Per la prima volta, un chip Neuralink è stato impiantato in un essere umano. Lo stesso Elon Musk ha dichiarato che attualmente sta rilevando i segnali elettrici dal cervello del paziente. È il primo passo in un percorso molto lungo per rendere la tecnologia sicura e utile.
Questo dispositivo fa parte della sperimentazione clinica annunciata da Neuralink lo scorso anno. L’intento è di testare la sua efficacia su persone affette da quadriplegia causata da una lesione del midollo spinale. Stessa cosa per chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica, nota anche come morbo di Lou Gehrig.
L’idea è quella di intercettare i segnali neurali del cervello per muovere gli arti e poi ritrasmetterli in altre parti del corpo. In questo modo, il paziente è in grado di controllarli nuovamente.
Chip Neuralink: arriva l’approvazione dalla Food and Drug Administration
Il chip Neuralink è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per il test medico nel 2023. Musk, però, intende andare ben oltre. L’imprenditore vuole costruire un dispositivo di input-output generalizzato che possa interfacciarsi con ogni aspetto del cervello. In altre parole, qualcosa che tutti userebbero per connettere le proprie menti direttamente al mondo digitale.
Per la tecnologia informatica attuale, è pura fantascienza. Quando Musk annunciò l’arrivo del chip Neuralink, parlò anche dell’idea di inviare messaggi direttamente alla mente di un’altra persona, definendola “telepatia consensuale”. Era il 2017.
L’obiettivo finale? Creare un’interfaccia cervello-macchina completa in cui è possibile ottenere una sorta di simbiosi con l’intelligenza artificiale.
Ostacoli lungo la strada per il successo
Il chip Neuralink non arriverà tanto presto sul mercato tecnologico. Per adesso, potrebbe soltanto ottenere l’approvazione per alcuni studi medici. Precisamente, per quelli condotti su pazienti che non mostrano segni di miglioramento. Sarà difficile persuadere le persone a impiantarsi un prodotto non medico nella loro testa. Gli ostacoli sono tanti, insomma, sia etici che sociali.
Il largo utilizzo potrebbe essere frenato dallo stesso Musk, ma anche dalla diffidenza delle persone. Anche se il concetto di telepatia sembra interessante, non si può ignorare che un impianto del genere andrebbe a sostituire un pezzo di cranio.
Il microchip ha inoltre mostrato problemi di infezioni durante i test sulle scimmie, a cui si sono aggiunti quelli per le viti di fissaggio. Gli attivisti per i diritti degli animali, ovviamente, hanno protestato per questi test.
I pazienti potrebbero addirittura arrivare a controllare i dispositivi elettronici esclusivamente con la mente tramite un’app attualmente in lavorazione. È come se Stephen Hawking avesse potuto comunicare più velocemente.
Anche la concorrenza avanza con la sperimentazione
La sperimentazione sugli esseri umani sarebbe dovuta iniziare già prima, esattamente nel 2020. Intanto, la concorrenza stanno facendo progressi in questo campo. Un esperimento che ha già aiutato un uomo a camminare di nuovo.
BlackRock Neurotech testa da anni impianti sugli esseri umani. Anche Paradromics sta lavorando su un impianto. Synchron Medical ha pubblicato i risultati dei test di un impianto di comunicazione nel 2023.
Precision Neuroscience sta lavorando su impianti meno invasivi e spera di avere successo con metodi non invasivi che non richiedono alcun intervento chirurgico.
Cosa sta facendo Neuralink
Neuralink si fonda sull’idea che l’elettronica moderna e la tecnologia informatica possono registrare e interpretare i segnali elettrici delle cellule cerebrali, chiamate neuroni. Quella tecnologia informatica può quindi comunicare con il corpo generando i propri segnali.
La speranza è di riuscire prima o poi a ottenere la connessione uomo-computer. Un esempio è l’invio di segnali da una telecamera alla corteccia visiva di una persona cieca, che riprenderebbe a vedere. L’impianto funziona inserendo 64 fili per un totale di 1.024 elettrodi molto piccoli nel cervello. Ogni elettrodo può percepire i segnali elettrici del cervello.
L’unità telepatica ha più o meno le dimensioni di una moneta, anche se molto più spessa, e si inserisce in un foro praticato nel cranio di un paziente. Trasporta un processore che supervisiona le comunicazioni con il cervello e il mondo esterno. Comunica e si ricarica in modalità wireless. La sperimentazione umana dovrebbe durare circa sei anni.