Marco Nucci è uno sceneggiatore Disney di rottura, per certi versi inconsapevole della sua capacità di superare certi schemi. E le storie di Topolino che ha realizzato negli ultimi cinque anni ne sono la prova. Vi proponiamo un’intervista fatta a Marco Nucci nella quale l’autore ci ha raccontato il suo percorso e le influenze che lo hanno segnato.
Dalla premiata Topolino e l’incubo dell’Isola di Corallo, all’ultima storia Topolino e le Nebbie di Meyrink, ecco cosa si cela dietro l’arte della scrittura di Marco Nucci.
Come è iniziato il tuo percorso da sceneggiatore?
Nasco prima da lettore: da piccolo leggevo Dylan Dog e Topolino. Crescendo ho ampliato un pochino le mie vedute. Ho sempre avuto una passione per la scrittura, scrivevo fin da piccolo. Leggevo Edgar Allan Poe, anche perché ho l’ascendente per l’horror. Diventando più grande ho intuito la possibilità di farne una professione. Però per farlo bisogna scrivere tantissimo. Ho fatto la mia prima pubblicazione per Tunuè, e poi sono entrato nella Sergio Bonelli Editore come redattore, e piano piano ho scritto sempre di più.
Come sei arrivato a Topolino?
Facendo il redattore ho scritto qualcosa su Dylan Dog, e un giorno stavo pubblicando un noir con Panini, dal titolo L’uomo delle Valigie, era il 2018. Entrai alla Panini a Modena per discutere il libro con gli editor. Nel frattempo si era appena insediato Alex Bertani su Topolino, ed io che desideravo cimentarmi con la scrittura Disney arrivai a decidere con lui di fare qualche soggetto. Ci meditai qualche mese, ricominciai a leggere assiduamente Topolino. Iniziai a mandare soggetti che in qualche maniera gli piacquero. Cominciai a macinare storie e andò bene. Ad oggi ho scritto 3000 pagine in quattro anni, 126 storie. Da un anno e mezzo faccio anche l’editor su Topolino.
Sei stato uno sceneggiatore di rottura, con idee innovative. Il tuo ingresso in Disney è stato subito deciso, o hai proposto inizialmente delle storie soft?
Studiai la cosa proponendo tre soggetti, uno per una storia molto breve che non è mai stata pubblicata, s’intitola Paperino e la maledizione del Pentafoglio. Ne proposi anche una di media lunghezza, e che era più classica; e poi una molto lunga, che era Zio Paperone ed il giro del mondo in ottanta secondi, che fu pubblicata. E poi ne scrissi anche una molto di rottura che non è mai stata mandata in stampa. Ricordo che colpì Bertani, ma non mi fu permesso all’epoca di uscire subito con una storia di novanta tavole. Cercai di dimostrare di avere delle qualità diverse rispetto allo staff di Topolino dell’epoca. Volevo dimostrare di saper gestire una storia Disney standard, ma anche proporre cose diverse.
Da quando hai iniziato a scrivere su Topolino hai proposto diversi personaggi nuovi e innovativi. Ad esempio, come sono nate figure come Mister Vertigo ed Hatequake?
Tutto nasce perché ci sono delle esigenze narrative in quella storia specifica. Così è stato per Hatequake, che è stato proposto in Zio Paperone e la Maledizione delle Maledizioni. Con Giulio Gualtieri decidemmo di fare una collana di racconti del terrore con lui protagonista. Il dottor Piuma, invece, che è in auge adesso, è un rigattiere stregato, ispirato alle storie di Gustav Meyrink. Può essere un omaggio alla vecchia Praga ma anche ad Hamlin di Dylan Dog.
Con storie nuove nascono personaggi nuovi.
Pure il dottor Piuma è nato per un’esigenza narrativa in Topolino e l’incubo dell’Isola di Corallo. Mi serviva un elemento magico, non la classica supercazzola tecnologica di Macchia Nera. Serviva qualcosa di più mistico, e così nacque il dottor Piuma, ispirato a Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma di Edgar Allan Poe. E dopo creai anche Catrame.
Mentre Mister Vertigo è un cattivo che utilizza il vero e falso con arma. Come ispirazioni ho utilizzato Vertigo (La Donna che visse due volte ndr) di Alfred Hitchcock, Paul Auster, e Rorschach di Watchmen. Anche in Area 15 ho inventato qualche personaggio, e pure con Farmtown. Con storie nuove nascono personaggi nuovi.
Quale figura preferisci di più tra quelle che hai creato?
Posso dire zia Cordelia. La cosa che mi lusinga più di tutte è quando un altro autore utilizza un personaggio che ho inventato. Mi fa pensare al fatto che si possa trattare di un character più reale. E così, quando di recente qualcuno ha utilizzato zia Cordelia sono stato molto contento.
Prima dell’arrivo di Alex Bertani sarebbe stato possibile scrivere storie di rottura come le tue?
Non so quanto io sia di rottura, non ho questo intento, mi va di scrivere le storie che ho in mente. Cerco forse di essere più plateale nei soggetti. Ed è anche possibile che Bertani abbia portato questa voglia di andare avanti e sperimentare, sempre seguendo dei canoni e dei paletti Disney. Non facciamo un film sperimentale di Andy Warhol, ma proponiamo narrazioni più inaspettate, cerchiamo di fare venire fuori maggiormente i personaggi, essendo meno canonici. Alex è un vulcano sotto questo punto di vista. Alcune delle storie sono nate dai suoi stimoli.
Non so quanto io sia di rottura, non ho questo intento, mi va di scrivere le storie che ho in mente.
Ad esempio, quali tue storie sono nate su impulso di Bertani?
La Solitudine del Quadrifoglio, è stato lui a dirmi “indaga un po’ Gastone”. Non avevo mai pensato di dargli una luce del genere. Con Alex ci siamo detti che essere Gastone non fosse piacevolissimo. Perciò posso dire di essere stato molto fortunato ad entrare in redazione poco dopo l’ingresso di Alex Bertani. Ci siamo trovati.
Per te cosa rappresenta il mondo Disney?
Prima di tutto è un’istituzione, è bello poter giocare con dei personaggi così radicati nell’immaginario mondiale. Non esiste una persona che non conosca Topolino. Poter fare interagire questi character è meraviglioso. Da piccolo ero abbonato a Topolino, e l’ho sempre amato. Disney non è un immaginario limitato e solo per bambini. Topolino può raccontare dall’horror all’avventura, e può lanciare ogni tipo di messaggio.
Che abilità richiede scrivere storie Disney?
Richiede sintesi, coerenza, inventiva nei dialoghi. Scrivere su Topolino è una palestra continua. Ad esempio di recente ho dovuto realizzare una storia non Disney da 94 pagine. L’editor mi ha chiesto se per me fosse possibile contenere il racconto in un numero limitato di pagine, considerando che a suo parere ne occorrevano il doppio. Ed il fatto che fossi abituato alla scrittura di Topolino mi ha portato già a tavola 69 ad esaurire la storia. Ho dovuto un po’ allungare. La sintesi è la cosa migliore per un fumetto: più cose si dicono in minore spazio e più si è stati in gamba. Con Disney puoi dire tutto ciò che vuoi, e chi dice il contrario pecca di fantasia.
Cosa rende il personaggio di Topolino così adatto alle storie noir?
Topolino non è un poliziotto, quindi c’è il fascino di Sherlock Holmes. Lui è un consulente investigativo, e questo è interessante. Walter Benjamin scrisse dei testi su Topolino, riportati anche in un saggio di Alessandro Baricco. Benjamin diceva che Topolino racconta di un personaggio che esce di casa per scoprire cosa è la paura, e questa cosa mi è rimasta impressa. Topolino oltre la positività, la bontà ed il senso della giustizia, ha il candore per essere abbracciato dal buio. Ci sta benissimo Macchia Nera di fronte a Topolino, che è il bianco.
Topolino è un personaggio che esce di casa per scoprire cosa è la paura.
La nettezza di tono di Topolino lo rende adatto al noir. Poi è vero che Bill Walsh, e Floyd Gottfredson e altri hanno costruito delle storie del mistero cucite attorno a Mickey Mouse che fecero scuola. Topolinia è una città di buoni e cattivi, ed anche questo ha aiutato. Poi ci sono pure dei villain come Gambadilegno, che non era proprio noir all’inizio, ed anche Orango. Ci sta un bel parco cattivi. Tutto questo aiuta.
Che cosa bisogna fare per essere uno sceneggiatore di fumetti Disney?
Quando insegnavo nelle scuole di fumetto dicevo ai ragazzi che potevo insegnare loro un po’ di trucchi, e cosa non fare. Non posso insegnare ad avere un’idea. Per diventare sceneggiatori bisogna leggere tanti fumetti e capirne il linguaggio, imparare dove vanno le battute, come va la regia, cercare una propria sensibilità. E poi bisogna scrivere, anche robe brutte, perché alla fine si migliora. Ed essere severi con sé stessi. L’esordiente si sente spesso già bravo dopo poco, bisogna invece essere critici feroci con sé stessi. Ci vuole anche pazienza e follia: l’idea di guadagnare abbastanza scrivendo fumetti è un qualcosa di rischioso. Un fumettista medio non guadagna benissimo. Però non bisogna scoraggiarsi, non farsi condizionare troppo dai no, ma cercare di capirli. Non pensate che esista il favoritismo, non usatela mai come scusa. Insistete, e se ce la fate bene, o altrimenti si crea un altro lavoro. Potete anche lavorare in altri ambiti del fumetto, ed a mano a mano verrà data possibilità di scrivere.
Chi vuole proporsi come sceneggiatore Disney cosa deve fare?
Bisogna scrivere un soggetto dettagliato di qualche pagina, e poi si invia alla mail di Topolino. Tutto viene letto, i soggetti arrivano a noi editor. I tempi non sono rapidissimi, abbiamo tanti soggetti da vedere e tante riunioni da fare, però in un paio di mesi si riceve sempre una risposta.
Qual è il futuro del fumetto Disney, e del fumetto in generale, secondo te?
Non è facile prevedere ciò che possa accadere. In edicola Topolino se la cava bene, abbiamo registrato un segno più tre anni fa, cosa che ad oggi non accade. Le edicola stanno perdendo quota, e mancando loro manca il rivenditore, e la tendenza, perciò, è sempre più quella di riparare in libreria. Non abbiamo un mercato rodato come quello francese, e chi fa fumetti per le librerie in Italia riceve troppo poco denaro. Il sistema non ha ancora abbastanza autonomia, ci sono troppe proposte utilizzate per fare scaffale. Magari si fuggirà sempre più in libreria, ma bisognerà fare ordine. Il rischio di un collasso all’orizzonte potrebbe esserci. Ma il fumetto non morirà, è uno dei settori più in forma nelle librerie, occorre, però, che venga regolamentato. La carta ci sarà sempre, ci sono i web comic ma l’uomo è feticista.
Se il Topolino non avesse le edicole dove verrebbe fruito?
Credo che le edicole continueranno ad esistere, e Topolino necessita delle edicole. Ci saranno meno testate ma resteranno Dylan Dog, Tex e Topolino. L’80 o 90% delle storie Disney vengono prodotte in Italia, e questa fucina ha bisogno di una distribuzione. Se non ci fosse più margine per fare uscire Topolino si farebbero storie in stile francese, ma è una cosa che non riesco a immaginare, se non in maniera fantasiosa.
Uscendo fuori dalle tue esperienze in Disney, raccontaci com’è nata l’idea del fumetto La Divina Congrega, un mix fantasy che omaggia la nostra letteratura?
Io e Giulio Gualtieri volevamo scrivere una storia ancorata nel nostro Paese con personaggi illustri, valorizzando la tradizione italiana in chiave ironica. L’idea era fare La Lega degli Straordinari Gentlemen o gli Avengers in versione rinascimentale. All’epoca si celebravano i 700 anni dalla morte di Dante ed era un modo per omaggiarlo. Fare avventure fantastiche in chiave commedia, ispirate a Mercurio Loi era il nostro obiettivo. Mi sono divertito tanto a fare dialoghi artefatti tra Dante e Leonardo.
Del resto La Divina Congrega valorizza, in qualche modo, il nostro passato letterario “fantastico”.
Dante e Ariosto hanno scritto dei fantasy. Ce li fanno vivere a scuola come testi sacri e scolastici, ma sono una figata. La Divina Commedia è praticamente Il Signore degli Anelli. E che l’Italia non sia un paese fantasy, ma accademico e palloso, è dato dalla mancanza di valorizzazione delle nostre opere.
Per concludere, parlaci delle tue ispirazioni.
Amo alla follia Dino Buzzati, mi ha segnato. Amo Roman Polanski, e rivedendo L’inquilino del terzo piano mi sono accorto che ha ispirato la metà delle mie storie. Amo Roald Dahl, la letteratura gotica, Edgar Allan Poe. Il mio scrittore moderno preferito è Paul Auster, che è metafisico ed anche classico. Amo Murakami ed il suo passo sbilenco. Nel cinema adoro Alfred Hitchcock, tra l’altro dicono che io abbia uno stile cinematografico. E poi Woody Allen e Billy Wilder per i dialoghi. Ed ancora il surrealismo, e tante cose della musica mi appartengono molto. Ultimamente mi piace Lemony Snicket, quello di Una serie di Sfortunati Eventi, mi sono accorto che siamo simili. Per quanto riguarda i fumetti posso dire che Tiziano Sclavi mi ha aperto un mondo fatto di horror e ironia, e poi ci sono Blake e Mortimer, Tin Tin, Ken Parker, la Disney, Alan Moore, Gipi.
Ricordiamo che Topolino è un settimanale che viene pubblicato ogni mercoledì, ed è disponibile in tutte le edicole.