Lo stato del manga fuori dal Giappone: dal fenomeno coreano Solo Leveling alla scuola italiana

Riavvolgiamo il tempo, torniamo alla fine degli anni Novanta, quando se eravamo degli appassionati e accaniti lettori di manga dovevamo preoccuparci di spiegare cosa stessimo facendo e perché stessimo leggendo quel volume – quel takobon, nemmeno a dirlo – partendo dalla fine con l’obiettivo di arrivare a quello che era il canonico inizio, la prima pagina dei fumetti occidentali. Eravamo una nicchia, forse lo siamo ancora oggi, intanto però a oggi il manga popola le case degli italiani, riempie le fumetterie e registra dati e incassi dal grande valore. Nel 2020 l’AJPEA ha riportato incassi per l’industria manga pari a 4 miliardi e 845 milioni di euro, con un incremento del 23% rispetto al 2019: certo, abbiamo preso in analisi un anno in cui il mondo e la quotidianità sono state stravolte e abbiamo ricordato a leggere, a trascorrere del tempo in famiglia, ad adattarci al dover stare rinchiusi in casa a trovare qualcosa da fare. Tant’è che lo stesso fumetto italiano, stando a quanto pubblicato dall’AIE, l’Associazione Italiana Editori, nei primi sei mesi del 2021 ha registrato un +214% rispetto all’anno precedente: una lunga coda di un fenomeno che non si è estinto in questi anni, anzi. Certo, una flessione si è registrata: nel 2023 si sono venduti 1,5 milioni di copie in meno di manga, 5,9 milioni contro i 7,4 del 2022, ma bisogna tener conto dell’aumento dei prezzi dei volumi, a causa di quello che è stato l’alzarsi dei costi delle materie prime per la stampa. Il potere di acquisto diminuisce da parte del lettore, soprattutto in Paese come l’Italia in cui all’aumento del caro vita non corrisponde l’adeguamento salariale, ma la bramosia di manga non finisce.

L’Italia che importa e che crea

Parallelamente al fenomeno manga in Italia continua a proliferare anche il successo delle trasposizioni animate, con la piattaforma Crunchyroll che continua a essere frequentata con grande costanza dal popolo italiano, mentre la stessa Netflix prova a rincorrere la vasta platea, tra l’altro di una generazione molto giovane, con delle proposte originali. Amazon Prime Video fa altrettanto, proponendo i classici intramontabili, tra cui l’intera serie di Dragon Ball. Ma nel nostro Paese iniziano a muoversi anche le produzioni manga originali, come ad esempio Fr33dom di Ivana Murianni e Rossella Gentile pubblicato da Upper Comics in 3 volumi (il terzo ancora inedito a oggi). Gli esempi sono tanti e più di recente ci hanno permesso di ascoltare la storia di Elena Vitagliano, autrice manga italiana che ha vinto il Magic Manga Contest, che le permetterà di pubblicare Miriam dei Teschi con Shueisha, la casa editrice di Dragon Ball e One Piece. Siamo la generazione figlia dei manga e che volessimo realizzarli era scontato: Luca Vanzella, autore di Beta, un manga di genere mecha, Mauro Cao, che ha realizzato lo spokonsul judo, e Vincenzo Filosa, già nel 2014 rappresentavano un trittico di quella che era la scuola del manga italiano.

Abbiamo approfondito l’attuale situazione in Italia con Ivana Murianni, poc’anzi citata come autrice di Fr33dom, per avere un quadro ancora più completo: “Ho approcciato la tecnica di narrazione manga per l’amore che ho sempre nutrito per il mercato asiatico, ma anche perché ho avuto insegnanti che mi hanno instradato molto bene: Federica Di Meo, Salvatore Pascarella e più di recente anche Midori Yamane. A differenza di quanto si pensi il manga è una tecnica e non uno stile, e questa differenza non sempre è molto chiara, persino agli editori che approcciano il mercato adesso: c’è molta confusione sul tema, ma questo non si traduce in una produzione scarsa o di brutta qualità, anzi. I trend sono tutti in crescita e gli editori dal 2014 a oggi, in circa 10 anni da quando si sono visti i primissimi manga prodotti in Italia, sono sempre più attenti alla qualità e alla costruzione dei volumi. Si sta lavorando molto sulla cultura della tecnica manga in Italia, ma nonostante ciò il panorama italiano non sembra ancora pronto, ma questo è un problema endemico, che fa parte con il fumetto in generale. Le paghe non consentono agli autrici e agli autori di dedicarsi serenamente alle proprie opere, mentre in Francia e negli Stati Uniti è molto più sdoganato e le fee assicurate agli autori dalle case editrici sono decisamente più alte. Non a caso moltissimi autori di punta italiani non pubblicano in Italia, ma in Francia: tra questi sicuramente Federica Di Meo, con Oneira che è stata importato in Italia da Star Comics adesso, ma che nasce in territorio transalpino. O anche Massimo Dall’Oglio che sta lavorando a una serie seinen con Kodansha: è possibile pubblicare all’estero, sia chiaro, ma dobbiamo fare in modo che da noi ci sia maggior consapevolezza delle tecniche manga per migliorare in costanza. Importantissimo il lavoro che fa il Mefu, a tal proposito, per tutelare i professionisti del fumetto e che si mette in gioco per una più equa retribuzione di tutte le professionalità”.

Il fenomeno coreano: Solo Leveling

Questa situazione ci fa constatare che ancora una volta siamo dinanzi a una realtà da prendere in considerazione: siamo già in ritardo. O almeno lo siamo rispetto ad altri Paesi, come la Corea. Il panorama globale negli ultimi cinque anni ha subito un boom della cultura coreana: qualsiasi fiera di settore organizzata in Italia ha un palco e un contest dedicato al K-Pop, le serie TV iniziano a popolare le piattaforme streaming e a raccontarci il mondo della Corea del Sud, fino anche alla produzione cinematografica, culminata con la vittoria all’Oscar di Parasite a firma di Bong Joon-ho. Non poteva, quindi, mancare il manga, anzi: il manhwa. Perché il volume, in questo caso, viene letto nella stessa direzione dei libri occidentali, orizzontalmente e da sinistra a destra, perché l’hangul, l’alfabeto coreano, è scritto e letto orizzontalmente. All’opposto del manga, insomma.

Un’ascesa imponente quella coreana che ha visto proliferare su Crunchyroll – nemmeno a dirlo – l’anime realizzato in Giappone di Solo Levelling, webcomic coreano che nasce come manhwa e che in Italia è edito da Star Comics. Basato sulle light novel di Chugong e realizzato da Dubu, Solo Leveling è diventato un manhwa nel 2018, con una serializzazione avvenuta sulla piattaforma di webtoon coreana KakaoPage: da lì il fenomeno è diventato popolare, gazie anche a una maggior accessibilità alla lettura, non solo perché adeguata agli standard occidentali, ma anche per la presenza di tavole a colori, che ne arricchisce l’esperienza visiva e ne rende più immediata la lettura. Solo Leveling nell’arco di pochi anni è diventato un fenomeno internazionale, motivo per il quale A-1 Pictures, produttore tra gli altri di Fairy Tail e Bugie d’Aprile, ha deciso di realizzarne la trasposizione anime, che sta spopolando su Crunchyroll.

Le dinamiche narrative riescono a colpire nel segno, offrendo quelle che sono le esigenze dei lettori tipici del fumetto di matrice orientale: si parte da un isekai, quindi dal genere che racconta il trasferimento di una persona in un mondo di fantasia, e lo si miscela alle ambientazioni ispirate al gaming, così da concedere una crescita personale che possa donare lo spirito d’avventura che viene ricercato non solo dai più giovani, ma anche da chi ha un’età più matura. Il videogioco in Corea del Sud sta vivendo una vera e propria primavera, soprattutto perché la release di Lies of P e il successo ottenuto da Neowiz Games ha spinto l’intero mondo a scoprire l’arte coreana anche sotto quell’aspetto: in realtà siamo noi ad arrivare in ritardo, perché la Corea – in quello specifico caso – era dal 2016 che mantecava i suoi prodotti di grido. Che quindi Solo Leveling abbia dalla sua quella componente dark fantasy in chiave RPG era abbastanza prevedibile e scontato: ogni Hunter arriva a essere suddiviso secondo il proprio grado e la propria classe, con poteri che fanno riferimento alle rispettive abilità, mentre Jinwoo Sung, il protagonista principale, è in grado di migliorare le proprie statistiche interagendo con la schermata del sistema.

Sono svariate le testimonianze di un popolo minuziosamente attento alle vicende legate ai videogiochi: la scena dell’esport, qualunque sia esso il videogioco, è tra le più floride in Corea, tanto da rendere difficoltosa anche una passeggiata a quelli che sono i campioni che arrivano dalle parti di Seul, per la calca che si crea. Ora Solo Leveling è pronto a sondare il terreno anche in Italia in versione anime: il primo episodio è andato in onda il 20 gennaio, con Federico Campaiola a dare la voce a Sung Jinwoo, per un’edizione curata da VSI Italia e diretta da Gianluca Crisalfi. In alternativa, Crunchyroll assicura la trasmissione in simulcast con una versione sottotitolata in Nord America, in Europa, in Africa, in Oceania, in Medio Oriente e in India, per un fenomeno che sta conquistando sempre di più l’intero globo. E se volessimo arrivare preparati alla visione dell’anime? Star Comics aveva anticipato il fenomeno pubblicando in Italia dall’aprile 2021 i volumi di Solo Leveling: saranno 18 in totale, per ora siamo a 15 (il prossimo uscirà il 27 febbraio), rispetto ai 9 che sono stati pubblicati fino a ora in Corea del Sud, di cui l’ultimo è arrivato in edizione regolare il 5 settembre 2023. Recuperarli è il suggerimento che vi diamo per poter arrivare edotti alla visione dell’anime e soprattutto per iniziare a comprendere come funziona la tecnica manga al di fuori del Giappone, volgendo anche uno sguardo alla produzione italiana, prima o poi.

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