunta teniamo in considerazione che Dragon’s Dogma 2 non ha voluto abbracciare a piene mani la next gen. La nostra prova è stata su PlayStation 5, quindi siamo figli di un’esperienza a 30fps: non è tanto questo il problema, quanto l’ottimizzazione finale che ha palesato qualche sbavatura negli effetti particellari, soprattutto durante l’uso delle magie. Inoltre, in più occasioni abbiamo accusato il passaggio dalle cutscenes al motore di gioco, oltre ad aver subito gli eccessivi fade to black per provare a mascherare quelli che sono passaggi di qualità verso il basso. Per degli ambienti così gradevoli e così piacevoli da esplorare, dalle città fino ai paesaggi, ci sarebbe voluto una maggior cura, ma in più occasioni abbiamo riscontrato anche a livello tecnico delle imprecisioni che stonano con l’intero ambiente. Basti pensare alla tanto chiacchierata funzione degli NPC che parlano con voi, fermandovi per strada, senza che voi dobbiate interagire con essi: l’Arisen non si volterà mai nella direzione di chi gli sta parlando, fissando il vuoto in maniera abbastanza amorfa; allo stesso modo è capitato di assistere a compenetrazioni durante i dialoghi per creature che comparivano all’improvviso, con tanto di impossibilità di muoverci durante un dialogo, se non per la telecamera. Quest’ultima ha sofferto molto in più occasioni, soprattutto quando abbiamo messo a dura prova le scalate sui mostri di grandi dimensioni, per arrivare più facilmente a colpirne la testa o le parti superiori del corpo. Chiudiamo con un effetto di stuttering spiacevole in alcune città, che causa dei rallentamenti poco gradevoli per un titolo del 2024. La distanza del dettaglio e della cura si denota anche in alcuni NPC, alcuni dei quali appaiono poco gradevoli alla vista rispetto ad altri sui quali è stato effettuato un grande lavoro: capiamo le esigenze dettate dall’aver riempito di una marea di contenuti il prodotto, ma allo stesso tempo ci domandiamo perché sacrificare la qualità generale per rimpinguare Dragon’s Dogma 2 di tutti questi contenuti a tratti soverchianti.

Di assoluto pregio è, invece, la colonna sonora e il doppiaggio: per quanto si sia cercata un’impostazione molto teatrale e molto medievale, tutte le voci sono ben innestate sui personaggi ed è gradevole ascoltare l’interpretazione di tutti gli NPC, nonché delle pedine. L’accompagnamento musicale riesce a fornire l’esatto commento alle situazioni nelle quali ci troviamo, soprattutto in quelle più concitate e che necessitano un momento epico per una narrazione più accorata. In nessuna occasione abbiamo accusato una monotonia sonora o situazioni sgradevoli da sottolineare, tutt’altro.

85
Dragon's Dogma 2
Recensione di Mario Petillo

Dragon's Dogma 2 è un prodotto di indubbia qualità autoriale: Itsuno ha mantenuto tutti gli obiettivi che avrebbe voluto raggiungere, così da regalarci un'esperienza reale e veritiera, calata in un contesto fantasy. Il rovescio della medaglia, però, è palese, soprattutto nel momento in cui affrontare un'esperienza del genere finisce per darci un senso di dispersione e di eccessivo backtracking, forse fin troppo reale. Il non essere troppo al passo con le esigenze della next gen, soprattutto su console, ci porta a domandare se è questo il prezzo da pagare per poter godere di un'avventura del genere, a tratti soverchiante. A salvare l'intera esperienza c'è la narrativa, piacevole per quanto lineare e precisa, ma anche il combat system e il rapporto con le pedine, fino all'intreccio che potrete riscontrare nelle missioni a vostra disposizione. Dovrete scendere ad alcuni compromessi, soprattutto dal lato tecnico, ma è indubbio che Dragon's Dogma 2 ha una cifra autoriale dentro di sé che non può essere sottovalutata.

ME GUSTA
  • Un senso di vastità appagante
  • Combat system piacevole
  • Le pedine sono integrate molto bene
FAIL
  • A tratti soverchiante, con eccessivo backtracking
  • Tecnicamente non è da next gen
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