Zack Snyder è uno di quei registi che polarizza fortemente il pubblico (e la critica) tra chi lo adora e venera come fosse l’ultima divinità dietro la macchina da presa scesa in terra per dare finalmente voce e scena alle pagine cartacee dei fumetti sul grande schermo e di tutto l’impianto geek-nerd per antonomasia, e chi invece reputa la sua epica esasperata, i suoi ralenty fastidiosi e la sua narrazione compassata difficile da seguire. Dovendosi muovere con vibrata delicatezza tra questi due poli opposti, il cineasta ha sempre avuto un sogno nel cassetto – che è stato confermato da varie azioni nel corso della sua carriera: creare un proprio universo cinematografico condiviso.
Un desiderio non così fuori luogo se pensiamo ai tempi audiovisivi in cui viviamo, in cui se non hai un universo condiviso non sei sostanzialmente nessuno, e che ben si presta a questo periodo dell’anno, vicino al Natale e al Capodanno, festività interconnesse con i buoni propositi per l’anno nuovo e con una magica stella che possa avverarli. Ebbene, proprio adesso sembra che tutto questo sia destinato a diventare realtà, con l’uscita di Rebel Moon su Netflix il 22 dicembre, ma è il risultato di un lungo e periglioso percorso. (Ri)scopriamolo insieme.
In principio era il DC Universe
C’era una volta un regista del Winsconsin che sognava mondi immaginari a tal punto da volerli creare lui stesso per un pubblico affinché potessero condividere questi sogni ad occhi aperti. Pensava di aver trovato la sua occasione, dopo gli esperimenti singoli di 300 (instant cult del 2007 per cui a lungo si era parlato di in sequel su Xerses, l’altro fumetto di Frank Miller da cui è tratto), Watchmen (2009), Il regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani (2010) e Sucker Punch (2011), alla DC che iniziava a espandersi al cinema per provare a fare concorrenza a Mamma Marvel che nel frattempo aveva già stabilito un proprio universo cinematografico condiviso – per la prima volta nella storia dei cinecomic – di (super)eroi singoli che andassero a riunirsi in una pellicola evento team-up.
Proprio a lui vollero affidare l’inizio del corrispettivo DC Extendend Universe nel 2013 con L’uomo d’acciaio che raccontava ancora una volta l’origin story di Clark Kent/Superman, questa volta con il volto e le fattezze di Henry Cavill. Non contenti, decisero di affidargli – con il suo benestare e la sua passione insistente – anche la “presentazione” del Batman di Ben Affleck, molto milleriano proprio come nella storia cinematografica del regista, nel secondo capitolo del suddetto universo, Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), in cui aveva il coraggio di far scontrare i due titani fumettistici.
Le due pellicole non ottennero il successo sperato, ma Snyder aveva una visione d’insieme e voleva portarla a termine a tutti i costi, anche perché poteva finalmente maneggiare la materia prima che preferiva – il fumetto, che per lui rappresentava l’epica antica – e trasportarla nel medium a lui più congeniale – ovvero i film pensati per lo schermo più grande possibile, con i ralenty, gli slowmo e l’esasperazione plastica che oramai erano un tutt’uno col suo stile, immediatamente riconoscibile.
Poi era la Justice League
Dopo le parentesi della Suicide Squad (2016) messa insieme di David Ayer (che però non sarebbe rientrata nel team up generale) e della Wonder Woman di Gal Gadot, che andava a completare la Triade DC, toccava sempre a colui che aveva iniziato tutto (o almeno ci aveva provato) anche riunire gli eroi DC – insieme al Flash di Ezra Miller, all’Aquaman di Jason Momoa e al Cyborg di Ray Fisher – in Justice League (2017) che prendeva il nome proprio dal celeberrimo gruppo di supereroi uniti per combattere il Male e difendere la Terra da minacce esterne.
Peccato che ci furono vari ritardi e problemi produttivi, uniti alla prematura morte della figlia di Snyder che lo costrinse ad abbandonare il set, sentendosi riempire dal fandom tossico dei peggiori insulti nonostante ciò che stava passando nella vita privata. Il film che arrivò al cinema non era quello che il cineasta aveva in mente, bensì una versione se vogliamo edulcorata, scevra dell’epica snyderiana, rimaneggiata, rimontata e rigirata con scene aggiuntive da Joss Whedon, chiamato dalla concorrenza della Casa delle Idee per replicare il miracolo di The Avengers (2012) ma in DC. Un miracolo però, si sa, non accade due volte e infatti anche lo stesso Age of Ultron non ebbe il successo sperato.
Tutto ciò che Snyder voleva, in fondo, era condividere quel mondo DC adattato a propria immagine e somiglianza con la figlia, prima ancora che con il numeroso pubblico di nerd, geek e appassionati di fumetti che grazie alla Marvel si faceva sempre più largo tra le fila delle sale cinematografiche. Ma oramai il suo rapporto con la DC era finito e la stessa stava intraprendendo un’altra strada. Tanto che venne messa in piedi, dallo stesso regista e parallelamente dai fan che difendevano il suo stile e la sua visione artistica, una vera e propria campagna a suon di hashtag #ReleasetheSnyderCut per poter dare agli spettatori il film che lui avrebbe voluto realizzare fin dall’inizio.
Per vedere un risultato ci vorranno quattro anni fino al 2021, in piena pandemia – che ritardò ulteriormente qualsiasi rimaneggiamento possibile alla versione cinematografica della pellicola, oltre all’opportunità di girare eventuali scene aggiuntive che dessero molto più spessore e approfondimento ai personaggi. Come un omnibus fumettistico, per capirci, ma in audiovisivo. Richiamando addirittura il Joker di Jared Leto e ricollegandosi quindi alla squadra suicida di Ayer. Il progetto doveva inizialmente essere una miniserie per HBO Max, proprio per avere più spazio a disposizione, ma alla fine dovette accontentarsi di un lungometraggio. Questa Snyder Cut, conosciuta anche come Zack Snyder’s Justice League per riprendersi la proprietà artistica, risulta infine un film di ben quattro ore ma diviso in capitoli, pensato sempre per il servizio streaming di proprietà Warner.
Poi era Army of the Dead
Sfortunato ancora una volta: Zack Snyder aveva inserito una clamorosa scena post credits nel film pensando di convincere i dirigenti a fargli continuare il proprio universo condiviso su HBO Max – quindi sullo streaming, ma sempre per la DC – ma niente da fare. Complice la vendita di Warner Bros. destinata ad unirsi a Discovery per creare Max (senza HBO nel nome), anche quel progetto naufragò ancor prima di vedere essenzialmente una luce. Ma, come diceva Edward Bloom: “Nella vita arriva un momento in cui un uomo ragionevole deve ingoiare l’orgoglio e ammettere di aver… sbagliato di grosso! Solo che io… non sono mai stato un uomo ragionevole!”
Snyder non è evidentemente mai stato ragionevole e continuò per la propria strada, capendo che forse era sulle piattaforme che poteva trovare una propria casa e che la soluzione poteva essere creare un proprio universo condiviso e non adattando quello di qualcun altro. Si rimboccò le maniche e creò così due film, questa volta per il colosso dello streaming Netflix, Army of the Dead e Army of Thieves (annunciati insieme ed usciti entrambi nel 2021, il secondo però diretto da Matthias Schweighöfer che in questa nuova “saga” era anche attore, interprete di Ludwig Dieter) che volevano espandere l’universo di Romero, a cui già Snyder si era rifatto all’inizio della propria carriera con L’alba dei morti viventi, remake del cult del Maestro degli Zombie del 1978. Una squadra sgangherata di anti-eroi, una sorta di Guardiani della Galassia a modo proprio, ma anche qui non ottenne il successo sperato e la produzione della serie animata che avrebbe dovuto continuare e forse concludere la saga venne annullata. Ora potrebbe essere tornata in auge e avere in produzione anche un terzo film, Planet of the Dead, ma la strada è estremamente perigliosa.
Infine è Rebel Moon
Secondo voi a questo punto il regista del Winsconsin si arrese? Giammai! Non interruppe il rapporto con Netflix e provò anzi ad espandere ulteriormente il proprio universo condiviso appena creato, facendo nascere da una costola il mondo di Rebel Moon, progetto annunciato già con due film. Il primo, La figlia del fuoco, in arrivo il 22 dicembre giusto in tempo per le festività natalizie. Il secondo, girato back-to-back e intitolato La sfregiatrice, arriverà invece sulla piattaforma il 19 aprile 2024. Sono previste anche una serie e un fumetto (per ora). Probabilmente un’assicurazione che Snyder ha posto per vedere per una volta, forse quella buona, un epilogo per un proprio universo narrativo, che non rimanga monco e pieno di rancore inespresso.
Dal soprannaturale degli zombie alla fantascienza che si ispira chiaramente a Star Wars, il film vede riuniti nel cast molti volti noti del panorama cinematografico e televisivo come Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Ray Fisher, Charlie Hunnam, Corey Stoll, Jena Malone e la partecipazione vocale di Anthony Hopkins come voce di un’androide/AI. La trama è presto detta: gli eserciti di una potenza tirannica minacciano una tranquilla colonia su una luna ai confini della galassia. Qui la misteriosa straniera Kora (Boutella) diventa l’unica speranza di sopravvivenza e decide di scovare abili combattenti per affrontare insieme il compito impossibile di guidare una ribellione contro l’impero incombente. La giovane donna raduna così una manciata di guerrieri in una piccola banda composta da reietti, ribelli, contadini e orfani di guerra – un altro gruppo di antieroi per il cineasta più epico che c’è, insomma – provenienti da numerosi pianeti e accomunati da tanta voglia di redenzione e soprattutto vendetta. Ce la faranno i nostri (anti)eroi? All’universo condiviso definitivo di Zack Snyder l’ardua sentenza.