Cosa c’è di meglio per la nostalgia di una console capace di replicare alcuni dei giochi più noti su console retrogame pensate per i nuovi sistemi audiovisivi? Per questo negli ultimi anni abbiamo avuto uno spopolare di console “mini”, capaci di replicare alcuni dei giochi più storici. Eppure, è sempre mancato qualcosa: complice la voglia di proporre una soluzione “moderna”, si finiva sempre ad avere scatole di plastica con dentro piccole chipset capaci di far girare alcuni dei titoli. L’ATARI 2600+ però è differente.
Nel bene e nel male
La console in questione presenta un design identico a quello del 1977: parliamo di ogni singolo dettagli, di rifiniture che rendono già di per sé il pezzo come qualcosa per collezionisti, anche fosse solo da mettere in un altarino dedicato ai progetti di Bushnell.
Per il resto poi abbiamo varie opzioni per gestire l’esperienza, potendo persino cambiare la ratio (tra 4:3 e 16:9); certo, l’esperienza passa per un cavo HDMI che finirà obbligatoriamente ad uno schermo non catodico, ma è uno scotto che dobbiamo pagare a causa dell’evolversi della tecnologia.
Se fino a qui però tutto sembra seguire i canoni delle ultime console retrò, l’ATARI 2600+ stupisce per il resto: intanto i giochi sono utilizzabili con delle cartucce, le stesse che si usavano all’epoca. Per questo significa che, nel caso aveste in dispensa o in soffitta delle vecchie cartucce, potrete usarle semplicemente inserendole. Non c’è modo di aggiungere giochi poi con SD o microSD, motivo per cui l’unico metodo rimane il caro, vecchio collezionismo (o le cartucce messe in commercio per questa versione).
Insomma, si tratta di un’operazione decisamente pensata per i fan di ATARI e per chi ha passato anni e anni a giocare cose come Missile Command e Combat, mentre forse potrebbe essere una spesa non troppo facile per chi non ha vissuto quella parte della storia del videogioco.
Il costo della nostalgia
Questo perché a tutti gli effetti il prezzo è elevato per una console retrò, e se al pacchetto ci aggiungiamo l’acquisto delle cartucce e del secondo pad, ecco che la spesa diventa forse troppo elevata, rendendo il prodotto pensato più per i fan che per chi non ha mai provato un ATARI.
La scelta fatta dallo sviluppatore di questa console però, prende una posizione netta in confronto ad operazioni simili, che a tutti gli effetti potrebbe risultare vincente. D’altronde, le console retrogame come questa nascono per un pubblico preciso, e quanto più l’esperienza si avvicina a quella originale, tanto più il gioco vale la candela.
A prescindere dal prezzo, da ciò che va comprato per l’esperienza completa, e nonostante il fatto che tutto cadi fuori dalla tecnologia “tubo catodico”, ATARI 2600+ è un passo giusto verso la direzione che console di questo tipo devono avere, e il poter inserire la cartuccia come una volta è senza dubbio oggetto di tanti ricordi.