Pochi giorni fa, la NASA ha omaggiato J.R.R.Tolkien nel ribattezzare il luogo dove Ingenuity ha effettuato il suo ultimo, rocambolesco, atterraggio lo scorso 18 Gennaio. D’ora in poi, quelle colline di sabbia marziana saranno note come “Valinor Hills” (le colline di Valinor). Lì giacerà per sempre Ingenuity, il primo elicottero marziano.
Da sempre utilizzare dei nomi di fantasia o dedicati a qualche situazione particolare è alla prassi dell’esplorazione spaziale. Non sarà l’ultima volta che potremmo chiamare un qualche luogo al di fuori del nostro pianeta con un nome dedicato a qualche scrittore, autore o letterato. La NASA difatti ha scelto J.R.R.Tolkien per ribattezzare il luogo dove Ingenuity ha effettuato il suo ultimo, rocambolesco, atterraggio lo scorso 18 Gennaio. D’ora in poi, quelle colline di sabbia marziana saranno note come le “Valinor Hills” (le colline di Valinor) dove giacerà per sempre Ingenuity, il primo elicottero marziano, una delle più grandi conquiste degli ultimi anni della tecnolagia spaziale. Per contestualizzare anche il nome ricordiamo che Valinor è un regno di Arda, l’universo immaginario creato dallo scrittore inglese autore de Il Signore degli Anelli. Valinor si trova sul continente Aman, e costituisce il regno beato dei Valar (le divinità), dove risiedono insieme ai Maiar e agli elfi migrati dalla Terra di Mezzo (per i fan del film il luogo dove andranno Gandalf, Bilbo e Frodo alla fine della trilogia). Le sue caratteristiche ricordano quelle di un paradiso terrestre e non poteva che essere un parallelismo perfetto per l’ultimo luogo per Ingenuity.
L’agenzia spaziale statunitense non è nuova a questo tipo di illustri citazioni. Nel 2021, ad esempio, ribattezzò “Wright Brothers Field” la distesa marziana da cui Ingenuity effettuò il suo primo volo, un evidente omaggio all’evento del 17 Dicembre 1903, quando i fratelli Wright fecero volare il loro prototipo Flyer, dando il via all’era dell’aviazione sul nostro pianeta. L’idea di donare dei nomi particolari a situazioni oltre il nostro pianeta non è nuova, anzi. Anche la catalogazione delle stelle ha una lunga storia alle spalle, addirittura sin dalla preistoria, culture e civiltà in tutto il mondo hanno dato dei propri nomi alle stelle più luminose e importanti nel cielo notturno. Attraversando le culture greca, latina e araba, alcuni nomi hanno subito pochi cambiamenti e altri sono in uso ancora oggi. Mentre l’astronomia si sviluppava e si evolveva nel corso dei secoli, sorgeva la necessità di un sistema di catalogazione universale, in base al quale le stelle più luminose (e quindi quelle più studiate) fossero conosciute secondo gli stessi appellativi, indipendentemente dal Paese o dalla cultura da cui provenivano gli astronomi. Per risolvere questo problema, gli astronomi durante il Rinascimento tentarono di produrre cataloghi stellari seguendo un insieme di regole e il primo esempio fu introdotto da Johann Bayer nel suo atlante Uranometria del 1603. Bayer catalogò le stelle in ogni costellazione con lettere greche minuscole, seguendo l’ordine approssimativo della loro luminosità apparente, in modo che la stella più luminosa di una costellazione fosse solitamente (ma non sempre) etichettata come Alpha, la seconda più brillante fosse Beta, e così via. Ma questa è un’altra storia che ci sembrava giusto raccontare per far capire quanto fosse complesso il mondo della nomenclatura “spaziale”.
Lo straordinario Ingenuity e la fine della sua missione
Già il nome del drone dovrebbe far capire la sua importanza: ingegnosità. Proprio perché sembrava un’idea folle l’ingegno, la conoscenza e il coraggio hanno permesso di concretizzare e realizzare il piccolo drone che sta segnando la storia. Si tratta di un mezzo che vola su un altro pianeta, nello specifico si tratta di una dimostrazione tecnologica per testare per la prima volta il volo controllato e motorizzato appunto su un altro pianeta. Ora siamo abituati a vedere dei velivoli sopra le nostre terre, ma se pensiamo ai droni ormai non ci stupiscono più, soprattutto quelli che possono trasportare anche pacchi a destinazione. Ma cosa succede se si pensa di far volare un drone su Marte? L’idea magari sembra di semplice realizzazione, ma non è assolutamente proprio così. Siamo su un altro pianeta e le condizioni non sono identiche a quelle della Terra. Per mettere in pratica quanto idealizzato è stato necessario rivedere le tecniche di costruzione per far volare un mezzo meccanico su Marte. Pur essendo tra i pianeti del sistema solare quello più simile alla Terra, la sua conformazione attuale presenta caratteristiche totalmente differenti dal nostro oltre all’enorme Lag che si è dovuto affrontare nel comandarlo ad una distanza così importante.
Analizzando la superficie marziana ricca di formazioni vulcaniche e geologiche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi si pensa che in un lontano passato possa esserci stata dell’acqua in superficie e nella sua atmosfera. Marte ha temperature medie superficiali piuttosto basse tra −120 e −14 °C, e un’atmosfera molto rarefatta con una pressione atmosferica che è meno dell’1% rispetto a quella della Terra. Tenendo presente queste differenze gli ingeneri e i tecnici hanno dovuto progettare un drone capace di volare in condizioni estreme e che fosse autonomo. L’idea di portare un piccolo drone su Marte è venuta proprio a giovani ingegneri del laboratorio JPL, Jet Propulsion Laboratory di proprietà della NASA. È un micro sistema che si nutre del lavoro generato dalla passione e dalla volontà di esplorare oltre le proprie conoscenze di giovani tecnici e ingegneri. Qui c’è stata l’idea un po’ folle di costruire un drone che potesse volare in autonomia su un altro pianeta e grazie alla visione e lungimiranza dei dirigenti questo è stato realizzabile.
Ingenuity avrebbe dovuto compiere solo 5 voli in 30 giorni, e invece ha viaggiato sul Pianeta rosso per 128 minuti, coprendo quasi 18 chilometri con 72 voli. Secondo Nelson “I suoi contributi saranno ricordati a lungo. Ingenuity ha aperto la strada ai futuri voli nel nostro sistema solare e sta aprendo la strada a missioni umane più intelligenti e sicure su Marte e non solo“.
Tuttavia, come da programma la missione di Ingenuity è stata dichiarata ufficialmente conclusa il 25 Gennaio scorso dall’amministratore della NASA Bill Nelson, esattamente una settimana dopo il suo settantaduesimo ed ultimo volo. In quell’occasione, il 18 Gennaio, Ingenuity si è alzato in volo verticalmente fino ad una quota di 12 metri, con l’obiettivo di verificarne il corretto funzionamento dopo che il volo precedente si era concluso con un atterraggio anticipato. Negli ultimi istanti del volo 72, le comunicazioni tra Ingenuity ed il rover Perseverance – che agisce da intermediario verso il nostro pianeta – sono state perse e nei giorni successivi, la NASA ha spostato il Rover alla ricerca di segnali dall’elicottero. Ulteriori investigazioni eseguite con le fotocamere di Perseverance hanno però rilevato danni irreparabili ai due rotori controrotanti di Ingenuity: in particolare, una delle quattro pale si è staccata del tutto dal corpo principale dell’elicottero, adagiandosi a circa 15 metri da esso, mentre le altre tre sono risultate danneggiate in punta. Non è ancora chiaro se il distacco si sia verificato in volo, magari a causa di un’usura eccessiva dei componenti, oppure come conseguenza di un impatto sbilanciato col suolo, ma da qui è stata presa la decisione di far terminare la missione del piccolo drone nelle Valinor Hills.
Dopo Ingenuity?
Ovviamente non si ferma qua l’avventura su Marte per la NASA. Negli scorsi giorni, la NASA ha tenuto un “Ask Me Anything” su Reddit, in occasione del quale gli utenti hanno potuto fare domande al team di Ingenuity e la notizia più interessante riguarda un nuovo elicottero marziano a cui la NASA sta lavorando, noto con il nome di Mars Science Hexacopter. Le sue dimensioni sarebbero paragonabili a quelle di Perseverance con un peso di circa 35 kilogrammi, un’autonomia di svariati kilometri e la capacità di portare circa 5 kilogrammi di carico utile. Insomma le avventure nella “Terra di Mezzo Marziana” continueranno con Ingenuity che da Valinor proteggerà tutto quello che c’è da difendere.